Silicon Carbide: il futuro dei CHIP in un certificato
Premi incondizionati mensili dello 0,95% (11,4% annuo) per il certificato di BNP Paribas ISIN XS2630614035 che punta sul business dei CHIP in carburo di silicio con STM, ON-Semi e Rohm.

Se siete a caccia di un’idea d’investimento diversa dal solito e dedicata ad un settore ad alto potenziale di crescita, vi diamo noi un bel tris da giocare col nuovo certificato a premi fissi di BNP Paribas ISIN XS2630614035. Il prodotto punta su un segmento particolarmente importante del mondo dei CHIP: i semiconduttori in carburo di silicio (detti Silicon Carbide o semplicemente SiC). Una nicchia meno conosciuta dai più, già in forte crescita e che gli analisti prevedono accelerare ulteriormente nei prossimi anni. Il certificato dell’emittente francese investe infatti sull’italiana STM, la giapponese Rohm, e l’americana ON Semiconductor e paga premi incondizionati dello 0,95% mensili per tre anni (se non viene rimborsato anticipatamente). Vediamo, allora, di approfondire meglio questo segmento del mondo dei CHIP e analizzare poi la proposta d’investimento di BNP Paribas.
Semiconduttori SiC: cosa sono e perché l’investitore dovrebbe conoscerli
Grazie ad un minor consumo energetico, meno perdite di energia e maggior efficienza, il carburo di silicio (SiC) offre tutta una serie di vantaggi per le applicazioni di domani rispetto al silicio (Si). Questo materiale ha infatti una struttura cristallina unica che conferisce proprietà elettroniche eccezionali ai CHIP, come ad esempio una resistenza termica elevata e una resistenza elettrica molto bassa.
Proprio per queste loro caratteristiche, i SiC sono utilizzati per la realizzazione di dispositivi elettronici ad alta tensione e ad alta corrente, come diodi, transistor e moduli di potenza. Inoltre, avendo un bandgap più largo rispetto ai semiconduttori di silicio tradizionali, sono più adatti per le applicazioni a temperature elevate. Trovano dunque ampio utilizzo in una vasta gamma di applicazioni, tra cui la tecnologia elettronica di potenza (dispositivi ad alta tensione e ad alta corrente, come diodi, transistor e moduli di potenza), le applicazioni aerospaziali (sensori e attuatori, per la loro resistenza alle alte temperature e alle radiazioni) e le tecnologie per la conversione dell’energia e per l’automotive (inverter solari e sistemi di ricarica per veicoli elettrici, per migliorare l’efficienza e la stabilità della conversione dell’energia). Infine, sono usati anche nelle telecomunicazioni (amplificatori di potenza e sistemi di segnalazione, per migliorare la velocità e l’affidabilità delle comunicazioni).
Non solo note positive però. I costi di realizzazioni ad oggi sono ancora piuttosto elevati, infatti, questo tipo di semiconduttori non ha ancora soppiantato le altre tipologie di semiconduttori proprio per il costo elevato di produzione. Negli ultimi anni, grandissime imprese a livello mondiale stanno però spingendo in questa direzione, investendo cifre elevatissime nella ricerca e nella produzione. È chiaro che una produzione in larga scala abbasserebbe sensibilmente il costo finale, rendendo i semiconduttori SiC una irrinunciabile possibilità di crescita tecnologica nel futuro ormai prossimo. Ed è proprio in questa direzione che l’industria sta andando. Il giro d’affari infatti potenziale è veramente enorme.
Secondo uno studio di Goldman Sachs, ad esempio, il mercato dei semiconduttori SiC solo per l'elettronica automobilistica e industriale, che nel 2022 vale 136 mld usd, crescerà con un tasso di crescita medio annuo monstre. Il CAGR sarà del 41% fino al 2025 e 25% al 2030, guidando il 44% e 54% della crescita incrementale nel mercato dei semiconduttori per auto elettriche. Secondo il colosso americano, nel mercato dei veicoli elettrici, che dovrebbe rappresentare la maggior parte del TAM (Total Available Market) dei semiconduttori di potenza in SiC, il carburo di silicio ha la capacità di aumentare l'autonomia con una singola carica per le auto elettriche, nonché di migliorare i tempi di ricarica. “Concettualizziamo l'auto come se stesse diventando simile a uno smartphone su ruote, con funzionalità più complesse che vanno dall'infotainment, all'assistenza alla guida avanzata. Pertanto, l'efficienza energetica diventa sempre più critica per supportare una gamma sempre crescente di applicazioni digitali”.
