S&P500 - Record n° 54, in arrivo un biennio da rialzi storici

In 100 anni, è successo solo 4 volte che l'S&P500 abbia chiuso 2 anni consecutivi con rialzi superiori al 20%. Nel 2023 il guadagno è stato del 23%, a oggi la performance positiva è del 26%  

La bandiera degli Stati Uniti decorativa su una facciata storica, riflettendo la ricca eredità culturale del paese.

Fatto

Le rassicurazioni sul proseguimento del taglio tassi da parte della Federal Reserve hanno portato ieri l’S&P500 al 54° record da inizio anno.

Il 2024 potrebbe chiudersi con un’altra performance strabiliante, +26% a oggi: il 2023 è terminato con rialzo stellare del 23%. Se la situazione dovesse essere questa, al termine dell'ultima seduta di dicembre, ci troveremmo second Bank of America in una situazione vista poche volte nella storia: in cento anni, è successo solo quattro volte che l’indice di riferimento abbia chiuso due anni consecutivi con rialzi superiori al 20%.

Che succede nel terzo anno?

Gli analisti autori del report citato da Barron’s non hanno trovato granché di rilevante nella storia: nel 1929, l’anno della grande depressione, l’S&P500 ha perso il 12%, nel 1936 il 39%, nel 1955 il guadagno è stato del 3% nel 1997 del 31%.
Messa da parte la statistica, la banca d’affari si affida alle proprie valutazioni e afferma in modo risoluto che nel 2025 l’indice di riferimento della borsa degli Stati Uniti, avrà “probabilmente un movimento a due cifre”.

Anche Columbia Threadneedle Investment consiglia di non abbandonare Wall Street l’anno prossimo.

Steven Bell, il Chief Economist EMEA della casa d’investimento spiega stamattina le ragioni in un report. Il punto di partenza è il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. I mercati hanno festeggiato e continuano a essere ottimisti, visto che l'S&P 500 è cresciuto di oltre il 4% dalle elezioni e ha battuto la maggior parte degli altri indici di borsa a livello mondiale. Le società statunitensi più piccole hanno fatto ancora meglio: il Russell 2000 ha registrato un aumento di quasi l'8% dal 5 novembre. Va detto che in queste ultime settimane i timori di una recessione sono diminuiti e ci si aspetta ora una crescita economica costante. Inoltre, “l'inflazione ha ripreso il suo trend discendente, convincendo la maggior parte degli analisti e dei membri della Fed che l'anno prossimo raggiungerà il target del 2%. In questo contesto, le società statunitensi continuano a registrare utili solidi; per questo motivo, abbiamo recentemente aggiornato le previsioni sugli utili USA per il 2025”, si legge nel report.

Bell ammette che alcune uscite di Trump sui dazi e deep state, in aggiunta ad alcune scelte sulla composizione della squadra di governo, siano preoccupanti e potenzialmente negative per la tenuta dei mercati. Un conto sono però le affermazioni fragorose della campagna elettorale e un conto sono i passi formali. “Non ci aspettiamo che Trump porti a compimento la sua minaccia di imporre tariffe del 25% su Messico e Canada, ma quasi sicuramente aumenteranno durante la sua presidenza. Questo causa un aumento dei prezzi e, in ultima analisi, riduce il benessere economico. Riteniamo, però, che l'impatto complessivo sugli Stati Uniti sarà modesto: saranno colpiti solo i beni, non i servizi, e ci saranno molte esenzioni. Per esempio, non ci aspettiamo verranno imposte delle tariffe sugli iPhone anche se importati dalla Cina.

Le conseguenze si avvertiranno principalmente nei Paesi esportatori. Inoltre, le aziende statunitensi focalizzate sul mercato interno ne trarrebbero vantaggio”.

Effetto

Analisi Tecnica. Il quadro grafico di lungo periodo si conferma saldamente rialzista e si muove in territorio inesplorato. Un primo obiettivo è posizi…

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 Redazione

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