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  Tech, utility e banche: il tris con rendimento al 9% e barriere profonde

La BCE salta una corsa. Dopo 10 rialzi consecutivi, l’istituto ieri (26 ottobre) ha deciso di lasciare invariati i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e marginali e sui depositi rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4%.

Nel documento ufficiale sulla decisione di politica monetaria, la banca centrale ha ripetuto che l’inflazione “resterà elevata per troppo tempo e le pressioni sui prezzi interni restano forti. Allo stesso tempo, l’inflazione è diminuita notevolmente a settembre, anche a causa dei forti effetti base, e la maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo hanno continuato ad allentarsi.”

Si legge poi nel comunicato che i membri per ora valutano i livelli attuali dei tassi, se lasciati così per un periodo sufficientemente lungo, in grado di portare l’inflazione al 2%. Questo significa che la strategia del “più alto, più a lungo”, potrebbe essere quella dominante nei prossimi mesi.

Sul fronte della riduzione di bilancio, non sono stati comunicati cambiamenti al momento, nell’ambito del PEPP intende “reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma almeno fino alla fine del 2024”. Si era speculato sulla possibilità di un anticipo di questa data, che non è stata però ufficializzato.

Lagarde ha concluso ribadendo che è prematuro parlare di futuri tagli dei tassi e che non sono esclusi ulteriori aumenti.

Il prossimo 1° novembre sarà la volta della riunione della banca centrale americana, durante la quale, secondo le previsioni degli analisti, i tassi di interesse dovrebbero rimanere invariati ai massimi da 22 anni.

Le banche centrali oltre alla preoccupazione concentrata soprattutto sull’arrivo di una recessione, ora si trovano di fronte al nuovo fattore che potrebbe cambiare ancora i prossimi scenari: la guerra in Israele.

Nel caso in cui Israele dovesse invadere la Striscia di Gaza, ci sarebbe la possibilità di una reazione da parte di altri Paesi arabi, in particolare dell'Iran, del Libano e dello Yemen. Ciò, potrebbe influenzare i mercati globali delle materie prime, in primis il prezzo del petrolio, portando così ad un rialzo dell’inflazione globale.

Sulla base del pensiero diffuso tra i money manager, l’aumento del costo del denaro potrebbe spingere le banche centrali ad alzare i tassi nuovamente, infrangendo la pausa appena annunciata.

Una possibile escalation della guerra spaventa l’Europa e non solo. Gli USA stanno agendo sul doppio fronte: da una parte consigliare caldamente ad Israele di non iniziare l’invasione della striscia di Gaza e dall’altra, per dissuadere i paesi arabi, ha spostato due portaerei su lato orientale del mediterraneo: la USS Gerald R. Ford con tutta la sesta flotta e la USS Dwight D. Eisenhower (le due portaerei possono gestire fino a 90 mezzi tra aerei ed elicotteri).

Ricordiamo che il prossimo anno si terranno le elezioni Presidenziali in USA, l’attuale governo è in difficoltà evidente e una nuova guerra è l'ultima cosa che il presidente Biden desidera.

Quindi, la geopolitica fa da protagonista e crea conseguenze anche sull’andamento dei mercati finanziari.

La settimana scorsa si è chiusa ancora in negativo sui principali listini, fanalino di coda i listini asiatici, mentre l’S&P500 registra la migliore performance su base relativa tra gli indici occidentali. Il FTSE Mib ha chiuso in negativo al -3.64%, in scia l’Eurostoxx 50 con un -2.98%.

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Su quali settori puntare?

Secondo gli analisti, in tale contesto potrebbero risultare interessanti tre settori: utilities, tech e finanziario.

Il primo, è vero che presenta la performance peggiore da inizio anno rispetto ad altri settori, ma potrebbe invertire la rotta ed essere interessante, nel caso in cui il cap dei tassi d’interesse dovesse essere raggiunto, dato l’alto livello di indebitamento delle società di questo settore. Ma non solo, sono società attive nella transizione energetica con molti investimenti e quindi mantengono alto l’interesse degli investitori.

