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Brunello, Kering e Moncler: il Certificate che rende il 10% con stile

Focus sul nuovissimo Certificate di BNP Paribas ISIN XS2669975232 che investe sul lusso. Premi mensili dello 0,8% e barriera al 50%.

lusso

BNP Paribas lancia un nuovissimo certificato dedicato al mondo del lusso che presenta un buon rapporto rischio rendimento e punta su tre titoli del settore con fondamentali solidi. Ci riferiamo al certificato ISIN XS2669975232 che punta su Brunello Cucinelli, Kering e Moncler. Tre società del lusso ma tre equity story abbastanza differenti che rendono interessante la proposta dell’emittente francese. Il rendimento offerto è di tutto rispetto e pari al 0,8% mensile (9,6% annuo), mentre la barriera premio e a scadenza molto profonda per questo tipo di settore è al 50% degli strike. Cerchiamo allora di contestualizzare il prodotto e descriverlo nei dettagli.

Per il lusso, il 2024 sarà determinato da alcune variabili chiave: andamento dell’economia e mercato cinese

In linea generale, possiamo dire che il 2024 per la maggior parte delle società del lusso, sarà determinata dalla profondità del rallentamento globale e dal comportamento cinese verso l’Occidente, oltre che dall’andamento della sua economia.

Relativamente al primo punto, per ora il consensus prevede per l’Occidente una fase di soft landing, ovvero di crescita per così dire “con il freno a mano”. Non una recessione vera e proprio ma un rallentamento marcato della crescita. Questo dovrebbe verificarsi sia in Europa, dove è già evidente, e arrivare anche negli USA, tra l’altro alle prese con le Presidenziali a novembre. Per il lusso, un’economia dove la crescita è stabile o rallenta leggermente non dovrebbe comportare forte contrazione del fatturato. Potrebbero soffrire di più quei brand più esposti ai clienti entry level del lusso, come Kering e Moncler per esempio. Ma in ogni caso non dovrebbero esserci impatti notevoli. Diverso ovviamente sarebbe il discorso in caso di recessione, dove chi è più esposta alla classe di cliente entry level potrebbe risentire in modo più marcato l’impatto sul fatturato e quindi in Borsa del titolo. Una prima incognita viene dunque dalla profondità della contrazione economica nel 2024.

Altro tema chiave è quello cinese, poiché negli ultimi anni questo è diventato il mercato di riferimento. Prima del covid era il turista cinese all’estero, con il covid lo è diventato il cinese in patria. Mediamente, comunque, il fatturato legato al Paese del Dragone e al popolo cinese è intorno al 30% per i grandi nomi del lusso. È chiaro che se il governo cinese dovesse accentuare la stretta sulla popolazione in termini di redistribuzione della ricchezza e magari chiudersi ulteriormente al “capitalismo Occidentale”, gli impatti potrebbero esserce importanti sul settore del lusso. In questo caso è difficile fare previsioni, ma è anche la ragione per cui l’investimento con un certificato a barriere profonde può essere un modo per esporsi e diversificare il portafoglio su questo comparto assumendo però un buon buffer di difesa dalla volatilità grazie alla barriera al 50%.

Brunello Cucinelli, Kering e Moncler: tre equity story differenti

Abbiamo visto dunque quali sono gli elementi chiave che definiranno l’andamento delle società del comparto del lusso. Approfondiamo ora le caratteristiche di questi tre titoli tra loro molto differenti.

