Fatto
Il 2018 si sta per chiudere con una perdita intorno al -12%. Salvo ravvedimenti dell'ultima ora, rischia di essere l'anno peggiore dal 2008, l'anno del crack di Lehman Brothers, quando le Borse mondiali accumularono un drammatico -43%.
Il mondo sta forse andando in recessione? Così sembra pensarla gran parte degli addetti ai lavori, anche se di "rallentamento" continuano a parlare i principali protagonisti del mondo della finanza. La Fed ha appena aggiustato le previsioni di crescita del Pil Usa 2019 al 2,3% dal 2,5%.
La nostra visione è meno traumatica. Crediamo che in questa fase gli investitori siano "disturbati" da una serie di fattori temporanei in grado di stimolare la vendita di azioni a favore di asset considerati meno rischiosi.
1)
Fed. L'atteggiamento della banca centrale americana, che ha annunciato altri due rialzi dei tassi nel 2019 pur riducendo la traiettoria di politica monetaria, è stato giudicato ambiguo. Gli investitori americani, per le loro abitudini di spesa (si indebitano molto), diventano parecchio nervosi quando il denaro comincia a costare di più;
2)
Dazi. Se ufficialmente Cina e Stati Uniti continuano a parlarsi, le ultime mosse delle autorità giudiziarie statunitensi rischiano di far saltare il negoziato. Dopo l'arresto a sorpresa del vicepresidente di Huawei, il Dipartimento di Giustizia ha pensato bene di incriminare due cinesi, accusati di aver hackerato le reti informatiche e telematiche di aziende e agenzie governative di Paesi occidentali. La coppia, era parte di un "gruppo di hackers" noto come 'Advanced Persistent Threat 10’, legato all'intelligence di Pechino. Zhu Hua e Zhang Shilong lavoravano per un'azienda cinese, la Huaying Haitai, collegata al ministero cinese per la Sicurezza dello Stato e dal 2006 al 2018 sarebbero riusciti a carpire informazioni penetrando nei computer di almeno 45 compagnie dell'hi-tech e di sicurezza tecnologica in 12 paesi;
3)
Shutdown. C'è la paura di una paralisi delle attività del governo federale. Lo stop per mancanza di fondi scatta a mezzanotte di oggi, se al Congresso non si arriverà ad un compromesso sulla legge di spesa. Ieri la Casa Bianca si è rifiutata di firmare il testo, frutto dell’intesa raggiunta al Congresso, perché non ci sono i 5 miliardi di dollari necessari alla costruzione del muro al confine con il Messico.
Lo specchio della borsa.
L'indice MSCI ACWI (acronimo di All Country World Index), raggruppa un totale di oltre 2.700 azioni di società quotate su 23 mercati sviluppati e 24 mercati emergenti appartenenti a 11 settori diversi. E' rappresentato circa l'85% del totale di ogni mercato. Rispecchia qualcosa come 3,7 trilioni di dollari di asset. Il massimo della diversificazione borsistica.

L'indice (ieri 450 punti) è scivolato sui minimi dall'aprile 2017. Ottobre si era chiuso con un calo del 7,6%, peggior mese dal maggio 2012, ma dicembre con un parziale di -8% rischia di frantumare anche questo record negativo.
Nel corso del terzo millennio, sono stati cinque gli anni in rosso su diciotto, comprendendo quello in corso, ormai dato per certo.
Al momento la composizione geografica dell'indice MSCI World è evidenziata dalla torta allegata. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti con un peso superiore al 50%. La sorpresa semmai arriva dalla Cina che compare oggi dietro Giappone, Gran Bretagna e Francia. Questo, è bene precisarlo, è la conseguenza di ragioni tecniche di scarsa trasparenza della borsa cinese.

A livello settoriale, Tech (20%) e Finanziari (17%) sono i più rappresentati.
Il grado di diversificazione a livello di singole azioni è tale per cui le prime dieci azioni pesano complessivamente per poco più del 10% e sono tutte azioni a stelle e strisce.

Il P/E medio dell'indice MSCI ACWI, sulle stime aggiornate raccolte da Bloomberg, si è ridotto drasticamente a 14,80x da 16x di ottobre. Contemporaneamente, il dividend yield medio stimato è cresciuto al 2,80% dal 2,60% di ottobre.
Effetto
Il quadro grafico di lungo periodo.
Il grafico sotto mette in evidenza la forza del trend rialzista di lunghissimo periodo che riflette un concetto molto semplice: il mondo sembra "condannato" a crescere. Attualmente è in corso un uptrend avviato nel 2009, dopo lo shock scatenato dalla crisi subprime (fallimento Lehman), che ha generato nuovi massimi storici nel gennaio 2018 a 550 punti. La fase correttiva (-18% dal picco) è partita proprio a ridosso della trendline evidenziata nell'immagine e ha riportato l'indice sui livelli di un anno fa.
Supporti di valenza crescente sono da ricercare in area 450/430, ormai in vista, e in area 350 (dowside risk -23%).
Operatività. Manteniamo il giudizio positivo di lungo periodo. Comprare questo indice significa partecipare alla crescita dell'economia globale. Fasi deboli come questa si possono sfruttare al meglio per impostare acquisti. Un livello interessante è quello appena raggiunto verso 450/430 punti. In caso di ripresa, l'obiettivo naturale del movimento è collocato sui massimi storici intorno a 550 punti.
Cambio di scenario ed eventuale stop loss da applicare in caso di ritorno sotto 430 punti, per reimpostare gli acquisti verso 350 punti.
Il mercato mette a disposizione strumenti in grado di riflettere l'andamento delle borse globali evitando all'investitore di concentrare il rischio sulle singole Borse o, peggio, sulle singole azioni. Tra questi:
ETF SPDR MSCI ACWI
Isin IE00B3YLTY66 [IMIE.MI]
L'obiettivo del fondo consiste nel riprodurre il rendimento azionario dei paesi sviluppati e emergenti replicando l'andamento dell'indice Msci All Country World Index espresso in dollari Usa. Questo Etf permette quindi di accedere, con cifre modeste e attraverso l’acquisto di un singolo strumento finanziario, a un portafoglio di azioni su scala mondiale. Non distribuisce dividendo. Commissioni totali annue 0,40%.
Performance da inizio 2018: -6,6%
A 1 mese: -6%
A 6 mesi: -11%
A 3 anni: +5% annualizzato
A 5 anni +8,8% annualizzato
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