Da Societe Generale due nuovi bond con cedole fino al 10%
Da Societe Generale due bond in euro e dollari che pagano prima a tasso fisso, poi variabile inverse floater, con cedole mensili. In dollari paga due cedole del 10%. In euro, paga un anno l’8,5%.

Nonostante il calo dei tassi avvenuto nel corso dell’ultimo anno, l’appetito degli italiani verso il mercato obbligazionario non sembra per nulla calare. Anzi, se guardiamo all’esito dell’ultimo collocamento del BTP Valore, i dati sono estremamente interessanti. Oltre 16 miliardi è un ottimo risultato se pensiamo che il record rimane quello di marzo 2024 per 18 mld di euro di collocato.
Insomma, il punto è come sempre trovare la formula giusta per investire nell’attuale congiuntura di mercato, caratterizzata da tassi mediamente più bassi rispetto al 2023 e con prospettive che sembrano far pendere la bilancia verso politiche monetarie espansive sia in America che in Europa, ancora per diverso tempo.
Prima tasso fisso poi variabile per i due nuovi bond Societe Generale
Cerca infatti di sfruttare al meglio l’attuale congiuntura di mercato la doppia proposta firmata Societe Generale, che lancia sul mercato italiano due nuove obbligazioni in euro e in dollari, entrambe ideate da Websim by Intermonte. Si tratta di due bond con una struttura Fix to Inverse Floater, particolarmente apprezzata dal mercato e pensata per rispondere a due esigenze: premiare subito l’investitore con una cedola fissa generosa, pagata ogni mese, e mantenere un buon flusso cedolare anche nella fase variabile, in condizioni di tassi mediamente bassi.
- Il bond in euro (ISIN XS3200900838) offre per il primo anno una cedola fissa dell’8,5% annuo lordo, pagata mensilmente. Sia l’importo della cedola che la periodicità sono difficili da trovare oggi su strumenti in euro con emittente investment grade. Successivamente, entra in funzione la componente variabile, pensata per proteggere e legare il rendimento all’andamento dell’Euribor 3 mesi, ma in forma inversa: 6% – Euribor 3M, con floor allo 0% e cap al 6%.
- Più generoso il bond in dollari (ISIN XS3200900911), che nei primi due anni di vita arriva ad offrire una cedola annua del 10% lordo, anch’essa pagata mensilmente. Dal terzo anno in avanti, il rendimento dell'obbligazione sarà collegato al CMS a 1 anno (USD CMS 1Y), ossia il tasso che riflette le aspettative sui tassi americani a un anno. In questo caso, il rendimento variabile sarà pari a 7,25% – USD CMS 1Y, con floor allo 0% e cap al 7,25%.
Da sottolineare che tutte le cedole, sia per la componente a tasso fisso sia per quella variabile, vengono pagate mensilmente: un vantaggio raro da trovare per chi cerca un flusso cedolare periodico e ravvicinato.
Durata di 15 anni, ma è possibile il richiamo anticipato
Entrambi i bond sono emessi sul mercato EuroTLX di Borsa Italiana dal 24 ottobre 2025 e hanno una durata di 15 anni, con scadenza dunque nell'ottobre 2040. Tuttavia, la struttura prevede anche la possibilità di richiamo anticipato annuale a discrezione dell'emittente (Callability), ma con tempistiche differenti.
Il bond in euro (ISIN XS3200900838) è richiamabile dall'emittente già dalla fine del primo anno, mentre quello denominato in dollari (ISIN XS3200900911) potrà essere rimborsato anticipatamente dalla fine del secondo anno, e dunque dopo i primi due anni di tasso fisso al 10%. Ricordiamo che per entrambi i bond, l'estinzione anticipata non dipenderà dall'osservazione di un determinato livello, ma sarà valutata discrezionalmente dall'emittente, Societe Generale (rating: Moody’s A1 / Fitch A /S&P A).
Fed e BCE accomodanti ancora per diverso tempo
Se è chiara la struttura, si comprende meglio perché questi due bond appaiono studiati per affrontare l’attuale congiuntura dei tassi. Come abbiamo accennato nell’introduzione, infatti, la Fed è orientata a diventare più “trumpiana”, ossia con un notevole numero di membri indicati da Trump. L’impostazione trumpiana potrebbe portare la banca centrale a tenere i tassi contenuti anche in caso di inflazione moderatamente al rialzo. Trump, infatti, potrebbe tendere ulteriormente a bilanciare le potenziali spinte inflattive dei dazi con il contenimento dell’importante componente energetica, grazie ad un’abbondante offerta di petrolio, garantita dall’alleanza con l’Arabia ed in prospettiva dal possibile controllo (anche indirettamente) delle ingenti riserve venezuelane.