Il gioiellino tutto italiano è Brunello Cucinelli. Una società il cui titolo ha saputo dare negli ultimi anni grandi soddisfazioni e che è entrata a fine 2023 nel paniere principale italiano, il Ftse Mib. Oggettivamente una società molto solida e gestita benissimo. Certo, Brunello Cucinelli tratta ad un multiplo P/E doppio del mercato. Ma non per nulla. La società, infatti, ha fatto numeri buonissimi anche nell’ultima parte del 2023 quando gli altri hanno frenato, alcuni vistosamente. Questo perché il cliente di Brunello è il super ricco e non viene colpito dal rallentamento economico. Invece nella fascia più bassa della clientela lusso (che non compra Brunello Cucinelli), il famoso “entry level” del settore, quindi famiglie benestanti o molto benestanti, il forte rallentamento dell’economia in Europa si è fatto sentire. È chiaro, infatti, che il cliente di fascia altissima risente meno dei cicli economici e continua a spendere. Da dire poi che la Cina è in rallentamento e qui, come abbiamo detto, il settore del lusso fattura una buona parte dei ricavi. La Brunello in Cina fa il 13% del fatturato, mentre la maggior parte delle società del lusso fa quasi il 30%. Questo fa si che l’andamento della società italiana, in termini di fatturato e utili, sia molto visibile con stime di crescita intorno al 10% per il consensus. E non è da escludersi che possa fare anche di meglio. L’andamento operativo dovrebbe andare quindi molto bene. Brunello è la più piccolina del trio e capitalizza 5,6 mld. Gli analisti si aspettano un fatturato di 1,25 mld quest’anno, in incremento dal 2023 quasi del 11%. Gli utili potrebbero attestarsi a 128,9 mln, in rialzo del 11,5%. Sono 8 gli analisti che consigliano di comprare e 5 gli hold. Solo 1 analista consiglia di vendere (dati Bloomberg). Target price a 90,3 euro, con un upside del 9%.

Graficamente il titolo si è sempre dimostrato essere molto resiliente ed efficiente. Un piccolo gioiellino. Anche il testa e spalle ribassista delineato nel grafico che ha colpito il titolo nel 2023 non è andato a target. L’inversione di tendenza, infatti, ha mancato il supporto in area 64 euro e il titolo è ripartito prima. La barriera al 50% su Brunello è veramente tanto significativa e riporterebbe le quotazioni al minimo del periodo covid.

Per Moncler qualche dubbio in più c’è, anche se rimane una società con ottimi fondamentali. Infatti, bisognerà capire come si comporteranno i consumatori di Moncler in funzione della crisi economica attesa quest’anno (vedremo se si tradurrà in recessione o soft landing), perché la presenza di entry level del lusso è nettamente maggiore rispetto a Brunello Cucinelli. Moncler poi è molto esposta alla Cina che rimane un punto di domanda sia in termini di crescita che di eventuali chiusure all’occidente. Inoltre, l’acquisto di Stone Island per ora non ha portato i frutti sperati, dinamica anche abbastanza comprensibile. Il brand acquisito recentemente è in una fase di transizione e non è così forte. Il management sta diminuendo la distribuzione wholesale, per pulire il canale, ovvero aumentare il controllo sui clienti. Questo significa alzare i prezzi, togliere sconti, saldi e per far questo devi ridurre la distribuzione wholesale. In prima fase ovviamente l’impatto è negativo perché riduci le vendite e la marginalità e il mercato questo ovviamente non lo apprezza. Starà poi a Moncler dimostrare che l’investimento e la strategia sono corrette. Possiamo dire che, se lo scenario è di un’economia in ripresa o di un soft landing, la Moncler può fare bene e meglio di Brunello. Se invece i consumi cominciano a contrarsi per la recessione e la Cina continua a zoppicare come mercato, la Moncler farà peggio di Brunello e potrebbe rimanere più debole come titolo. La società italiana capitalizza 14,4 mld. Secondo gli analisti i ricavi dovrebbero crescere a 3,2 mld nel 2024, circa +9% e gli utili a 658,3 mln salire del 9%. Una crescita buona per il comparto lusso. Il target price è a circa 62 euro, con un upside del 18%, mentre gli analisti si dividono in 16 buy e 12 hold.

Graficamente, se si considera che durante la crisi covid, il titolo aveva perso il 50% (unica volta nella sua storia) e attualmente cede dai massimi oltre il 20%, con un picco del 30% tra il massimo di maggio e il minimo di novembre, la barriera a 26,15 euro appare veramente molto distante e ben studiata. Tra l’altro il livello di barriera rappresenta anche una resistenza statica fondamentale e non di facile superamento.

