BORSA BRASILE -13,80% dal primo gennaio. Il 2022 sarà l'anno della rivincita?

L'indice Bovespa della Borsa di San Paolo si avvia a chiudere il 2021 con una perdita che sfiora il 14%, se viene espressa in Euro. E' una delle peggiori performance borsistiche al mondo. Per trovare di peggio bisogna guardare alla Borsa della Turchia, in perdita del 25% in Euro, a causa del tracollo della Lira Turca. 

Come si giustifica la caduta della Borsa brasiliana, una delle stelle degli anni passati, capace nel 2016 di mettere a segno uno spettacolare +76%, espresso in Euro?

Due le ragioni: Covid-19 e politica.  

Covid-19. Il Brasile è arrivato a oltre 618mila decessi causati dal coronavirus, mentre il numero di nuovi contagi è in calo anche per effetto stagionale: si è passati dai circa 70mila casi giornalieri di giugno ai circa 10mila di ieri. Lo stesso dicasi per i decessi: si è passati dal picco primaverile di circa 2mila morti al giorno ai circa 100 dell'ultima settimana. I contagiati sono arrivati a un totale di oltre 22 milioni. Le persone che hanno ricevuto una doppia dose di vaccini supera i 141 milioni, pari al 66,3% della popolazione 

Politica. Tra meno di un anno, ottobre 2022, si voterà per il nuovo presidente. La popolarità dell'attuale leader di destra, Jair Bolsonaro, è in caduta libera a causa della pessima gestione della pandemia, mentre è in forte risalita la popolarità dell'ex presidente di sinistra, Luiz Inacio Lula da Silva (presidente dal 2003 al 2010). Secondo un sondaggio condotto da Ipec, Lula gode del 48% delle intenzioni di voto contro il 21% di Bolsonaro. Poiché la legge elettorale brasiliana esclude i voti nulli e in bianco, i calcoli rivelano che Lula supererebbe il 50% dei voti validi, potendo teoricamente essere eletto già al primo turno. La vittoria di Lula è uno dei fattori che tiene alla larga gli investitori internazionali per i timori di provvedimenti "populisti" che possano ledere gli interessi degli imprenditori e delle aziende. 

Prospettive dell'economia. 

Con un PIL (Prodotto Interno Lordo) in contrazione da due trimestri consecutivi, il Brasile è entrato ufficialmente in recessione tecnica. Dopo il calo dello 0,4% del secondo trimestre 2021, secondo i dati forniti dall’IBGE – Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística, il terzo trimestre si è archiviato con una nuova diminuzione del Pil dello 0,1%. Un risultato che colloca il Brasile nella parte bassa della classifica della crescita tra i Paesi monitorati dall’Ocse: solo Islanda, Australia, Sudafrica, Argentina, Giappone, Indonesia e Messico hanno presentato una performance del Pil peggiore nel terzo trimestre. In valori correnti, il Pil brasiliano ha raggiunto nel trimestre 2,2 trilioni di real (341 miliardi di euro) ed è del 3,4% al di sotto del punto più alto di attività economica del Paese, toccato nel primo trimestre del 2014. Al momento, il Pil è tornato sui livelli di fine 2019 e inizio 2020. 

Nonostante l’aumento dell’1,1% del settore terziario (dei Servizi), che rappresenta oltre il 70% del Pil, l’indice è stato influenzato negativamente dal calo delle esportazioni (-9,8%) e della produzione agricola (-8%). La contrazione del settore agricolo è soprattutto una conseguenza stagionale del raccolto della soia, concentrato nei primi due trimestri dell’anno. La soia è la principale commodity brasiliana. Inoltre, il settore agricolo ha dovuto far fronte all’anno di magra nell’alternanza biennale del caffè, che ha registrato un calo del 22,4%, a al difficile quadro climatico che ha inciso sulla produzione di cotone (-17,5%), mais (-16%) e canna da zucchero (-7,6%).

