Banche Italiane - Indice sui massimi dal 2010 con tassi e M&A
Dal minimo toccato in occasione dello scoppio della pandemia (marzo 2020) l'indice è cresciuto del +315% (calcolo al netto dei dividendi)

Fatto
L'Indice Ftse Italian Banks (+0,60%) si porta sui massimi dal 2010, ampliando la performance del 2025 a +7%. L'indice Stoxx Banks è cresciuto del +5% nello stesso periodo. L'indice Stoxx 600 è a +2%.
Il 2024 era terminato con un guadagno del +53% (senza contare i dividendi), il miglior bilancio da quando è stato elaborato nel 2008.
Le banche italiane sono riuscita a più doppiare la performance delle banche europee, ferma a +23,40% con l'indice Stoxx Banks, peraltro a sua volta il migliore nel panorama dei 20 indice settoriali che compongono lo Stoxx 600 (+6,60% nel 2024).
Un mix di aspettative di operazioni M&A, scenario di tassi elevati, miglioramento dei fondamentali e stabilità di governo ha rivitalizzato il settore: dal minimo toccato in occasione dello scoppio della pandemia (marzo 2020) l'indice è cresciuto del +315% (calcolo al netto dei dividendi).
Secondo la stampa domestica, il MEF starebbe valutando di modificare le limitazioni alle partecipazioni delle Fondazioni nel capitale delle banche.
Attualmente, come contenuto nel Protocollo 2015, una partecipazione in una singola banca non può eccedere il 33% delle attività della fondazione, limite che potrebbe essere superato viste le performance borsistiche del settore.
Per questo motivo, e per evitare cessioni di quote, il limite potrebbe essere modificato per neutralizzare i positivi effetti borsistici.
Inoltre, ieri, il ministro dell’Economia Giorgetti avrebbe escluso la possibilità di emettere un decreto per andare a rafforzare la normativa sul Golden Power.
I giornali si sono soffermati sul fatto che le eventuali limitazioni potrebbero essere meno stringenti del previsto, riguardando solo alcuni aspetti lato occupazione, sede legale e volumi di prestiti.
Accogliamo positivamente la notizia riguardante le fondazioni perchè si andrebbero ad evitare cessioni, anche importanti, di quote del capitale, con effetto di creare un "eccesso di carta" sul mercato.
Ad esempio, nel caso di Intesa SanPaolo, il totale delle fondazioni detiene circa il 16% del capitale della banca, e, se il limite derivante dal protocollo 2015 dovesse essere rispettato, potrebbe mettere a rischio la stabilità dell’azionariato.
Riguardo al Golden Power, la notizia è positiva perché va a rimuovere un po’ di incertezza presente nell’ambito del deal Unicredit-Banco BPM, rendendo di fatto meno complicata la sua finalizzazione, ovviamente in caso di offerta congrua da parte di Unicredit.
Come abbiamo scritto nei recenti report sul tema, ci attendiamo l’aggiunta di una sostanziosa componente cash all’offerta.
Effetto
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