Italia promossa da Fitch: ora tutti aspettano Moody’s
Fitch promuove l’Italia grazie a stabilità politica e conti pubblici solidi, mentre la Francia subisce un downgrade. Focus anche su PIGS in ripresa, dollaro debole e prossimi appuntamenti macro.

Aggiornamento del 22 settembre 2025 — Fitch ha ratificato l’outlook positivo sull’Italia trasformandolo in un miglioramento del rating; la Francia invece è stata penalizzata da DBRS. In chiusura: segnali di debolezza sul dollaro legati alle coperture valutarie degli investitori.
Il punto essenziale
Data chiave: venerdì 19 settembre 2025 (ratifica dell’outlook positivo di Fitch sull’Italia).
Osservato speciale: Moody’s è attesa il 21 novembre 2025 e mantiene l’Italia in outlook positivo.
Perché Fitch ha migliorato il rating italiano
Fitch ha motivato il miglioramento con la stabilità politica e la buona tenuta dei conti pubblici. L’agenzia aveva messo l’Italia in outlook positivo nell’ottobre 2024 e, dopo la revisione, ha tradotto quell’outlook in un upgrade formale.
Implicazioni immediate
Con questo cambiamento, la maggior parte delle agenzie di rating colloca l’Italia a tre gradini dal confine con il non-investment grade; Moody’s resta l’unica a mantenere il Paese al livello più basso di quel segmento, in attesa della decisione di novembre.
La Francia e DBRS
Lo stesso venerdì DBRS ha peggiorato il rating della Francia, motivando la mossa con le difficoltà nei conti pubblici e l’instabilità politica dovuta al frequente avvicendamento dei primi ministri. L’attenzione ora è sulla manovra di bilancio che il governo presenterà tra ottobre e novembre.
I PIGS: cambiamento strutturale
I Paesi del gruppo noto come PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) mostrano oggi segnali di recupero rispetto alla crisi del debito sovrano di inizio anni 2010:
- Grecia: avanzo primario intorno al 5% del PIL.
- Portogallo: avanzo primario vicino al 3–3,5% del PIL.
- Italia: presenza di avanzo primario (al netto della spesa per interessi).
- Spagna: lieve disavanzo primario, ma con crescita relativamente robusta (circa 2,5–3%).
Questa dinamica ha in parte invertito il quadro rispetto al passato: alcuni Paesi del Nord Europa (inclusa la Germania) mostrano oggi deficit primari, cioè spese correnti superiori alle entrate al netto degli interessi.
Dollar watch: debolezza e coperture valutarie
Negli ultimi giorni il cambio EUR/USD ha avuto escursioni significative: dopo un picco sopra 1,19 si è attestato più vicino a 1,17. Un dato rilevante è che, negli ultimi tre mesi, circa l’80% dei flussi esteri verso ETF che investono in asset statunitensi è stato effettuato con coperture sul cambio: questo spiega in parte la debolezza del dollaro.
Attenzione al livello di 1,20, indicato come una barriera psicologica importante.
Cosa seguire questa settimana
- Discorso di Jerome Powell sulla politica monetaria.
- Indici PMI per percepire la vista dei direttori acquisto sull’attività economica nell’area euro.
- PCE (Personal Consumption Expenditures), l’indice di inflazione preferito dalla Fed.
- Evoluzione geopolitica, che continuerà a influenzare i mercati.
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