INTESA SAN PAOLO, CHI PARTE BENE METTE AL SICURO IL DIVIDENDO
I risultati del primo trimestre dovrebbero aumentare la visibilità sui dividendi in arrivo. Ma non solo, la coriacea tenuta degli indici patrimoniali (Core Tier 1 Ratio ben sopra il 12%) lascia aperta la possibilità di un nuovo programma di remunerazione dei soci.

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Intesa Sanpaolo dovrebbe aver iniziato l’anno a mezza forza, abbastanza da porre le basi all’accelerazione dei prossimi trimestri.
Tra gennaio e marzo, la spinta fornita dagli alti tassi d’interesse dovrebbe essere stata mitigata dalla discesa dei proventi generati dai prestiti a condizioni ultra favorevoli concessi dalla BCE (TLTRO).
L’andamento dell’attività caratteristica, quello del prestito a famiglia ed imprese, resta poco vivace. I costi dovrebbero essere saliti, ma non in maniera tale da far peggiorare il coefficiente di efficienza Cost/Income.
Complessivamente, dovrebbe essere stato un avvio di 2023 moderatamente positivo, un buon punto di partenza per i progressi in arrivo nella seconda parte dell’anno, soprattutto nel secondo semestre.
I risultati del primo trimestre potrebbero mettere ancora più al sicuro la politica sul dividendo prevista del piano, 70% di payout. Ma non solo, la coriacea tenuta degli indici patrimoniali (Core Tier 1 Ratio ben sopra il 12%) lascia aperta la possibilità di un nuovo programma di remunerazione dei soci.
Intermonte, nel report pubblicato oggi, stima per il primo trimestre un margine di interesse di quasi 3,1 miliardi di euro, in fortissimo miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+60%), ma pure, seppur di pochissimo, rispetto al quarto trimestre dell’anno passato (+1%).
L’utile operativo, penalizzato da un aumento dei costi del 6% e da un debole sostegno dal canale commissioni, dovrebbe essere arrivato a 3,13 miliardi, +8% anno su anno ma +23% su base sequenziale.
Il profilo del rischio dovrebbe aver registrato qualche miglioramento. Il cost of risk, ovvero, la percentuale di accantonato a fronte dell’erogato, è stimata a 45 punti base, da 60 di un anno fa.
Il Core Tier 1 ratio, dovrebbe essere sceso a 12,9%, da 13,5% di dicembre, anche per effetto dei 70 punti base di effetto negativo generato dai cambiamenti richiesti dal regolatore. Nel corso dell’anno, l’indicatore principe sulla solidità di un istituto di credito, dovrebbe gradualmente risalire, in modo da arrivare a dicembre 2023 a 13,2%.
L’utile netto dovrebbe arrivare a sfiorare il miliardo e mezzo, +44% anno su anno.
Il titolo tratta oggi a 2,40 euro, circa il 7% sotto i massimi da inizio anno toccati nei primi giorni di marzo. I multipli di borsa restano interessanti, soprattutto se si considera il basso livello di rischio insito nel piano di crescita presentato dal ceo Carlo Messina ed un livello di crediti sofferenze molto basso (NPE poco sopra il 2%): il prezzo/patrimonio tangibile, pari a 0,8 volte, non sembra considerare in modo pieno, un ritorno sul patrimonio tangibile superiore all’11%.
Intermonte ha un giudizio Outperform, con target price a 2,80 euro.