BORSE GLOBALI - Il conflitto in Israele aumenta il rischio di volatilità sui mercati
L'escalation militare tra Israele e Palestina crea instabilità geopolitica e incertezza sui mercati finanziari, con possibili ripercussioni sulla crescita economica

Fatto
L'indice MSCI World ha chiuso venerdì la terza settimana negativa di seguito (-0,30%), malgrado il bel rimbalzo di venerdì scorso (+1%), che rischia di essere riassorbito rapidamente alla luce degli ultimi eventi.
Da inizio anno conserva un guadagno del +9,30%.
L'inaspettata escalation militare tra Israele e Palestina, con gli attacchi terroristici sul territorio israeliano più cruenti degli ultimi 50 anni, apre ad un periodo di ancora più elevata instabilità geopolitica e incertezza sui mercati finanziari, con possibili ripercussioni sulla crescita economica.
Le possibili ripercussioni della situazione in Medio Oriente per i mercati finanziari sono al momento difficili da prevedere.
Dopo gli attacchi a Israele ci aspettiamo una risposta militare massiccia e con rischi di allargamento delle tensioni a tutta la regione.
Da verificare quale atteggiamento terrà l'Arabia Saudita sull'offerta di petrolio, anche alla luce di un probabile innalzamento dei prezzi dopo questa inattesa escalation.
Analizzando le performance dei mercati borsistici principali dopo l'inizio di conflitti militari, si nota una reazione negativa nell'immediato, mentre su un orizzonte di due mesi l'andamento dei mercati evidenzia spesso un recupero a seconda delle implicazioni del conflitto sulla crescita economica.
In questo contesto di incertezza e alla luce dell'attuale situazione macro caratterizzata da un repentino rialzo di inflazione e tassi di interesse non possiamo escludere che possano proseguire le prese di profitto sui mercati ed, in particolare, sui settori maggiormente legati al ciclo economico che hanno registrato buone performance borsistiche da inizio anno.
A seguito di fase di acute crisi geopolitiche e conflitti in aree come quella medio-orientale pensiamo che vi sia spazio per una sovraperformance di settori come quelli legati alle Commodities, in particolare all'Oil, quelli regolati come le Utilities e quelli legati alla Difesa.
L'impatto di breve potrebbe registrare un rialzo del prezzo del petrolio e di beni rifugio come l'oro e il dollaro.
Da capire le reazioni della FED, che in caso di fiammata inflazionistica per il petrolio potrebbe reagire con un ulteriore rialzo dei tassi acuendo il rischio di recessione e conseguentemente di un successivo calo dei tassi di interesse.
Per il momento manteniamo la preferenza per titoli di qualità e per i settori difensivi come quello delle utilities che potrebbero beneficiare in caso di una stabilizzazione dei tassi di interesse.
Descrizione dell'indice MSCI World
L'MSCI World Index, lanciato nel marzo 1986, riflette la performance delle società a grande e media capitalizzazione di 23 Paesi dei mercati sviluppati (DM)*. Con 1.507 componenti, l'indice copre circa l'85% della capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante in ciascun Paese.
*I paesi DM includono: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.

Al primo posto, in termini di peso specifico, ci sono gli Stati Uniti, con oltre il 67%. Segue il Giappone con il 6,1%. A livello settoriale, Tech (22,0%), Farmaceutici (13,50%), Finanziari (13,20% ciascuno) sono i più rappresentati.
Il grado di diversificazione a livello di singole azioni è tale per cui le prime dieci pesano complessivamente poco più del 15% del totale e sono tutte statunitensi. Domina la tecnologica con Apple al primo posto. Solo due i titoli della cosiddetta Old Economy: il colosso dei servizi sanitari UnitedHealth e il colosso petrolifero Exxon .

Effetto
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