NASDAQ 100 - OpenAI fissa un riferimento al valore dell'intelligenza artificiale

La startup dietro a ChatGPT potrebbe valere circa 86 miliardi di dollari, a fronte di un giro d'affari nell'ordine del miliardo di dollari nell'anno in corso

blockchain il futuro delle transazioni finanziarie

Fatto

Wall Street dovrebbe chiudere la settimana in ribasso, ma in cima alla classifica delle migliori performance non ci dovrebbero essere cambiamenti.

Miglior componente del Nasdaq 100 da inizio anno resta Nvidia con un rialzo del 188%, il calo degli ultimi tre giorni ha solo leggermente ridimensionato una performance stellare.

Il balzo della prima parte del 2023 è stato per buona parte riconducibile alle comunicazioni riguardanti la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, per cui, ogni volta che si parla di questo tema è giusto prenderne atto: in questa fase di avvio della corsa al nuovo paradigma tecnologico, le valutazioni finanziarie e le considerazioni economiche non sono tutto, pesano anche le argomentazioni di natura etica, legale e politica.

Restando comunque sulle prime, è da segnalare l’indiscrezione del Financial Times e di Bloomberg sul valore di OpenAI: la startup creatrice di ChatGPT starebbe offrendo le azioni in precedenza distribuite ai dipendenti, a un prezzo che implica una valutazione di 86 miliardi di dollari.

La cifra è coerente al range 80-90 miliardi di cui aveva parlato il mese scorso il Wall Street Journal.

Dando per buona questa cifra, la transazione al servizio dell'ingresso di nuovi soci potrebbe avvenire a un multiplo di 86 volte i ricavi: Bloomberg ha scritto che OpenAI dovrebbe chiudere l'anno in corso con circa un miliardo di euro di vendite.

Il multiplo è stellare anche per il mondi magici dell'AI.

Nvidia, la prima beneficiaria della corsa all’intelligenza artificiale, gira a poco meno di venti volte i ricavi dell’anno fiscale in corso.

In tempi normali, la notizia avrebbe potuto muovere Microsoft , socio al 49% di OpenAI, ma con il mercato più interessato alla corsa dei tassi, che alla corsa all’intelligenza artificiale, il titolo del colosso del software si è mosso pochissimo.

Nvidia invece non ha sofferto solo del mal di tassi ma ha pagato le indiscrezioni sul giro di vite all’export di alta tecnologia verso la Cina che la Casa Bianca si prepara a dare. Il titolo ha toccato ieri il minimo da tre settimane a 421 dollari e dai massimi di breve periodo toccati il 10 ottobre, perde l’11%.

I timori potrebbero essere anche fondati, visto che la Cina valeva lo scorso trimestre circa un quinto dei ricavi, ma resta il fatto che nel corso della presentazione degli ultimi sbalorditivi dati, il ceo Jen-Hsun Huang è stato chiaro nell’indicare il problema del momento della società: l’incapacità dell’attuale struttura industriale di soddisfare gli ordini arrivati. Perdere clienti è in questo momento un problema trascurabile.

Effetto

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