Tassi USA in calo e borse ai massimi: Oracle e focus BCE

Dati PPI in calo e un mercato del lavoro più debole rafforzano le aspettative di sei tagli Fed. Wall Street ai massimi con Oracle (+36%) e attenzione alla BCE e ai rischi francesi.

Caffè con Cesarano ristretto cover

Inflazione, lavoro e aspettative sui tagli Fed

I dati più recenti mostrano un calo dei prezzi alla produzione ad agosto e segnali di un mercato del lavoro più debole rispetto alle stime: le revisioni indicano circa un milione di posti di lavoro in meno creati tra marzo 2024 e aprile 2025 rispetto alle previsioni originarie. Questi elementi consolidano le attese di mercato per fino a sei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve nell’arco di dodici mesi.

La maggiore probabilità di allentamento monetario ha spinto acquisti sulla parte lunga della curva: il decennale statunitense si sta avvicinando alla soglia del 4%.

Wall Street ai record: Oracle protagonista

Le borse statunitensi continuano a segnare nuovi massimi storici, alimentate soprattutto dal recupero del settore tech. In particolare, Oracle ha segnato un +36% dopo la trimestrale: non tanto per i numeri consuntivi, quanto per l’annuncio di un portafoglio ordini molto ampio nei prossimi anni e l’indiscrezione di un mega contratto quinquennale con OpenAI — un accordo che, nelle indiscrezioni, riguarda capacità di calcolo e data center per un ammontare citato intorno ai 300 miliardi di dollari.

Questa dinamica ha spinto la capitalizzazione di Oracle verso livelli prossimi ai mille miliardi, contribuendo al tono rialzista dei mercati.

Focus BCE, Francia e rischi geopolitici

In Europa, l’attenzione è concentrata sulla Banca Centrale Europea e sull’aggiornamento delle stime di crescita e inflazione. Sul fronte politico, la Francia resta sotto osservazione: il presidente ha nominato un nuovo primo ministro ma le tensioni sociali (con scioperi annunciati) e l’alto livello di deficit e debito mantengono il tema degli spread nel radar della BCE.

Oro e geopolitica

L’oro resta tonico, vicino ai 3.600 dollari l’oncia, sostenuto da acquisti — tra cui quelli delle banche centrali — e da un contesto geopolitico definito “caldissimo”, con riferimenti a tensioni in Polonia e a recenti eventi in Medio Oriente.


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Antonio  Cesarano

Macroeconomista e Responsabile Strategia Finanziaria