Bond - Trump ha un'idea d'oro per far salire quelli a lungo termine

Il Tesoro degli Stati Uniti siede su una colossale plusvalenza, quella derivante da una rivalutazione delle riserve aurifere: i prezzi a bilancio sono quelli del 1973, solo 42 dollari l'oncia. 

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Fatto

Mentre i risparmiatori italiani si buttano sul BTP Più, in Europa le obbligazioni governative si indeboliscono sul timore di un aumento della spesa per la difesa che si porta dietro un indebolimento dei conti pubblici e più emissioni di prestiti da parte dei paesi.

Per completare il contesto, va anche segnalato il movimento dei tassi di rendimento dei Treasury, prima su,  la scorsa settimana, dopo il dato sull’inflazione, poi di nuovo giù, quasi in assenza di motivi specifici.

Intanto l’oro continua a rubare la scena al bitcoin, sonnecchiante da qualche settimana sotto quota centomila. Il metallo prezioso di riferimento, ha registrato venerdì il calo giornaliero più ampio degli ultimi due mesi, oggi sale di nuovo.

Quasi tutti i commentatori mettono in relazione questi movimenti di prezzo con la guerra commerciale e con l’inflazione. 

Antonio Cesarano guarda altrove e afferma che in questo momento i prezzi dell’oro e delle obbligazioni sono interdipendenti. Per questa ragione: il governo degli Stati Uniti, con il benestare della banca centrale vuole far leva sulle riserve aurifere per ottenere quel calo dei tassi a lungo termine auspicato dal Segretario al Tesoro, Scott Bessent, nelle sua ultime uscite pubbliche.

Lo schema di massima del piano, messo a punto probabilmente dal capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Stephen Miran, è stato indicato dal Financial Times la scorsa settimana. Nei giorni successivi sono emerse delle conferme.

Il punto di partenza è la colossale plusvalenza, pari a circa ottocento miliardi, che il governo otterrebbe rivalutando le riserve aurifere ai prezzi di oggi: l'oro è stato iscritto a bilancio a 42,5 dollari l’oncia nel 1973 e non è mai stato aggiornato.

Se, dopo aver ottenuto il via libera del Congresso, la Casa Bianca dovesse decidere di monetizzare la voce più importante degli attivi del Tesoro, Donald Trump potrebbe chiedere alla Federal Reserve, il soggetto che detiene fisicamente i lingotti, di avere a disposizione le risorse generate dalla rivalutazione, nel Treasury Government Account (TGA).

Visto che stiamo parlando di istituzioni, non si tratta banalmente di spostare del denaro da una parte all’altra. La banca centrale, può consegnare la cifra solo stampando più moneta.

Tutto questo giro di miliardi dovrebbe avere effetti positivi sui conti pubblici in termini di emersione di un valore nascosto: il mercato delle obbligazioni ne sarebbe rinfrancato in quanto si ridurrebbe il fabbisogno del Tesoro in termini di nuovi prestiti.

Ci sarebbe però da tenere conto dell'aumento dell’inflazione innescato dall'incremento della base monetaria, con possibile rafforzamento della valuta e conseguente corsa all'oro. 

Come coniugare a quel punto il probabile rafforzamento del dollaro, con la volontà MAGA di aiutare l’industria degli Stati Uniti con una valuta più debole?

Miran ha risposto affermando che la manovra non è complessivamente inflazionistica in quanto i dazi sono solo uno strumento negoziale per ottenere un aumento delle entrate, non quella specie di punizione auto inflitta di cui si parla in Europa. L’oro è il perno dell’intervento a tutto campo del Tesoro destinato a ottenere risultati a prima vista inconciliabili: tassi di rendimento dei Treasury a lunga scadenza più bassi e dollaro più debole, ma non così debole da mettere in discussione il ruolo di valuta di riferimento degli Stati Uniti.

Effetto

Consideriamo gli attuali rendimenti una buona occasione per costruire una posizione con ottica di medio/lungo periodo.  1) Il seguente strumento qu…

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 Redazione

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