Secondo GS il mercato del carburo di silicio (SiC) sta evolvendo a un ritmo più rapido e forte di quanto previsto in precedenza e questo perché supportata da continue prove di un robusto assorbimento commerciale della tecnologia, con:
1. Un numero crescente di design-in OEM di grandi dimensioni, che suggeriscono un ritmo più rapido di adozione del SiC presso una gamma più ampia di OEM oltre ai pionieri come Tesla (ad esempio, le vittorie di Infineon con Stellantis/Hyundai e la partnership di Wolfspeed con Jaguar Land Rover);
2. Significative revisioni al rialzo degli obiettivi di fatturato da parte di diversi produttori leader mondiali di dispositivi SiC (ad esempio, Wolfspeed ha aggiornato il suo target di fatturato SiC per l'anno fiscale 26 a circa 2,95 miliardi di dollari);
3. Un ritmo più rapido di espansione della capacità produttiva globale di dispositivi SiC, in quanto molteplici operatori di semiconduttori impegnano capex per costruire strutture SiC dedicate (ad esempio, i piani di Infineon di decuplicare i propri livelli di produzione di SiC entro il 2027 rispetto a oggi, l'investimento di 3 miliardi di euro di Wolfspeed per costruire la più grande fabbrica al mondo di SiC a 200 mm in Germania e il piano di STM di avviare la produzione nel secondo semestre del 2023 nel suo stabilimento di produzione integrata di substrati di SiC a Catania).
Il pasticcio Tesla: SiC anche per modelli elettrici base
Una curiosità riguarda Tesla, perché il gruppo guidato da Musk ha fatto sapere, durante il recente Investor Day, che avrebbe ridotto del 75% l’utilizzo nelle sue vetture dei SiC. Questo ha scatenato non poche tensioni sul mercato. Gli investitori si sono chiesti infatti se questo possa avere conseguenze negative sull'andamento a lungo termine del mercato dei dispositivi SiC (dato che Tesla è stata uno dei pochi primi utilizzatori della tecnologia SiC in volumi unitari significativi e rappresenta quindi una porzione significativa del mercato SiC automobilistico odierno).
Ma c’è una spiegazione che in realtà rafforza il fatto che questo segmento ha grandi prospettive. Gli attuali modelli di Tesla sono per il mid market e premium e sono modelli con prezzi mediamente alti che giustificano un certo utilizzo della tecnologia silicon carbide. Una parte consistente dello sviluppo futuro di Tesla sarà basato sul lancio di un veicolo di fascia bassa, dove un utilizzo intensivo di questa tecnologia risulta meno conveniente. Su questa fascia avverrà la riduzione del 75% dell’utilizzo di SiC. Non solo, dunque, la questione è rientrata ma può essere letta al contrario. Vuol dire che i tempi sono maturi per la diffusione di questa tecnologia anche su modelli a marginalità più contenuta.
STM, Rohm e ON Semiconductor
Assodato che la tecnologia silicon carbide sia interessante, cominciamo a concentrarci sul certificato di BNP Paribas che di fatto ci dà la possibilità di investire su tre società molto esposte a questo business, permettendoci di estrapolare rendimento anche in caso di volatilità nel breve e medio termine e con protezione condizionata del capitale. Una strategia, dunque, non direzionale per affrontare un mercato azionario che nel 2023 ha corso già tanto.
