USA-Cina: lo scontro che cambia il mondo

Le tensioni tra Usa e Cina crescono dopo le restrizioni cinesi sull’export di terre rare. Sullo sfondo, lo scontro si allarga al Venezuela e assume una dimensione sempre più geopolitica.

Caffè con Cesarano ristretto cover

Le tensioni tra Stati Uniti e Cina si fanno sempre più accese, con il Venezuela che entra sullo sfondo di un confronto che va ben oltre il piano economico. Dopo l’annuncio di Pechino di imporre maggiori controlli sull’export di terre rare, Washington ha reagito con toni durissimi.

Il ministro del Tesoro Usa accusa Pechino

Il ministro del Tesoro statunitense, Bessent, ha definito la Cina «non più affidabile» e ha invitato altri Paesi a formare un fronte comune contro quella che ha descritto come una politica commerciale «troppo aggressiva». In particolare, ha puntato il dito contro il vice ministro del Commercio cinese, indicandolo come l’artefice della decisione di limitare l’export di terre rare.

Bessent ha accusato l’esponente cinese di assumere atteggiamenti da “Wolf Warrior” — termine mutuato da un celebre film d’azione cinese — per sottolineare il carattere sempre più aggressivo della diplomazia di Pechino. Il ministro ha inoltre minacciato di rendere pubbliche presunte prove sul coinvolgimento della Cina nella fornitura di componenti per droni utilizzati dalla Russia.

Oltre la guerra commerciale: la partita geopolitica

Dietro la tensione economica, però, si nasconde un confronto più ampio. Secondo diverse analisi, la Cina starebbe utilizzando la leva commerciale per consolidare la propria posizione geopolitica, mentre gli Stati Uniti si muovono su più fronti.

Tra questi, spicca il Venezuela. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il presidente Trump avrebbe autorizzato la CIA a condurre operazioni nel Paese sudamericano e starebbe valutando addirittura un attacco di terra con l’obiettivo di rovesciare il presidente Nicolás Maduro e installare un governo più vicino a Washington.

Il ruolo del petrolio e le prossime elezioni

Dietro a queste mosse ci sarebbe anche la volontà di controllare le immense riserve petrolifere venezuelane e di aumentare l’offerta globale di greggio, mantenendo i prezzi bassi. Una strategia utile, secondo gli analisti, per contenere le spinte inflattive generate dai dazi e per arrivare in condizioni più favorevoli alle elezioni di medio termine del novembre 2026.

Un contesto economico in movimento

Negli Stati Uniti, lo shutdown federale continua a rallentare la pubblicazione dei dati macroeconomici, ma le trimestrali bancarie hanno mostrato risultati generalmente positivi. La deregulation in corso nel settore finanziario consente agli istituti di credito maggiore libertà nella gestione del capitale, aprendo la strada a un potenziale aumento dei dividendi e del sostegno all’economia reale.

Questo scenario, unito a politiche fiscali e monetarie espansive, contribuisce a delineare un quadro complesso in cui la rivalità Usa-Cina resta il fattore geopolitico più determinante dei prossimi mesi.


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Antonio  Cesarano

Macroeconomista e Responsabile Strategia Finanziaria