SETTORE TECH - Gonfi di cash e solidi come le sequoie della California
Settimana positiva per i Tecnologici, sostenuti dall'attenuazione delle tensioni sui tassi e dalla fuga dalla banche

Fatto
In queste giornate di sussulti e movimenti violenti, con livelli di volatilità non tanto diversi da quelli raggiunti nei momenti più delicati delle passate crisi finanziarie, i grandi nomi dei tech si propongono ogni giorno di più come la roccia dove ancorarsi.
Da inizio mese il Nasdaq guadagna il +3,4% ed il Dow Jones perde il -2,2%.
Da inizio anno il divario è ancora più ampio: +12% vs -3%.
Nelle ultime settimane, nel mondo tech, il grande batte il piccolo: il Nyse Fang, dove ci sono i colossi del listino, segna da inizio marzo +8,3%.
Quando tutto si muove e vacilla, è normale che ci si fidi di più delle grandi capitalizzazioni. Ma in più, in questa tempesta scatenatasi nelle banche minori, è emerso che vince il contante. Anzi, vince il quasi contante, ovvero le obbligazioni a corta scadenza assimilabili al cash.
Apple , Amazon , Alphabet e gli altri titani dell’high tech sono noti al grande pubblico per i loro prodotti ed i loro servizi. Nel mondo finanziario si sa bene che sono anche degli immensi forzieri di liquidità.
Mettendo insieme quel che dichiaravano a fine anno le tre corportation indicate, si arriva a 353 miliardi di dollari in liquidità o strumenti assimilabili ad essa.
Viene così confermato anche in queste ultime due settimane quel che si è visto in passato: le performance operative e l’andamento del core business non sono gli elementi di indirizzo principali dei grandi nomi del Tech, i driver sono i tassi e la liquidità.
Il risveglio del Nasdaq, infatti, è avvenuto quando la Federal Reserve, per far fronte all’instabilità dei mercati causata dal fallimento di alcune banche regionali, è stata costretta a riaprire i rubinetti della liquidità. Il bilancio della banca centrale, che secondo i propositi del 2022, avrebbe dovuto scendere gradualmente, è tornato improvvisamente su.
I dati della settimana passata hanno mostrato che la grana SVB è costata alla Fed un aumento di bilancio di oltre 500 miliardi di euro. Il totale (8.730 miliardi di dollari) è tornato ai livelli di ottobre.
La corsa ad approvvigionarsi al bancomat della banca centrale ha avuto come effetto, la cancellazione di circa tre quarti dell’effetto del Quantitative Tightening, secondo i calcoli di Gabriel Debah, analista di eToro.
Quando la liquidità è abbondante, le balene del listino tornano a muoversi. Il mercato delle obbligazioni, che non crede a quanto dice Jerome Powell sul proseguimento della stretta monetaria, indica che per un po’ i cetacei del Nasdaq saranno attivi.
Effetto
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