Sul fronte BCE, l’istituto potrebbe tenere i tassi fermi intorno al 2% per un periodo relativamente lungo, in vista di una fase congiunturale di crescita bassa o addirittura prossima allo zero come nel caso della Germania, insieme al proseguimento di moderate spinte inflattive.
Su un orizzonte medio/lungo la Fed potrebbe essere incline a tenere i tassi prevalentemente nel range 2,5-3,5%, mentre la BCE nel range 2-3%. In entrambi i casi le due banche centrali potrebbero essere orientate a fare da contrappeso alle dinamiche di inflazione/crescite in modo equilibrato.
Il rendimento dei bond sale se i tassi scendono
Possiamo ora fare qualche ragionamento più operativo. Infatti, le due nuove obbligazioni di Societe Generale si presentano come prodotti particolarmente adatti per intercettare il contesto attuale visto che, dopo la parte iniziale di tasso fisso, permettono di amplificare i rendimenti in un contesto di tassi in discesa o stabili. Ciò è dovuto alla loro struttura cedolare "inverse" rispetto ai tassi di riferimento (Euribor 3M per la versione in euro e CMS 1Y per la versione in dollari).
In pratica:
- Se i tassi scendono, le cedole variabili aumentano
- Se i tassi salgono, le cedole variabili diminuiscono
In Europa, il tasso sui depositi della BCE è al 2% e visto un livello di inflazione vicino all'obiettivo e la crescita abbastanza resiliente, è probabile che il Consiglio direttivo europeo non ritocchi i tassi di interesse nelle prossime riunioni. Tuttavia, i futures vedono una probabilità dell'80% di una riduzione di un quarto di punto percentuale nel 2026.
Ciò significa che, se come da attese l’Euribor 3M dovesse scendere scende all'1,75% -> la cedola variabile del bond in euro (ISIN XS3200900838) sale.
- Con Euribor all'1,75% -> cedola 4,25% (6% - 1,75%).
- Se l'l’Euribor 3M rimane sul livello attuale del 2%, allora la cedola variabile si attesterà al 4% (6% - 2%).
- Se al contrario, l’Euribor 3M dovesse salire, allora la formula (6% – Euribor 3M) riduce la cedola. Es: Euribor 3% -> cedola variabile del 3% (6% -3%).
Ricordiamo che l’Euribor (Euro Interbank Offered Rate) è il tasso a cui le principali banche europee si prestano denaro tra loro. È uno dei tassi di riferimento più usati in Europa per mutui, prestiti e obbligazioni a tasso variabile.
Oltreoceano, invece, la FED è attesa tagliare i tassi di riferimento di 25 punti base già nella prossima riunione e nuovamente a dicembre, portandoli così al 3,75%. Per il 2026 sono attesi ulteriori 3 tagli dei tassi che potrebbero portare i tassi al 3%. Teniamo presente che solo un mese fa il mercato stimava un solo taglio dei tassi ma l'inflazione è già elevata e potrebbe salire ulteriormente a causa dei dazi e di un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro.
Nel caso del bond in dollari (ISIN XS3200900911), per determinare l'ammontare della cedola variabile sarà monitorato il USD CMS 1Y (Constant Maturity Swap), ovvero il tasso derivato dai contratti swap, che riflette le aspettative sui tassi a un anno. L'indicatore più “lungimirante” rispetto ai tassi a breve americani (come l’Euribor per l'Europa), perché incorpora le previsioni sul futuro della politica monetaria della Fed.
Anche qui, il bond paga una cedola inversa rispetto al USD CMS 1Y:
- Se il tasso scende come da attese, allora la cedola variabile del bond in dollari aumenta.
- Se al contrario il CMS 1Y dovesse tornare a salire, allora la cedola variabile diminuirà.
Si tratta quindi di bond che, dopo un periodo di tassi fissi, aumentano la remunerazione per investitore in un contesto di tassi in calo. Nel frattempo, le cedole iniziali fisse molto alte (8,5% per la versione in EUR e del 10% per quello in USD) permettono di incassare subito un rendimento elevato in attesa di un eventuale cambio di scenario.
Ricordiamo che l’investitore potrà sempre vendere a prezzo di mercato i bond (ISIN XS3200900838 e ISIN XS3200900911) e avrà diritto al pagamento degli interessi maturati (rateo pro-rata temporis). Ovviamente, il prezzo delle obbligazioni durante la vita del prodotto sarà influenzato dall’andamento dei tassi oltre che dal rischio di credito dell’emittente.
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