Se l'agricoltura non è in buona salute, l'Industria va anche peggio. In ottobre il Brasile ha registrato il quinto mese consecutivo di calo, ovvero l’ottavo risultato negativo degli ultimi nove mesi. A novembre l’Indice di Fiducia dell’Industria ha toccato il valore più basso da agosto 2020. Industria in crisi per le interruzioni alla catena di produzione, per le difficoltà di accesso alle materie prime, ma anche per le conseguenze provocate dalla crisi idrica ed energetica generata da una delle più gravi siccità che abbia mai colpito il Brasile. Il Paese si affida all’idroelettrico per i due terzi della sua capacità di energia, ma i livelli idrici hanno toccato i minimi storici. 

Il quadro fin qui dipinto non lascia molto spazio all'ottimismo. Tuttavia, una recente ricerca elaborata dal Centre for Economics and Business Research (Cebr) ha previsto che nel 2031 il Brasile possa diventare l'ottava potenza economica mondiale, scavalcando l'Italia, che uscirà anche dalle top ten. Per quell'anno la Cina avrà superato gli Stati Uniti al primo posto. Nel decennio 2030-2040 tra le top ten saranno entrate anche Indonesia (2034) e Russia (nel 2036). Secondo Cebr, l'economia mondiale supererà per la prima volta i 100.000 miliardi di dollari nel 2022, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni. 

Sul fronte dei multipli, il consenso degli analisti raccolto da Bloomberg indica un P/E medio per l'indice Bovespa intorno a 6,7x e un Dividend Yield intorno all'8%, valori molto attraenti se confrontati con la media mondiale. L'indice MSCI World "gira" con un P/E di 21,50x e un Dividend Yield dell'1,70%. 

Analisi Tecnica. L'indice Bovespa ha segnato i massimi storici a giugno in area 131mila punti. Il ritracciamento successivo ha portato i prezzi a rivedere i minimi dell'anno in zona 100mila punti, prima di innescare una debole reazione. Per ora prevale un clima di consolidamento. L'eventuale cedimento stabile di 100.000 punti potrebbe provocare estensioni della discesa fino a 95mila/90mila punti.

Operatività. Siamo ottimisti sulle prospettive di lungo periodo della borsa. Sfruttare lo scenario di incertezza per costruire posizioni di lungo periodo. Comprare ai livelli attuali e incrementare sulla forza alla prima chiusura sopra 120mila. Stoppare prudenzialmente in caso di discesa sotto 98mila punti.

Per investire sul Brasile con la massima diversificazione è disponibile a Piazza Affari il seguente ETF: 

Franklin Ftse Brazil Ucits - Usd (Acc)
Isin: IE00BHZRQY00 
Da inizio 2021: -12,20%. 
L'ETF investe in azioni di grande e media capitalizzazione in Brasile e mira a replicare il più fedelmente possibile la performance dell'indice FTSE Brazil 30/18 Capped. Valuta di denominazione USD. Valuta di quotazione EURO. Costi di gestione 0,19% competitivi, gli altri quattro ETF specializzati sul Brasile quotati a Milano hanno costi che vanno dallo 0,55% allo 0,74% all'anno. Leggi il documento KID.

Gli indici FTSE Russell UCITS Capped sono ponderati per la capitalizzazione di borsa e progettati per limitare la concentrazione in ogni singola azione nel rispetto dei requisiti di diversificazione richiesti dall'Unione Europea (UCITS). In particolare, l'indice Capped FTSE Brazil 30/18 rappresenta la performance delle società medio/grandi quotate sulla borsa brasiliana. Per evitare una concentrazione eccessiva in ogni singola azione, il peso di ciascun componente è limitato ogni trimestre di modo che quello della più grande azienda non superi il 30% e l'eventuale peso delle altre aziende non superi il 18%. La segmentazione settoriale vede al primo posto Financials 32%, seguiti da Materie di base 15%, Oil 13%, Consumer 13%. I primi dieci titoli presenti sono in ordine di peso: 

 

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