BTP/SPREAD - Sul debito pubblico l'Italia è autarchica
Il formidabile successo del BTP Valore si somma alle revisioni al rialzo delle stime sul Pil ed al progressivo incremento della frazione di debito pubblico nelle mani delle famiglie italiane

“La Borsa sta andando molto bene, lo spread è più basso rispetto al precedente Governo” diceva qualche giorno fa una compiaciuta Giorgia Meloni a Nicola Porro in Tv. La premier rivendicava così una parte del merito della tenuta del differenziale Italia-Germania e segnalava che “gli hedge fund hanno smesso di scommettere contro il debito pubblico italiano”. Insomma, se il il BTP Valore va “strabene”, come aggiunto dalla premier, è anche merito delle scelte del suo esecutivo.
L’azione di difesa dei conti pubblici portata avanti dal governo fin dal suo insediamento ha di certo contribuito ad impedire una deriva dello spread, ma non va dimenticato che il contesto economico e finanziario è favorevole all’Italia.
Partiamo dal debito pubblico. E' vero che esso è salito a dismisura a 2.789 miliardi di euro a fine marzo. E’ vero che è una montagna di soldi, ma questa montagna è diventata negli ultimi due anni meno franosa, inoltre, a sostenerla ci sono spalle un po’ più robuste del passato.
Il debito pubblico si appoggia infatti ad un Pil più grande: in un anno difficile come il 2022 la crescita è stata del 3,7%. Per l’anno in corso, l’Istat ha detto ieri di aspettarsi un incremento dell’1,2%, tre volte di più di quel che l’ufficio di statistica stimava a dicembre. Oggi l’Ocse porta la sua previsione a +1,1%, dal precedente +0,5%, in una nota che pone l’accento sull’ampia disponibilità di risparmio delle famiglie italiane.
A guidare la crescita economica italiana nel post pandemia sono stati i servizi, soprattutto il turismo.
“Il cambiamento climatico ha allungato a dismisura la stagione”, afferma Antonio Cesarano, il Chief Global Strategist di Intermonte Sim. L’Italia è ancora di più il Paese del Sole tutto l’anno.
Gli inverni miti fanno sì, per esempio, che i 433 gondolieri di Venezia (120 euro per 45 minuti di passeggiata) da qualche tempo lavorino dodici mesi filati. L’Italia è davvero diventata quella “sterminata domenica” del verso di Vittorio Sereni. Il boom del turismo tende di certo a mantenere su l’inflazione, con effetti negativi sul carovita patito dagli italiani, “ma per chi come noi ha tanto debito, non è poi così male, se nel frattempo c’è un po’ di crescita”, prosegue Cesarano.Un altro elemento a favore, per l’Italia, è la composizione del debito pubblico. Per effetto dei colossali piani di sostegno lanciati dopo la pandemia, oggi la BCE ha in mano 732 miliardi di euro di carta italiana, 442 miliardi nel programma APP e 290 nel programma PEEP. Questo detentore è una garanzia di stabilità, per la semplice ragione che non vende. Un altro detentore alleato, o presumibilmente amico, è rappresentato dalla componente retail: il piccolo risparmiatore infatti, compra il BTP e lo tiene fino a scadenza. Oggi in mano al retail c’è poco meno del 10% del debito statale. Quindi, il debito italiano in mano amiche (BCE + retail) potrebbe avvicinarsi ai mille miliardi, intorno al 40% del totale. Questa percentuale sta per altro aumentando perché la risposta del piccolo risparmiatore alle proposte del Tesoro sta andando eccezionalmente bene, il primo nato della famiglia del BTP Valore è arrivato in due giorni a quel che si può ritenere essere l’obiettivo minimo del MEF, oltre dieci miliardi di domanda. Se si avanti così con le altre emissioni, la percentuale del debito potrebbe tornare rapidamente al 20%. “Sul debito pubblico, l’Italia è sempre più autarchica”, conclude Cesarano.
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