Kering è sicuramente il titolo più debole dei tre, e lo si vede dalla performance dello scorso anno. Il titolo dai massimi del 2021 a 800 euro si è dimezzato. La società, infatti, ha un brand enorme che è Gucci che è in fase di riposizionamento ed è stata la causa principale del forte calo in Borsa. Detta in parole povere, Kering ha “ingozzato” troppo i clienti. Ha abbassato troppo il target e ora il brand ne soffre. Nel lusso la scarsità, l’unicità è importante. La strategia degli ultimi anni invece è stata quella di colpire anche il mercato più retail e questo l’ha fatta percepire come un brand disinflazionato con tanti prodotti per entry level. Da dire anche che Alessandro Michele, il creativo di Gucci, negli ultimi anni forse aveva perso di smalto e il gruppo lo ha sostituito troppo tardi, ritardo che la Borsa non ha apprezzato. Kering continua a fatturare tanto e rimane una società solida ma gli ultimi trimestri i dati di bilancio hanno parlato chiaro, evidenziando una bella flessione dei ricavi e degli utili. Non solo Gucci, ma anche gli altri marchi del gruppo hanno perso quote di mercato. Gucci pesava nel 2022 oltre il 50% sul fatturato e anche di più sulla marginalità, intorno al 70%. Forse anche l’acquisto di Valentino non è stato capito dal mercato che ha considerato l’investimento con un timing errato. Non a torto visto poi il rallentamento del mercato. Il fatturato di Kering nel terzo quarter è sceso del 9% like for like. Gucci -7%. Il titolo francese capitalizza 46 mld e il consensus vede 10 buy, 20 hold e 1 solo sell. Target price a 468 euro, con un rendimento potenziale del 23%. Sempre guardando i dati Bloomberg di consensus, il 2024 potrebbe essere l’anno di inversione del trend con un fatturato in aumento del 5% a 20,5 mld e gli utili a 3,27 mld, crescerebbero sul 2023 del 3,1%. Stime di crescita moderate per il settore, ma pur sempre un inizio. A nostro avviso il consensus lavora in uno scenario di soft landing.

Interessante il grafico tecnico del titolo poiché Kering si trova su una fascia di supporto importantissima e strategica ovvero quella inclusa tra il ritracciamento del 61,8% di Fibonacci a 383,5 euro e il supporto statico in area 350 euro. Una buona fascia supportiva che potrebbe rilanciare la quotazione in Borsa se il peggio è ormai alle spalle. Per trovare la barriera dobbiamo tornare al 2016 a 189,7 euro. Livelli che hanno una rilevanza importante.

Puntare sul lusso con barriera al 50% e rendimento annuo intorno al 10%

Se è chiaro lo scenario, si può puntare sul lusso andando di stock picking sui singoli titoli con una scelta direzionale, oppure si può cercare di estrarre rendimento da un settore avido di dividendi con un certificato che ci paga tanto e protegge altrettanto bene anche da forti fasi di volatilità.

Il certificato di BNP Paribas ISIN XS2669975232 va proprio in questa direzione. Investe su un basket worst of composto da Brunello Cucinelli, Kering e Moncler. Il certificato paga premi mensili con memoria dello 0,8% (9,6% annuo), condizionato ad una barriera al 50%. Sottolineiamo che per il comparto del lusso e visto le volatilità ridotte di questo periodo, è oggettivamente un ottimo pricing. I premi con memoria, lo ricordiamo, permettono di recuperare eventuali premi persi nelle date di osservazione precedenti se uno dei titoli è sotto barriera. Questo meccanismo vale fino alla scadenza quando è possibile recuperare tutti i premi eventualmente persi precedentemente a condizione che i tre titoli siano sopra barriera.

Il certificato è callable, ovvero l’emittente a partire da ottobre 2024 può decidere se richiamare o meno il certificato. In tal caso dovrà restituire il valore nominale e pagare l’ultima cedola più tutte le cedole eventualmente non pagate.

La scadenza naturale è prevista per gennaio 2027 e si configurano due possibilità. Se tutti e tre i titoli saranno sopra barriera, il certificato pagherà il valore nominale di 100 euro a pezzo, più l’ultimo premio ed eventuali premi non pagati. In caso contrario, se anche solo un titolo sarà sotto barriera, il certificato pagherà il valore nominale meno la performance del peggiore. Per capirci, se il worst of chiude all’ultima data di osservazione con un calo del 60%, il certificato paga 40 euro a pezzo.

Ricordiamo che alla pagina di Websim analisi certificati avanzata, trovate tutte le caratteristiche principali del prodotto riassunte, tra cui i livelli di strike, le barriere, la distanza da strike e barriera dei titoli o indici, volatilità implicita a 1 anno e correlazione dei sottostanti, oltre a tanti altri dati utili per valutare il prodotto.

Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 5 su una scala da 1 a 7.

L’investitore è esposto anche al rischio default dell’emittente e alla perdita totale del capitale investito, in caso di azzeramento del valore di uno dei sottostanti.

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