La Cina va a caccia di evasori con capitali all'estero
La seconda economia del mondo ha sopportato "ordinatamente" un crollo del settore immobiliare paragonabile per gravità a quello che ha colpito il Giappone negli anni '90 e gli Stati Uniti nel 2008

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Borse della Cina in ripresa nelle ultime battute, dopo un avvio debole. indice Hang Seng di Hong Kong +0,8%, CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,1%, Taiex di Taiwan +1%.
La performance del 2025 è positiva per tutti e tre gli indici, rispettivamente +20%, +9%, +15%.
JD.com +1,5% alla borsa di Hong Kong, ha comunicato attraverso il profilo aziendale su WeChat che il numero di ordini ricevuti durante il Singles' Day, un evento annuale dedicato allo shopping online, è aumentato di quasi il 60%. Le vendite in Giappone, Corea del Sud, Singapore, Malesia, Thailandia e Australia sono più che raddoppiate rispetto al valore di un anno fa.
Fisco cinese all’attacco
Bloomberg riporta che le autorità cinesi stanno intensificando gli sforzi per riscuotere le imposte dai cittadini con redditi da investimenti all’estero e dà conto di una campagna volta a reprimere il commercio transfrontaliero, quello che elude i controlli sui capitali.
Ieri sei uffici fiscali locali, tra cui quelli di città come Pechino e Shenzhen, hanno rilasciato dichiarazioni quasi identiche in cui affermavano di aver "ricordato e istruito" alcuni cittadini a dichiarare i propri redditi esteri e a pagare le imposte arretrate.
Le autorità hanno utilizzato l'analisi dei big data per rintracciare le persone, hanno affermato. Gli ultimi sviluppi segnalano che le autorità cinesi non hanno intenzione di allentare la presa sulla caccia alle imposte derivanti dal commercio offshore e sulla prevenzione dell'evasione dei controlli sui capitali.
La mossa arriva in un momento in cui le autorità sono alla ricerca di ulteriori fonti di entrate per ridurre il deficit di bilancio record, anche perché proventi delle vendite di terreni si sono esauriti e i governi sono molto indebitati.
Cina, un modello economico da ripensare
La seconda economia del mondo ha sopportato un crollo del settore immobiliare cinese paragonabile per entità a quello che ha interessato il Giappone negli anni '90 e gli Stati Uniti nel 2008, eppure l'economia cinese nel suo complesso è riuscita comunque a crescere di circa il 4,5-5% all'anno, con ripercussioni limitate sui mercati finanziari globali.
Secondo Tiffany Wilding, Economist di PIMCO e Stephen Chang, Portfolio Manager di PIMCO, “questa resilienza è in gran parte dovuta alle politiche governative che hanno stimolato la crescita in altri settori, in particolare quello manifatturiero (veicoli elettrici, batterie, energia solare), delle infrastrutture e delle esportazioni, contenendo al contempo il contagio e distribuendo le perdite nel tempo”, si legge nella nota.
Il settore immobiliare si è quasi dimezzato nel giro di pochi anni, scendendo al 6% del PIL e le esportazioni nette e gli investimenti hanno guidato la maggior parte della crescita, ma i prezzi all'esportazione sono diminuiti e la forte concorrenza interna ha ridotto i margini e mantenuto bassi i profitti.
Il modello di crescita cinese basato sull'offerta e sulle esportazioni sta ora incontrando dei limiti, “i dati sul PIL reale della Cina nel terzo trimestre riflettono queste sfide commerciali”, proseguono i gestori. “Sebbene i dati complessivi siano stati migliori del previsto, l'analisi dei dati ufficiali per categoria di spesa del PIL rivela una debolezza di fondo. La domanda interna privata (ovvero i consumi privati più gli investimenti) ha registrato la più forte contrazione trimestrale dall'inizio della pandemia, con la contrazione degli investimenti in immobilizzazioni che si è estesa dal settore immobiliare a quello manifatturiero e delle infrastrutture. Anche la crescita degli investimenti delle imprese statali, precedentemente stabile, ha subito un calo di recente”.
Nel complesso, prosegue la nota, gli ultimi dati indicano che, nonostante una crescita del PIL reale superiore alle aspettative, le condizioni interne della Cina si sono recentemente indebolite, mentre la crescita del commercio sta rallentando (ad eccezione del commercio con l'Africa). Nonostante queste sfide, la produzione cinese ha continuato a procedere a un ritmo sostenuto, con un accumulo sia delle scorte di materie prime che dei prodotti finiti.
