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  Tra USA e Cina, meglio l’Europa con il certificate sui chip

Negli equilibri mondiali, il comparto dei chip sta diventando sempre più strategico. I microprocessori da un lato hanno rivoluzionato i settori come le telecomunicazioni, i trasporti, la sanità, l’intrattenimento rendendo le elaborazioni dati più veloci ed efficienti, dall’altro hanno portato innovazione nel campo dell’energia rinnovabile, della robotica e dell’intelligenza artificiale.

Dal costo e scarsità dei materiali utilizzati alla produzione che richiede alta intensità energetica, le sfide per le aziende di chip sono molteplici. Tuttavia, molti Paesi stanno cercando di incrementare la produzione, nel contesto di una complessa situazione geopolitica: gli Stati Uniti, il maggior produttore mondiale, e la Cina, il maggior consumatore mondiale, sono impegnati in una guerra commerciale che mette a rischio l’economia globale.

Si tratta di un “testa a testa”, che recentemente si è intensificato a causa di una mossa improvvisa della Cina.

Pechino ha deciso di introdurre delle restrizioni sulle esportazioni di gallio e germanio, due metalli critici per la produzione di semiconduttori ad alte performance, ma anche con applicazioni fondamentali nel settore delle telecomunicazioni e nella costruzione di veicoli elettrici.

Una mossa non inaspettata, perché più volte, nel corso del tempo, si era previsto che la potenza asiatica potesse muoversi per limitare le spedizioni degli elementi su cui ha un vantaggio strategico, in risposta alle crescenti restrizioni introdotte dagli Stati Uniti per provare a impedire o limitare l'accesso del rivale alla tecnologia più avanzata in materia di microchip.

Dal primo di agosto 2023 gli esportatori dei due metalli in questione dovranno richiedere una licenza al ministero del Commercio se vogliono iniziare o continuare a spedirli fuori dal Paese, indicando i dettagli degli acquirenti esteri e le loro richieste. Ove necessario, le revisioni potrebbero essere sottoposte al Consiglio di Stato, l’organo esecutivo e supremo amministratore della Repubblica popolare cinese.

Secondo il Critical Mineral Intelligence Centre del Regno Unito, la Cina rappresenta circa il 94% della produzione mondiale di gallio. Così come il germanio, il gallio ha un ruolo nella produzione di una serie di semiconduttori composti, che combinano più elementi per migliorare la velocità e l'efficienza della trasmissione.

Sebbene questi metalli siano rintracciabili anche altrove, la Cina ha fondato una sorta di dominio perché ha sin qui rifornito il mondo in modo vantaggioso in termini di prezzo, avendo mantenuto bassi i costi estrattivi e di lavorazione.

Ora tale decisione spinge gli altri Paesi a cercare fonti di materiali al di fuori della più grande economia asiatica.

In Europa scatta l’allarme: “La Ue è preoccupata che le restrizioni all’export imposte dalla Cina sul gallio e il germanio, due elementi rari necessari alla produzione dei chip non siano correlate alla necessità di proteggere la pace globale, la stabilità e l’attuazione degli obblighi di non proliferazione della Cina derivanti dai trattati internazionali”, ha dichiarato una portavoce della Commissione europea.

L’esecutivo comunitario afferma che l’Unione Europea “sta attualmente lavorando a un’analisi dettagliata delle misure annunciate da Pechino e del loro potenziale impatto sulle catene di approvvigionamento globali e sull’industria europea”. Sulla base di questo esame, Bruxelles si riserva valutare “i prossimi passi” e “le prossime azioni nel contesto” giuridico “dell’Organizzazione mondiale del commercio”.

Entrambi i materiali, gallio e germanio, “sono qualificati nella nostra legislazione sia come materie prime critiche che strategiche”, ha evidenziato ancora la portavoce, indicando che si tratta di elementi rari “essenziali per l’industria europea”, soprattutto nei settori strategici impegnati “verso la transizione verde e digitale”.

