SMALL CAPS WALLSTREET - Più attraenti delle Blue Chip con il Dollaro forte

Il dollaro forte (+15% da inizio anno nei confronti di un paniere di sei principali valute mondiali) sta cominciando ad avere impatti importanti sui conti delle società che fanno affari all'estero e si tratta principalmente di società a grande capitalizzazione impegnate nei settori della tecnologia, dei materiali e dei beni di prima necessità. 

Al contrario, le società a minore capitalizzazione, quelle concentrate nei settori immobiliare, dei servizi pubblici e finanziari, rimangono più concentrate sul mercato interno.

 

Finora, le performance da inizio anno dei principali listini di Wall Street non hanno fatto troppa distinzione tra blue chip e small caps. L'S&P500 ha perso il -25%, esattamente quanto hanno perso gli indici Russell 1000, 2000 e 3000.

Solo il NASDAQ Composite si discosta nettamente, e in peggio, con un -34%. Gli indice Russell, notoriamente, raccolgono le società a minore capitalizzazione.

Le small cap sono spesso le prime a subire un duro colpo sui mercati quando i timori di recessione emergono in superficie e, sebbene quest'anno non sia stato tanto diverso, il livello di sconto delle small cap rimane sproporzionato rispetto alle società a media e grande capitalizzazione. 

Ciò potrebbe fornire opportunità interessanti per gli investitori, proprio perché il dollaro forte spinge gli investitori a concentrarsi sui titoli nazionali, creando un potenziale vento favorevole per le società a bassa capitalizzazione statunitensi.

L'indice Russell 2000, per esempio, ha un rapporto prezzo/utili stimato di 11,90x contro una media di 20 anni di 17,2x.

“Sembra chiaro che i timori di una recessione a breve termine negli Stati Uniti abbiano avuto un impatto molto più forte sulle valutazioni delle società a bassa capitalizzazione rispetto alle blue chip. Sebbene parte di questo gap repricing sia probabilmente giustificato dalla maggiore volatilità storica delle small cap e dalla loro maggiore sensibilità alla crescita economica domestica, le valutazioni relative alle large cap sono ora al di sotto della loro media di lungo termine (20 anni)," ha spiegato Andrew Okrongly, gestore dei portafogli modello di WisdomTree in un recente post sul blog.

Si può puntare sulla ripartenza delle small caps con un occhio di riguardo al tema sempre caldissimo della sostenibilità.

Credit Suisse Asset Management ha quotato su Borsa Italiana un nuovo ETF, focalizzato sui titoli statunitensi che valgono in borsa meno di 10 miliardi di dollari ciascuno, il che significa per Wall Street il mondo delle società a minore capitalizzazione.

ETF CSIF (IE) MSCI USA Small Cap ESG Leaders Blue Ucits 
Isin: IE00BMDX0L03
Negli ultimi tre mesi: +5,5%
Da inizio 2022: -7,7%.
L’ETF comprende circa 700 azioni, che si ispirano all’indice di riferimento MSCI USA Small Cap ESG Leaders. A sua volta, l'indice replica i titoli azionari americani a bassa capitalizzazione filtrati a seconda dei criteri ESG (ambientali, sociali e di corporate governance). Valuta di denominazione USD. Valuta di quotazione Euro. Le commissioni di gestione (TER) sono pari allo 0,25% annuo. Non distribuisce dividendo. Leggi il documento KID. 

In buona sostanza, i prodotti ESG includono solo aziende che, nei rispettivi settori, forniscono prestazioni superiori alla media in termini ambientali, sociali e di governance. Il profilo di sostenibilità dello strumento non si ferma alla scelta dell’indice: la denominazione «Blue» dell’ETF indica infatti l’assenza di prestito titoli, un fattore che può disturbare gli investitori istituzionali.

L’asset class cui si riferisce l'ETF è particolarmente interessante: le small cap statunitensi rappresentano approssimativamente il 14% della capitalizzazione di borsa statunitense  e, sebbene vengano considerate più volatili e quindi più rischiose delle blue chip, incorporare questi titoli nella propria asset allocation contribuisce alla diversificazione di un portafoglio azionario.

Da evidenze empiriche risulta inoltre come, a lungo termine, le small cap consentano di ottenere un rendimento extra rispetto ai titoli ad elevata capitalizzazione - il cosiddetto «small firm effect». 

Inoltre, rispetto agli indici delle blue chip, le small cap presentano tipicamente un maggior grado di diversificazione. Numeri alla mano, i due pesi massimi del Dow Jones, UnitedHealth e Goldman Sachs , hanno insieme un peso del 18% circa; i due pesi massimi dell'S&P500, MicrosoftApple , arrivano a circa il 13%; infine i due titoli più pesanti del NASDAQ 100, sempre Microsoft e Apple, arrivano al 27%. 

Al contrario, i due principali titoli nell’indice di riferimento del nuovo ETF, la società dei semiconduttori Wolfspeed e la società dell'energia solare First Solar , non arrivano nemmeno al 2%, come si vede dalla tabella seguente. Nel loro complesso, i primi 10 titoli rappresentano poco meno del 6% del portafoglio. 

Concludendo, l’ETF permette finalmente di conciliare le esigenze d’investimento su un’asset class interessante come le small cap statunitensi senza rinunciare a un approccio attento alla sostenibilità.



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