ON Semiconductor, STM e Rohm comprano i materiali e arrivano al CHIP finale. STM, in particolare, vuole integrarsi verticalmente per produrre il materiale. Perché? Perché nei CHIP SiC il vero valore sta proprio nel materiale di base, ovvero nel carburo di silicio che detiene una marginalità molto alta, oltre ad avere ancora una reperibilità piuttosto contingentata. Integrando la produzione di questo materiale nella supply chain si genera tanto valore per l’azienda. Conviene quindi produrlo internamente per essere sicuri della reperibilità per la supply chain e al contempo si porta internamente una parte del margine. STM e anche On-Semi stanno lavorando su questa strada.
Per STM nel 2023 i CHIP SiC pesano per il 7% del fatturato. La società punta a fare 2 mld nel 2025 con un CAGR 2023/25 del 30% e poi 2025/30 al 20% per raggiungere i 5 mld. Anche per On Semiconductor il business del carburo di silicio nel 2022 pesava circa il 10% del fatturato, un po’ più di 1 mld usd. Questa tecnologia sarà per l’azienda uno dei maggior driver di crescita. La società ha chiuso recentemente con Mercedes e Volkswagen due grossi deal per la fornitura di queste componenti. Punta a generare 4,5 mld usd già nel 2025. L'azienda ha recentemente annunciato un investimento di 1,5 miliardi di dollari in una nuova fabbrica di semiconduttori in carburo di silicio in Arizona, che dovrebbe entrare in produzione nel 2024. Anche la giapponese Rohm Semiconductor spinge molto su questo fronte e dichiara di voler raggiungere il 30% della market share su questo business entro il 2025, con vendite target pari a 100 miliardi di yen e investimenti nel periodo tra 120/170 miliardi di yen.
Se guardiamo la tabella di correlazione e volatilità del prodotto vediamo che i tre titoli hanno una tendenzialmente una discreta correlazione. Questo significa che tendenzialmente si muovono nella stessa direzione. Cosa che rende più costosa la basket option all’emittente ma anche meno rischio il prodotto. La volatilità ovviamente essendo titoli tech è mediamente alta. Non è disponibile il dato per la giapponese Rohm.
Il Certificate sui CHIP SiC: 11,4% annuo incondizionato e barriere al 60%
Il meccanismo di funzionamento del certificato ISIN XS2630614035 è molto semplice. Il Premio Fisso Cash Collect investe sulle tre società dei CHIP con un basket worst of composto da STM, On Semiconductor e Rohm. Paga premi mensili incondizionati dello 0,95%, pari ad un premio annuo del 11,4%. In tre anni di vita quindi il certificato paga senza alcuna condizione 34,2 euro di premi, su un valore nominale di 100 euro (34,2% di rendimento). Tra l’altro il prodotto, appena emesso, quota lievemente sotto la pari. Cosa che lo rende anche più interessante.
Il certificato poi vanta anche la possibilità di rimborso anticipato da ottobre 2024. Il meccanismo è quello della callability a discrezione dell'emittente. Quindi non è un classico autocall. Nelle date mensili di osservazione se l'emittente lo riterrà opportuno potrà attivare il rimborso anticipato. Interessante, dunque, che almeno per un anno intero sicuramente l’investitore prenderà i premi fissi.
A scadenza, ottobre 2026, gli scenari possibili sono due. Se tutti e tre i titoli saranno al di sopra della barriera, posta al 60% dello strike, il certificato paga il valore nominale e l’ultimo premio incondizionato. Altrimenti se anche solo un titolo sarà sotto barriera, pagherà l’ultimo premio ma restituirà la performance del peggiore. Se per esempio alla scadenza un titolo avrà perso il 50%, il certificato rimborserà 50 euro. Il rendimento complessivo però terrà conto anche di 34,2 euro di premi pagati. Il rimborso, quindi, sarà di 84,2 euro (50+34,2 euro), per una perdita sul nominale circa del 16%, contro il -50% del worst of. Di fatto i premi fissi rappresentano una protezione del capitale. Non solo, la struttura a premi fissi tendenzialmente è molto stabile durante la vita del prodotto. Il prezzo del certificato tende a muoversi meno di un normale cash collect. Cosa utile per ridurre la volatilità del portafoglio.
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