Il discorso dell’indebitamento vale anche per il settore tech, che presenta una correlazione inversa ai tassi. Se il conflitto dovesse far aumentare l’inflazione, le banche centrali potrebbero alzare i tassi ma porterebbe l’economia in recessione. Quindi se il livello di tassi fosse stato raggiunto, un successivo calo favorirebbe le aziende di questo settore. Sotto i riflettori questa settimana le più grandi aziende che sono pronte a presentare i loro risultati trimestrali.

Infine, il settore bancario che beneficia dal mantenimento alto dei tassi anche se il top di utili sembrerebbe ormai essere stato raggiunto quest’anno con un anno veramente record per il comparto. Da capire ora quando e quanto impatterà il costo della raccolta. Altro elemento importante è il tema recessione, resa più probabile con l’escalation militare in Medio Oriente e accelerazione del prezzo delle commodity. Questo non fa bene alle banche perchè porterebbe a meno richiesta di prestiti e mutui, aumento delle sofferenze e banche centrali che saranno costrette ad abbassare i tassi. Detto questo, il comparto è solido in Europa con patrimonializzazioni molto alte, accantonamenti prudenziali già fatti e quindi sarà molto più resiliente in caso di recessione.

Scegliere la migliore soluzione d’investimento in un contesto di elevata incertezza

In tale contesto, risulta interessante il certificato di Marex ISIN IT0006757840 che punta sul paniere worst of composto da tre indici: Nasdaq100, Eurostoxx Banks e STOXX Europe 600 Utilities. Il prodotto è un classico Memory Cash Collect che paga premi trimestrali condizionati, che potrebbero offrire un rendimento potenziale annuo del 9%, al lordo delle imposte. Un rendimento molto interessante considerato il paniere sottostante costituito da tre indici.

Vediamo qui di seguito le caratteristiche del prodotto.

Premi trimestrali condizionati

Il prodotto prevede lo stacco di premi trimestrali di importo pari a euro 22,50 (prossima data di osservazione 10 gennaio 2024), a condizione che nelle date di osservazione tutti e tre i sottostanti non scendano oltre il livello barriera fissato al 55% dallo strike iniziale. Se un solo titolo perderà oltre il 45%, il premio non verrà pagato. Ma i premi non pagati vengono persi definitivamente? No, grazie all’effetto memoria.

Effetto memoria dei premi trimestrali

Tutti i premi trimestrali godono dell’effetto memoria, ciò significa che, se i livelli dei tre sottostanti superano il livello barriera in una qualsiasi data di osservazione trimestrale dei premi, oltre ad essere pagato il premio in corso, vengono recuperati tutti i premi non incassati in precedenza. I coupon trimestrali potrebbero offrire all’investitore un rendimento potenziale per anno del 9%, al lordo delle imposte.

Rimborso anticipato

Il certificato offre la possibilità di scadenza anticipata qualora in uno dei giorni di osservazione dei premi trimestrali i prezzi di chiusura ufficiali di tutti i sottostanti fossero superiori al 100% dei livelli di strike. Prima data di autocall 10 aprile 2024.

Rimborso a scadenza

Nel caso in cui non si sia verificato l’evento di scadenza anticipata, il prodotto scade alla data naturale fissata il 21 luglio 2027. Alla data di osservazione finale si possono verificare due scenari:

  1. Se i prezzi di riferimento di tutti e tre i sottostanti sono allo stesso livello o al di sopra della barriera fissata al 55% del Valore iniziale, l’investitore riceverà il 100% del valore nominale del Certificate (1000 euro), il premio trimestrale in corso e quelli precedentemente non incassati;
  2. Se anche solo uno dei sottostanti sarà al di sotto della barriera, l’investitore riceverà un importo proporzionale alla performance del peggiore dei sottostanti.

Qui di seguito i livelli di strike e barriera dei sottostanti fissati alla data di emissione, 12 luglio 2023.

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Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 5 su una scala da 1 a 7.

L’investitore è esposto anche al rischio default dell’emittente e alla perdita totale del capitale investito, in caso di azzeramento del valore di uno dei sottostanti.

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