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BPM, Brembo e Intesa Sanpaolo: il trio che offre una maxicedola del 16% a dicembre

Vale il 16% la maxi cedola del certificato ISIN CH1308688626 su Italia appena emesso da Leonteq con carta EFG International e che sarà pagata il 18 dicembre 2023.

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In arrivo a dicembre la maxicedola del 16% del nuovo certificato d’investimento firmato Leonteq con carta EFG International. Il prodotto ISIN CH1308688626 replica il paniere composto da Brembo, Banco BPM e Intesa Sanpaolo e staccherà, il prossimo 18 dicembre 2023, un maxipremio del 16% del valore nominale a condizione che l’11 dicembre 2023, tutti i sottostanti rimangano sopra il livello barriera posto al 35% dello strike. Ciò significa che i sottostanti possono perdere fino al 65% dai loro livelli iniziali.

Segnaliamo che l'ultimo giorno utile per acquistare il certificato beneficiando del maxipremio è il 13 dicembre 2023 compreso.

Il prodotto successivamente staccherà premi trimestrali dell’1% condizionati ad un livello barriera posto al 55% dello strike. Stesso livello barriera per il rimborso a scadenza del capitale. Durata 4 anni e possibilità di scadenza anticipata da novembre 2025. Ricordiamo che sia il maxipremio, sia tutti i premi che vengono riconosciuti durante la vita del certificato possono essere compensati con le minusvalenze in portafoglio.

Prima di approfondire le caratteristiche di questo prodotto, come sempre vediamo di contestualizzarlo.

Investire sull’Italia

Negli ultimi mesi, l’Italia ha ricevuto notizie incoraggianti dal mondo della finanza. Moody’s, una delle principali agenzie di valutazione, ha mantenuto il rating del Paese a "Baa3", ma con una prospettiva stabile, sostituendola con quella precedentemente "negativa". 

L'approvazione positiva di Moody's sulla valutazione dell'Italia ha quindi soddisfatto il governo, interpretando tale scelta come una validazione delle politiche di austerità implementate attraverso la Legge di Bilancio. Tali misure, che hanno richiesto sacrifici da parte di vari ministri, hanno ottenuto anche l'approvazione di altre agenzie di rating. Attualmente, l'obiettivo dell'Italia è ottenere l'approvazione della Commissione Europea nella prossima revisione del semestre europeo per la sua manovra economica.

Nonostante questi segnali positivi, la crescita economica italiana sembra stagnare. Secondo le proiezioni di Confindustria, il PIL del Paese potrebbe rimanere invariato nel terzo trimestre del 2023, con una contrazione nei settori dei servizi e dell'industria.

Sulla stessa scia le prospettive economiche dell'Ocse presentate ieri, in cui la crescita del PIL italiano sia nel 2023 che nel 2024 è stimata al +0,7%, rivista al ribasso dal +0,8% indicato precedentemente.

"La bassa crescita salariale e l’elevata inflazione hanno eroso i redditi reali, le condizioni finanziarie si sono inasprite e la maggior parte del sostegno fiscale eccezionale ha riguardato la crisi energetica è stata superata, pesando sui consumi privati e sugli investimenti. Il previsto calo dell’inflazione, i tagli mirati delle imposte sul reddito e la ripresa degli investimenti pubblici legati ai fondi New Generation EU (NGEU) compenseranno solo in parte - sottolinea l'Ocse- questi ostacoli. I rischi sono orientati al ribasso. Il principale rischio al ribasso è un inasprimento delle condizioni finanziarie maggiore del previsto a causa della politica monetaria più restrittiva dell’area euro o di un aumento del premio per il rischio sui titoli di Stato italiani".

Sempre per l’Italia, l’Organizzazione per la cooperazione lo sviluppo economico prevede una inflazione al 6,1% sulla media di quest’anno e poi in rallentamento al 2,6% il prossimo anno e al 2,3% nel 2025. Il tasso di disoccupazione è previsto in calo al 7,6% quest’anno, dall’8,1% del 2022, in lieve risalita al 7,8% nel 2024 e di nuovo in calo al 7,6% nel 2025.

Nel frattempo, è stato dato il via libera dalla Commissione Europea al pagamento della quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Vale 16,5 miliardi e spinge il totale delle risorse erogate a 102 miliardi, più della metà dei 194 complessivi previsti dagli accordi firmati tre anni fa dal governo Conte e rivisti la scorsa settimana.

La richiesta di pagamento della quarta tranche era stata presentata il 22 settembre 2023, dopo il conseguimento da parte dell’Italia di 21 traguardi e sette obiettivi stabiliti nella decisione di esecuzione del Consiglio. Come ha spiegato la Commissione, tali traguardi e obiettivi riguardano una serie di riforme trasformative in settori strategici fondamentali quali la giustizia penale e civile, il pubblico impiego, gli appalti pubblici, l'assistenza per le persone anziane e l'assistenza a lungo termine.

