Commodity sui massimi da nove mesi, non risentono dei dazi di Trump
Il bilancio da inizio 2025 è molto positivo, +9%, e si confronta con il bilancio piatto registrato nell'intero 2024.

Fatto
L'indice Bloomberg delle principali commodity si spinge in avvio di giornata sui massimi da maggio, senza risentire delle nuove minacce di Trump sui dazi.
Il bilancio da inizio 2025 è molto positivo, +9%, e si confronta con il bilancio piatto registrato nell'intero 2024.
Tra i componenti con la miglior performance annuale figurano Gas Naturale (+10%), Rame (+8%), Oro (+11,6%), Argento (+13%), Caffè (+27%), Mais (+12%). Sottotono il petrolio, il componente più "pesante" dell'indice, fermo a +1%.
Il Brent ha chiuso martedì con un guadagno del +1,20%, miglior seduta da un mese. La Russia ha comunicato che i flussi di petrolio attraverso il Caspian Pipeline Consortium (CPC), una delle principali rotte per le esportazioni di greggio dal Kazakistan, sono stati ridotti del 30%-40% martedì dopo un attacco dei droni ucraini a una stazione di pompaggio. Un taglio del 30% equivarrebbe alla perdita di 380.000 barili al giorno di fornitura al mercato, secondo i calcoli di Reuters.
Nel frattempo, il freddo ha messo a rischio la fornitura di petrolio degli Stati Uniti. La North Dakota Pipeline Authority stima che la produzione nel terzo stato produttore del paese potrebbe scendere fino a 150.000 barili al giorno.
Citi ha abbassato le sue previsioni sui prezzi del Rame a 6-12 mesi, citando la probabilità decrescente di dazi reciproci sostanziali degli Stati Uniti che entreranno in vigore nel primo trimestre. La banca ora prevede che il rame raggiungerà una media di 8.500 usd per tonnellata metrica nei prossimi 6-12 mesi, in calo rispetto alla sua precedente stima di 9.000 usd. Il prezzo sul London Metal Exchange (LME) è rimasto pressoché invariato a 9.398 usd per tonnellata.
Citi prevede inoltre un aumento dell'1,7% nel consumo finale di rame nel 2025, riflettendo potenziali venti contrari derivanti dalle tariffe e dalle politiche monetarie restrittive dei mercati sviluppati.
Il Gas naturale Ue (TTF) martedì è scivolato fino a 47 euro/mwh, circa 12 euro in meno rispetto al picco record di metà febbraio, prima di chiudere a 49,22 euro.
Gli investitori osservano i progressi nei colloqui mediati dagli Stati Uniti sulla fine della guerra in Ucraina e il potenziale impatto sulle forniture.
Il prezzo del gas europeo è tornato sui livelli di inizio anno, dopo aver toccato il picco degli ultimi due anni soltanto una settimana fa. Le preoccupazioni sulla capacità dell'area di rifornire le proprie scorte prima del prossimo inverno stanno iniziando a dissiparsi, con l’Unione Europea che discute di come allentare i requisiti di stoccaggio e gli sforzi di pace che rafforzano le prospettive di una riattivazione delle forniture. La cautela è comunque d'obbligo. Dopo l'incontro, la Russia ha affermato che non è stata fissata alcuna data per l'incontro tra il Presidente Vladimir Putin e la controparte statunitense Donald Trump.
Effetto
Analisi Tecnica. Da circa due anni, il quadro è imbrigliato in una contorta fase laterale che vede come estremi del range 92 e 108 usd. La recente vio…
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