BOND - Quando i tassi scendono sono (quasi) tutti buoni
L’indice di riferimento dei bond ha corretto negli ultimi giorni, dopo cinque mesi consecutivi di rialzo, dai minimi da aprile, il guadagno è del 6,5%. Piccola guida per chi vuol rientrare, o entrare

Fatto
I segnali di solidità arrivati nelle ultime settimane dall’economia degli Stati Uniti hanno penalizzato soprattutto le obbligazioni.
L’indice Bloomberg U.S. Aggregate Total Return segna da inizio ottobre un calo dell’1,5%, una discesa che lo ha portato sui livelli di inizio settembre.
Alle spalle dell’indice di riferimento per il mondo dei bond degli Stati Uniti ci sono però cinque mesi consecutivi di rialzo. Dai minimi da aprile, il guadagno resta comunque importante, +6,5%.
La correzione è un'occasione d'acquisto?
Prendiamola da lontano. Gli investitori stanno tornando a guardare alle obbligazioni dopo cinque anni di montagne russe: a seguito dello scoppio della pandemia i tassi sono stati tagliati quasi a zero. Passano due anni e la fiammata inflazionistica del post pandemia, spinge la banca centrale a portarli al 5%.
La stretta monetaria ha poi raffreddato la crescita e oggi siamo in un mondo di tassi in discesa.
Ovviamente il mercato non va solo in un verso, per cui, sono fisiologiche le correzioni del prezzo, inverso al tasso, delle ultime settimane. Quel che conta, è il cambio di paradigma.
“È così facile rimanere in contanti e nei fondi del mercato monetario quando rendono il 5%, ma questo sta scomparendo”, afferma Gene Tannuzzo, responsabile globale del reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments. “Gli investitori dovrebbero pensare alle obbligazioni non solo dal punto di vista del reddito, ma anche come diversificatore e come ingrediente importante del portafoglio”. Tannuzzo è citata in un articolo del Wall Street Journal di ieri, dedicato alle opportunità offerte in questo momento dalle obbligazioni.
Il punto di partenza è il mercato dei Treasury, il più grande e il più liquido. Il tasso del decennale, che si muove all’inverso del prezzo, è salito di circa quaranta punti base da metà settembre, ma al 4% di rendimento resta settanta punti base sotto il massimo dell’anno.
Tannuzzo ritiene che il tasso tornerà giù e consiglia di stare sulle scadenze a cinque e dieci anni. Per questo investimento l’ipotesi più rosea è quella economicamente più funesta: “se ci stiamo dirigendo verso una recessione, il decennale scende sotto il 3%” aggiunge nell’articolo Priya Misra, gestore di portafoglio presso J.P. Morgan Asset Management.
Meno interessante, secondo Columbia Threadneedle Investments, il trentennale in quanto potrebbe esserci una valanga di carta in arrivo, soprattutto in caso di vittoria di Donald Trump a novembre: il Committee for a Responsible Federal Budget, CRFB, un ente non profit focalizzato sui conti pubblici degli Stati Uniti, ritiene che il deficit di bilancio potrebbe arrivare all’astronomica cifra di 7.500 miliardi, il doppio di quel che l’organizzazione, co-presieduta dall’ex capo della CIA, Leon Panetta, stima in caso sia Kamala Harris ad arrivare alla Casa Bianca.
Sembrano degne di nota anche le obbligazioni societarie investment-grade, favorite da un relativamente alto livello di liquidità che tiene bassi i tassi di insolvenza: da inizio anno non ci sono stati default in questa classe di merito, nel 2023 ce ne sono stati due.
Un’area interessante, secondo Anders Persson, chief investment officer e responsabile del reddito fisso globale di Nuveen, è quella dei crediti societari a tripla B. Questi ultimi trattano a circa 110 punti base sopra il livello del Treasury di riferimento. David Rogal, gestore di portafoglio del gruppo fundamental fixed-income di BlackRock, concorda sul fatto che “i fondamentali delle obbligazioni investment-grade sono molto solidi” ma i prezzi già incorporano buona parte del buono che arriverà”.
C’è valore anche obbligazioni ad alto rendimento, o spazzatura, emesse da società con rating non investment-grade. La copiosa liquidità garantita dalla Fed sta tenendo bassi i default e c'è anche il buon momento dell’economia. SIa J.P. Morgan che Nuveen consigliano di stare sulla parte più sicura e di ridurre al minimo il rating CCC perché il rallentamento economico potrebbe spingere verso la bancarotta molti emittenti. L’indice ICE BofA US High Yield Index è salito di quasi l'8% da inizio anno al 20 settembre, dopo un guadagno del 13% l'anno scorso.
Effetto
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