PORTAFOGLIO CERTIFICATE 2.0 – Iperinflazione e guerra in Ucraina: un brutto cocktail

*Comunicazione di marketing Incertezza si somma ad incertezza: il 2022 è iniziato veramente male. Putin alla fine lo ha fatto veramente e ha attaccato l’Ucraina militarmente. Intorno alle 4:00 è iniziata quella che secondo gli ucraini è un’invasione su larga scala, mentre i russi affermano essere un’operazione speciale destinata a smilitarizzare e de nazificare il paese confinante. Fatto sta che siamo andati ben oltre quello che poteva essere solo l’occupazione del Donbass, siamo di fronte ad una dichiarazione di guerra. Anche se le operazioni dovessero fermarsi dopo la distruzione delle basi militari ucraine, ora un accordo nel breve è più difficile. Le vicende delle ultime ore potrebbero anche accelerare i tempi di entrata in uno scenario di forte rallentamento economico, (e secondo alcuni anche di potenziale stagflazione) che era stato indicato come più evidente nel corso del secondo trimestre/semestre, aumentando la permanenza di livelli elevati di inflazione. Il dilemma di politica monetaria per le banche centrali potrebbe essere dunque più vicino: focalizzarsi più sulla crescita o sull’inflazione? Questa settimana la Bundesbank ha preannunciato che nel primo trimestre la Germania metterà a segno un secondo calo del Pil dopo il -0,7% t/t del quarto trimestre, entrando pertanto in recessione tecnica. La Bundesbank nel bollettino aveva anche prefigurato una rapida ripresa nel secondo trimestre che però le vicende di questi giorni mettono a rischio a causa principalmente dell’impatto sui costi delle materie prime. La domanda a questo punto è: come reagiranno le banche centrali di fronte ad un’inflazione più persistente ed elevata, alla luce anche delle vicende dell’Ucraina. L’osservato speciale è la Fed che potrebbe optare per l’avvio di rialzi dei tassi al ritmo di 25 pb, accelerando i tempi di manovra del bilancio per frenare la componente inflattiva maggiormente collegata ad i consumi (credito al consumo, mutui casa ecc). Oggi avremo a disposizione diverse dichiarazioni di membri Fed e BCE. In questo contesto la curva dei tassi potrebbe continuare ad appiattirsi, con accelerazione di una rotazione all’interno dei settori value fino a marzo /aprile, prima di ipotizzare un cambio verso i growth. Come intendiamo agire in questo contesto di mercato? Abbiamo comprato invece il certificato Fixed Cash Collect ISIN DE000HR9UH44 su basket composto da Alibaba Group Holding, Baidu e JD.com per diversificare il più possibile per area geografica e settore, e tenendo in considerazione le diverse politiche monetarie della banca centrale cinese attualmente più accomodante di quelle Occidentali. Inoltre, il certificato paga premi incondizionati dello 0,8% mensili, garantendoci rendimento in questa fase di difficoltà dei mercati con un buon grado di resilienza durante la vita del prodotto. La struttura Fixed Cash Collect senza autocall, infatti, ha un delta di struttura basso e si muove molto meno dei normali cash collect o dei sottostanti azionari. Ne abbiamo ben 4 in portafoglio. Nel mese di febbraio hanno pagato le cedole 6 prodotti per un totale di 6,2 euro a certificato. La liquidità ammonta al 6,4%.
La strategia è stata quella di accrescere la liquidità del portafoglio (attualmente poco sotto il 10%), oltre che ridurre la componente volatile più rischiosa, composta dai Bonus Cap. Abbiamo infatti chiuso il 4 febbraio il Bonus Cap su Enel ISIN DE000HV4HLZ6, visto il dato sull’inflazione europea sopra attese, la reazione della Lagarde e l’impatto sui tassi.
www.websim.it