USA, la FED lascia i tassi invariati e non cede a Trump
La Fed lascia i tassi invariati tra dissensi interni. L’economia USA tiene, mentre Microsoft e Meta brillano con trimestrali spinte dall’AI. Il dollaro sale, crolla il prezzo del rame.

Quando la Federal Reserve si spacca e Trump alza la voce, i mercati ascoltano. In un clima di tensione crescente, tra dati economici distorti e pressioni politiche sempre più forti, il cuore della finanza americana batte più veloce. Cosa sta davvero succedendo a Washington e perché le decisioni della Fed potrebbero cambiare il corso dell’economia?
PIL in crescita, ma con distorsioni. La Fed lascia i tassi invariati
L’economia statunitense continua a mostrare segni di resilienza. Il dato sul PIL del secondo trimestre è cresciuto di circa il 3%, battendo le attese fissate al 2,5%. Tuttavia, si tratta di un dato distorto, influenzato dalle dinamiche delle importazioni: dopo l’impennata del primo trimestre in vista dei dazi annunciati da Donald Trump, nel secondo trimestre si è assistito a un crollo delle stesse, falsando al rialzo la crescita economica.
Anche i consumi personali sono cresciuti, seppur meno del previsto (+1,4% contro un atteso +1,5%). L’inflazione core PCE, pur rallentando, si mantiene sopra le attese: segnale che le pressioni inflazionistiche indotte dai dazi iniziano a farsi sentire.
In questo contesto, la Federal Reserve ha deciso di mantenere i tassi d’interesse invariati, lasciandoli nel range tra il 4,25% e il 4,5%. Ma per la prima volta dal 1993, si è registrato un doppio dissenso interno: i governatori Christopher Waller e Michelle Bowman, entrambi nominati da Trump, hanno votato per un taglio dei tassi di 25 punti base, criticando l’approccio attendista di Powell. Non è mancata la reazione del presidente, che ha nuovamente sollecitato la Fed ad agire con decisione per stimolare la crescita.
Trimestrali Tech: Microsoft e Meta trainate dall’AI
Nel frattempo, Wall Street guarda alle trimestrali dei big tech, che hanno superato le aspettative. Microsoft ha battuto le stime grazie alla crescita esponenziale della divisione cloud Azure, che ha registrato un +39% nei ricavi. Sorprende anche il contenimento degli investimenti (Capex), sotto le attese, a indicare un mix vincente di espansione ed efficienza. Il titolo è in forte rialzo nel pre-market, con un guadagno di circa +9%.
Anche Meta vola dopo risultati solidi. Il CEO Mark Zuckerberg continua a spingere sull’intelligenza artificiale, mentre i ricavi pubblicitari segnano un +21%. Il titolo è in crescita del +12% nel pre-market, segno di fiducia da parte degli investitori.
Il dollaro si rafforza, crolla il rame
Il rafforzamento dell’economia e il mantenimento dei tassi hanno dato una spinta al dollaro, che ha toccato quota 1,14 contro l’euro, recuperando terreno dopo mesi di debolezza.
Infine, da segnalare il tonfo del rame, che ha perso quasi il 20%. A sorpresa, gli Stati Uniti hanno annunciato un dazio del 50% su prodotti di rame lavorati ad alta concentrazione, lasciando però esenti i materiali grezzi. Una scelta che ha disorientato i mercati, provocando un brusco calo dei prezzi del metallo rosso.
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