Gli investimenti compresi in questa richiesta di pagamento riguardano anch'essi un'ampia gamma di settori, quali l'efficienza energetica degli edifici, le infrastrutture per l'idrogeno, l'assistenza all'infanzia, la transizione digitale, la mobilità sostenibile e l'inclusione sociale. Tra questi figurano, ad esempio, l'installazione di infrastrutture di ricarica e il potenziamento del parco ferroviario del trasporto pubblico regionale con treni a emissioni zero. Un investimento riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Vi sono investimenti per combattere la povertà educativa nel Sud e per aumentare l'offerta di asili nido e scuole materne e di servizi di educazione e cura della prima infanzia. E ancora l’intenzione di aumentare la disponibilità di alloggi economicamente accessibili per gli studenti universitari.

Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea scrive: "Congratulazioni all'Italia. La Commissione europea approva la quarta richiesta di pagamento nel piano di ripresa volto a promuovere la mobilità sostenibile; riformare gli appalti pubblici, l'amministrazione fiscale e il sistema giudiziario; incoraggiare le donne a entrare nel mercato del lavoro. Questo apre la strada alla prossima erogazione di 16,5 miliardi di euro". 

Dato che il futuro dell’Italia si prospetta incerto, il nostro suggerimento è quello di muoversi con prudenza e scegliere le migliori soluzioni di investimento per proteggere il capitale a scadenza e soprattutto farlo fruttare. Uno strumento, che combina le esigenze di protezione e profitto, è il certificato d’investimento codice ISIN CH1308688626 emesso da Leonteq con carta EFG International che punta su tre campioni italiani: Intesa Sanpaolo, Banco BPM e Brembo.

Quale strumento d’investimento scegliere?

Il nuovo Maxi Cash Collect Certificate ISIN CH1308688626 firmato Leonteq punta su tre campioni italiani: Banco BPM, Intesa Sanpaolo e Brembo.

A livello borsistico i tre titoli italiani da inizio anno registrano performance in territorio positivo, quella più ampia è quella di Banco BPM con un +48,51%, seguita da Intesa Sanpaolo con +25,02% e Brembo +4,39%.

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Il paniere composto dai tre titoli presenta una matrice di correlazione poco correlata, ciò significa che durante la vita del prodotto i tre titoli possono prendere strade differenti. Il titolo più volatile a 1 anno è Banco BPM.

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Al momento il consensus su Bloomberg, come riportato dalla tabella (aggiornata 29 novembre 2022), mostra come gli analisti sono sostanzialmente buy su Intesa Sanapolo e Banco BPM, mentre il giudizio è misto su Brembo.

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Dopo aver analizzato il basket, focalizziamo l’attenzione sul prodotto evidenziandone struttura e caratteristiche. I certificati d’investimento possono offrire un buon rendimento eliminando i problemi di timing tipici dell’investimento sui singoli sottostanti e limitare l’impatto di eventuale volatilità sul settore nel portafoglio, grazie alla protezione condizionata del capitale a scadenza.

Maxipremio del 16% del valore nominale

Punto di forza del certificato è il Maxipremio pari al 16% del valore nominale condizionato ad un livello barriera profondo posto al 35% dello strike (data di osservazione 11 dicembre 2023), questo significa che per incassare il maxipremio i titoli sottostanti possono perdere fino al 65% dallo strike. Il maxipremio può dare la possibilità all’investitore di compensare eventuali minusvalenze in portafoglio.

Premi trimestrali condizionati

A partire dal 22 febbraio 2024, il prodotto staccherà premi trimestrali condizionati pari a 10 euro se i sottostanti, nelle date di valutazione, non scenderanno oltre la barriera fissata al 55% dello strike. Se, in una data di osservazione dei premi trimestrali, uno dei sottostanti dovesse perdere oltre il 55% dallo strike, il premio non verrà incassato, ma potrà essere recuperato grazie all’effetto memoria dei premi trimestrali condizionati.

Effetto memoria dei premi trimestrali condizionati

Tutti i premi trimestrali sono caratterizzati dall’effetto memoria, che permette all’investitore di incassare tutti i premi non precedentemente incassati qualora, in una data di osservazione dei premi trimestrali, tutti i sottostanti si trovino sopra il livello barriera pari al 55% del livello iniziale.

Rimborso anticipato trimestrale

Il certificate gode della possibilità di rimborso anticipato che sarà attivo da novembre 2025, e che scatterà se i tre sottostanti si riporteranno, nelle date di valutazione trimestrali, ad un valore superiore a quello iniziale. Se la condizione, nelle date di autocall trimestrali, non sarà soddisfatta, il prodotto continuerà a quotare fino alla scadenza naturale fissata al 22 novembre 2027.

Rimborso a scadenza

Se il certificate non scade anticipatamente, alla data di valutazione finale l’investitore riceverà 1000 euro più il premio relativo al trimestre in corso e i premi precedentemente incassati.

Se il prezzo di anche solo un sottostante, alla data di valutazione finale, si troverà sotto al suo livello di barriera (55%), l’investitore riceverà un pagamento uguale alla performance del peggior sottostante rispetto al livello iniziale.

Qui di seguito i riferimenti e le distanze aggiornate.

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Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 5 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza nemmeno generica o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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