ESG - Non c'è etica senza ambiente e buona governance

Fatto

Le recenti calamità climatiche stanno spingendo i governi a mettere l’ambiente al centro dell’azione politica? E gli investitori? Stanno a guardare o hanno messo la sostenibilità, il rispetto dei diritti dei clienti, dei soci di minoranza e delle comunità locali, al centro delle loro strategie la sostenibilità?

Secondo Ophélie Mortier, Chief Sustainable investment officer di DPAM, qualcosa si sta muovendo. “Molti programmi politici stanno iniziando a fornire un sostegno sostanziale alle soluzioni ambientali, con iniziative come la legge statunitense sulla riduzione dell'inflazione, il Green Deal europeo e il programma di trasformazione green del Giappone. Contemporaneamente, il monitoraggio dei rischi climatici a livello mondiale è in aumento”, si legge in una nota diffusa oggi.

Gli investitori non stanno a guardare il susseguirsi delle emergenze, sono sempre più attivi, anche se, “non si osservano ancora aggiustamenti dei prezzi delle azioni in caso di revisioni al ribasso degli obiettivi ambientali, come avviene di solito con le revisioni degli utili”, nota Mortier. 

Ma non c’è solo l’emergenza climatica o il rapporto con l’ambiente da ripensare, la transizione green metterà a dura la prova le strutture sociali e cambierà la traiettoria dei diritti umani.

Accanto ai rischi, ci sono come al solito le opportunità. “Il passaggio all'energia sostenibile porta con sé anche promettenti opportunità, soprattutto sotto forma di occupazione. Le previsioni indicano che entro il 2030 il numero di posti di lavoro nella produzione di energia pulita potrebbe passare da sei a quasi quattordici milioni, grazie soprattutto ai veicoli elettrici, all'energia solare, all'eolico e alle pompe di calore”, conclude Mortier.

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