BANCHE EUROPA -3,90% Pessimismo eccessivo, pronte a reggere lo stress di liquidità
Gli indicatori del comitato di Basilea III, quelli introdotti dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, sono solidi. L'esposizione al BTP resta alta, ma i cuscinetti di protezione sono gonfi
Il crack di Silvergate e la perdita miliardaria di SVB Financial (-60% a Wall Street ) hanno schiantato ieri le banche di Wall Street.
L'indice KBW dei 24 principali istituti statunitensi quotati ha chiuso la seduta in ribasso del -7,70%, azzerando la performance da inizio anno.
SVB ha registrato perdite per 1,8 miliardi usd legate al portafoglio finanziario ed è stata costretta ad annunciare un aumento di capitale da 2,25 miliardi.
Oggi, sulla scia, l’indice Stoxx delle banche dell’Europa perde quasi il 4%, con una performance da inizio anno che rimane ampiamente positiva: +13,30%.
L’esperienza insegna che i guai, ci mettono pochissimo ad attraversare l’Oceano ed sbarcare a Piazza Affari, è successo con i subprime e in molte altre occasioni, quindi, il rischio di contagio è da tenere presente.
Non vanno però ignorate le differenze: sarebbe esagerato e fuorviante accostare due piccole banche degli Stati alle grandi banche europee/italiane.
In particolare, gli istituti di credito italiani quotati alla Borsa di Milano partono da una situazione di tranquillità per quanto riguarda il differenziale prestiti/depositi, oggi al 78%.
Ancora più rassicurante il Liquidity Coverage Ratio, l’indicatore della capacità della banca di reggere negli scenari di stress: l’LCR è 240%.
Anche l’ultimo dei misuratori introdotti dal Comitato di Basilea III, il net stable funding ratio è solido, L’NSFR è ben sopra quota 100%.
I paragoni tra SVB e le banche italiane quotate non hanno molto senso, ma quando il mercato si mette a cercare aree di rischio nei bilanci, qualche volta le trova. Per cui un esame ancora più approfondito è opportuno.
Una possibile area di debolezza c’è, l’esposizione al BTP.
Ma rispetto al passato, la situazione è molto migliorata. Le due grandi, Unicredit e Intesa SanPaolo , sono ben lontane dalla soglia di prima attenzione.
Quelle che hanno molto debito italiano in portafoglio sono Credem , con un ammontare pari a 2,5 volte il tangible equity, molto più sotto Bper Banca , 1,5 volte e Banco BPM 1,2 volte.
A fronte di questi livelli di esposizione, c’è però un Maximum Distributable Amount (MDA) molto più elevato rispetto agli anni della crisi del debito sovrano, oggi siamo mediamente intorno a 500-600 punti base. Per ultimo, ci sono le sofferenze, un serio problema del passato. Anche in questo, caso, oggi, dopo anni di rigorosa pulizia di bilancio, il il gross NPE è ben sotto il 5%.