L’annuncio della Cina arriva fra l’altro a ridosso dell’intesa sui chip firmata con il Giappone. Il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton, e il ministro giapponese all’Economia, Yasutoshi Nishimura, hanno firmato a Tokyo un memorandum sui chip per “potenziare la resilienza della catena di approvvigionamento “.

Il documento firmato comprende “un meccanismo di allarme preventivo per prevenire eventuali interruzioni, in particolare nei componenti essenziali delle materie prime. I chip sono vitali per la nostra sicurezza economica”.

Tale accordo con il Giappone si aggiunge a quello più importante, ovvero l’European Chips Act, il piano UE da 43 miliardi di euro per potenziare l’industria dei semiconduttori, che prevede finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, la costruzione di nuove fabbriche e la formazione di nuovi lavoratori, oggi operativo, era stato annunciato a febbraio di quest’anno. Il programma fa parte di una più ampia strategia dell’UE per diventare più indipendente nelle tecnologie strategiche e più competitiva nell’economia globale.

Scegliere la migliore soluzione d’investimento per investire nel settore chip europeo

Per investire sul settore chip europeo Vontobel ha emesso sul mercato il certificato d’investimento codice ISIN DE000VU595N2 emesso da Vontobel che punta su ASML, STM e Infineon.

Nell’ultimo anno le performance da inizio anno dei tre sottostanti sono positive, quella che spicca è STM con un aumento del +38%, seguita da Infineon con il +30% e infine quella di ASML con un +22%.

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Rendimento cedolare del 11,04%

Il prodotto prevede lo stacco di premi mensili di importo pari a euro 0,92, a condizione che nelle date di osservazione tutti e tre i sottostanti non scendano oltre al profondo livello barriera molto profondo fissato al 50% dello strike. La prossima data di osservazione è fissata per il 21 agosto 2023.

Tutti i premi godono dell’effetto memoria, ciò significa che, se i livelli dei tre sottostanti toccano o superano il livello barriera in una qualsiasi data di osservazione mensile dei premi, oltre ad essere pagato il premio mensile, vengono recuperati tutti i premi non incassati in precedenza.

Scadenza anticipata

Il certificate gode della possibilità di rimborso anticipato con osservazione mensile che sarà attivo da gennaio 2024, che scatterà se i tre sottostanti si riporteranno ad un valore superiore a quello iniziale. Da luglio 2024 cambia leggermente il meccanismo perché per far scattare il rimborso anticipato le quotazioni dei sottostanti dovranno superare il 95% del Valore iniziale e così via. Ogni semestre il livello di autocall scenderà del 5% fino a raggiungere l’80% dell’ultima data di valutazione di marzo 2026.

Se la condizione, nelle date di autocall mensili, non sarà soddisfatta, il prodotto continuerà a quotare fino alla scadenza naturale fissata al 20 aprile 2026.

Rimborso a scadenza

Nel caso in cui non si sia verificato l’evento di scadenza anticipata, il prodotto scadrà alla data naturale fissata ad aprile 2026. Alla data di osservazione finale si possono verificare due scenari:

– se tutti e tre i sottostanti sono ad un valore uguale o superiore del livello barriera, l’investitore riceve il rimborso dato dalla somma del nominale di importo pari a 100 euro, il premio mensile in corso e quelli eventualmente mai distribuiti (per effetto memoria);

– se uno dei sottostanti si trova sotto il livello barriera l’investitore subisce una perdita. La perdita corrisponde al prodotto tra il valore nominale e la performance del peggiore sottostante rispetto al proprio strike.

Qui di seguito i riferimenti e le distanze aggiornate.

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Al momento tutti e tre i sottostanti si trovano al di sopra del livello barriera, questo incrementa la probabilità che l’investitore incassi il premio di 0,92 euro a giugno. Inoltre, oggi è interessante acquistare il certificato perché quota sotto la pari e si traduce in un rendimento medio annuo potenziale di circa il 10,57%, al lordo delle imposte.

Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza nemmeno generica o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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