In prospettiva, le scorte non possono continuare ad accumularsi se la Cina desidera contrastare le tendenze deflazionistiche e mantenere un'economia stabile. I responsabili politici cinesi hanno recentemente sottolineato una campagna “anti-involuzione” per contrastare l'intensa concorrenza e concentrarsi su una crescita di qualità superiore.
Analisi tecnica indice CSI 300
L'indice principale della borsa cinese sta confermando il trend rialzista avviato dai minimi di aprile, quando è scoppiata la guerra commerciale. La violazione della soglia discriminante verso 4.500 punti dovrebbe spingere l'indice fin verso i top del 2021 in area 5.900 per un upside potenziale intorno al +30%.
Operatività
Restiamo ottimisti nel lungo termine. Scattati gli incrementi di posizione al superamento di area 4mila e 4.500 punti. Target di trading verso 4.750 punti e target finale verso 5.800 punti. Si suggerisce di sfruttare discese fin verso area 4mila punti per comprare sulla debolezza.
Tra gli ETF quotati alla Borsa di Milano che investono sulle borse della Cina, segnaliamo i seguenti, ciascuno dei quali contraddistinto da caratteristiche specifiche. Ciò consente acquisti complementari: il primo offre maggiore esposizione ai titoli dell'alta tecnologia; il secondo replica l'indice CSI 300; il terzo direziona le risorse verso le società tech quotate a Taiwan.
ETF Franklin Ftse China Ucits Etf - Usd (Acc)
Isin: IE00BHZRR147 (FLXC)
Nel 2025: +24,0%
L'ETF investe in azioni a grande e media capitalizzazione in Cina e replica il rendimento dell'indice FTSE China 30/18 Capped. L'indice ha un'ampia copertura delle classi di azioni cinesi, tra cui le azioni A, B, H, N; le azioni Red, P, S Chips. I componenti di tipologia A sono disponibili per gli investitori internazionali attraverso il Northbound China Stock Connect Scheme. Il peso dei singoli componenti viene ponderato tenendo conto del flottante e delle restrizioni applicate agli investitori stranieri. E' rivisto semestralmente. Replica fisica. Valuta di denominazione USD. Valuta di quotazione EURO. Non distribuisce dividendi. Costi di gestione 0,19% annuo. Leggi il documento KID.
Gli indici FTSE Russell UCITS Capped sono ponderati per la capitalizzazione di borsa e progettati per limitare la concentrazione in ogni singola azione nel rispetto dei requisiti di diversificazione richiesti dall'Unione Europea (UCITS). In particolare, l'indice FTSE China 30/18 Capped rappresenta la performance delle società medio/grandi quotate sulla borsa cinese. Per evitare una concentrazione eccessiva in ogni singola azione, il peso di ciascun componente è limitato ogni trimestre di modo che quello della più grande azienda non superi il 30% e l'eventuale peso delle altre aziende non superi il 18%. I primi cinque titoli presenti in ordine di peso sono:
ETF X-TRACKERS CSI300 UCITS
Isin LU0779800910 (XCHA)
Nel 2025: +14,0%
L'ETF replica l'andamento dell'indice CSI 300, indice che riflette l'andamento delle azioni di 300 società quotate sulla Borsa Valori di Shangai e sulla Borsa Valori di Shenzhen (Azioni Cina A). Non distribuisce un dividendo. Spesa corrente annua 0,50%. Valuta di denominazione USD. Valuta di quotazione EURO. Leggi il Documento KID.
Per investire con la massima diversificazione sulla Borsa di Taiwan, Piazza Affari mette a disposizione il seguente strumento specializzato:
ETF Franklin Ftse Taiwan - Usd (Acc)
Isin: IE000CM02H85 (FLXT)
Nel 2025: +21,0%
Obiettivo dell'ETF è replicare con acquisti fisici (azioni e non derivati) l'andamento delle principali blue chip della borsa di Taiwan tramite l'indice FTSE Taiwan 30/18 Capped Net Return. Valuta di denominazione USD. Valuta di quotazione EURO. Commissioni totali annue (Ter) 0,19%. Leggi il documento KID. L'indice FTSE Taiwan 30/18 Capped, a sua volta, replica l'andamento dei titoli azionari a grande e media capitalizzazione della borsa di Taiwan. Per evitare una concentrazione eccessiva in ogni singola azione, il peso di ciascun componente è limitato ogni trimestre di modo che quello della più grande azienda non superi il 30% e l'eventuale peso delle altre aziende non superi il 18%.

