SETTORE PETROLIFERO - C'è una grana a Houston

I soci di Hess dicono sì al cambio di proprietà, ma l'operazione rischia comunque di saltare perché c'è una bega legale su un asset strategico. Intanto, Marathon potrebbe fondersi con ConocoPhilips

Qui, ogni strada racconta la storia di una lunga tradizione petrolifera.

Fatto

A Houston, la capitale dell’industria petrolifera degli Stati Uniti, ci sono probabilmente più banchieri d’affari e avvocati che ingegneri minerari in questi giorni: alcuni dei nomi di spicco delle società con sede nella città del Texas stanno provando a chiudere o aprire importanti operazioni straordinarie.

ConocoPhillips sarebbe in trattative avanzate per fondersi con  Marathon Oil , secondo quanto riferisce il Financial Times. La prima, con sede a Houston, sta preparando un’offerta tutta in carta che valuta la seconda, con sede nell’Ohio, 78 miliardi di dollari, 15 miliardi in più, circa della capitalizzazione ai prezzi di ieri. Il quotidiano aggiunge che sembra essere tramontata l’ipotesi di una combinazione tra Marathon Oil e Devon Energy , un operatore di minor taglia specializzato nell’esplorazione di giacimenti di gas e petrolio.  
ConocoPhillips punta con l’aggregazione a far entrare nel portafoglio delle attività alcuni importanti giacimenti di scisto in Texas e Nord Dakota, oltre che ingenti riserve di idrocarburi in aree remote e difficili, tra cui la Guinea Equatoriale, minuscolo paese dell’Africa occidentale diventato negli ultimi anni uno dei più grandi esportatori di petrolio e gas.

Le indiscrezioni del Financial Times sono arrivate a poche ore di distanza dal via libera dei soci di Hess alla vendita a Chevron . L’assemblea avrebbe dovuto essere poco più che una formalità, ma le complicazioni emerse dopo l’annuncio dell’operazione da 53 miliardi di dollari, hanno reso l’evento un mezzo dramma. La società di consulenza per i soci di minoranza Shareholder Services aveva consigliato l’astensione, così come tanti fondi che denunciano la confusione su un punto di questione primaria: le quote nel maxi giacimento della Guyana.
Hess detiene poco meno di un terzo di quella che viene considerata una delle più ricche aree di estrazione del pianeta. Uno degli altri due soci del consorzio di estrazione, Exxon dice di avere una prelazione sulla quota, da lì, è nata una contesa che pare si trascinerà fino al 2025.

La situazione potrebbe diventare ancora più ingarbugliata nel caso l’arbitrato internazionale dovesse dare ragione agli altri due soci di Hess in Guinea, a quel punto si tornerebbe al punto di partenza, prima del lancio dell’offerta di Chevron. Un esercito di avvocati e di banchieri sta cercando di venire a capo della vicenda.

Effetto

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