Shark Fin su oro: il Certificate per puntare sull’oro con protezione totale del capitale

L’oro è da sempre una delle asset class presenti nei portafogli degli investitori. Un bene rifugio che sa comunque ricompensare sul lungo periodo i fedelissimi con performance anche interessanti. È uno di quei sempre verdi che ha senso tenere. Da agosto 2020 vive di una fase laterale compresa tra la resistenza a 2.000/2.100 dollari e il supporto in area 1.700 dollari, ma i fondamentali sembrano proprio essere dalla sua parte. Probabile dunque vederla infrangere verso nuovi massimi i top per la terza volta toccati a maggio in area 2.070 dollari. Di contro, va detto che l’oro sa essere anche un asset particolarmente volatile. Il trading range di cui parlavamo sopra ad esempio vede un’oscillazione quasi del 20%, non poco.

Per investire sull’oro ci sono diverse soluzioni, sicuramente gli ETF tematici. Ce ne sono veramente tanti sia in dollari che con copertura dal cambio, sia fisici che sintetici. Se si vuole essere interamente direzionali, la soluzione risiede qui. Se invece state cercando una soluzione d’investimento che permette di partecipare alla performance dell’oro con protezione totale del capitale, magari perché non siete sicuri che sia il momento giusto per entrare o perché avete una bassissima propensione al rischio, il certificato Shark Fin in dollari di BNP Paribas ISIN XS2515930860 su oro fisico rappresenta un’alternativa valida. Il certificato a scadenza (solo 3 anni) presenta una forte asimmetria di rendimento. A fronte di una protezione totale del capitale a scadenza, permette di replicare linearmente la performance dell’oro fino a un +50% dallo strike. Vediamo più nel dettaglio allora perché puntare sull’oro e perché lo Shark Fin rappresenta una valida soluzione.
Perché è il momento di investire sull’oro?
L’attuale congiuntura di mercato sembra favorevole all’oro che infatti rimane nei pressi della parte alta del canale laterale avviato a maggio del 2020. Per tre volte il prezioso ha toccato i massimi in area 2.070 dollari per poi stornare. Il contesto attuale potrebbe favorire ulteriori accelerazioni rialzista nel medio termine. Perché? Diversi le ragioni.
Il primo fattore che presenta un legame storico con la performance dell’oro è l’andamento dei tassi reali. Si tratta di una correlazione inversa: quando i tassi reali si spingono al rialzo, l’oro vira al ribasso e viceversa. Parliamo di una relazione più forte di quella tra oro e l’euro dollaro, che ormai da tanto tempo è più debole e presente con molta più intermittenza rispetto agli anni ’90 e inizio 2000. La ragione di questa forte interdipendenza tra la commodity e i tassi reali è legata al fatto che sono due asset concorrenti con l’obiettivo di preservare il potere d’acquisto dell’investitore. Entrambi sono beni rifugio di ultima istanza, ma l’oro, a differenza del mercato obbligazionario, non paga cedole. Infatti, nel momento in cui i tassi salgono gli investitori privilegiano gli investimenti nel mercato obbligazionario, mentre convergono sull’oro quando i tassi scendono. Relazione ben evidenziata nel grafico qui di seguito, dove in giallo è rappresentata la performance dell’oro, mentre in blu i tassi reali del decennale USA.

La correlazione è stata molto forte tra il 2017 fino a metà 2020. Infatti, tra agosto e settembre 2020, i tassi reali hanno segnato un minimo importantissimo e contemporaneamente l’oro ha fatto il massimo storico (nel grafico i rendimenti del decennale sono presentati invertiti per facilitarne la comprensione visiva).
Ma, per i lettori più attenti, il grafico mostra come dal 2022 la correlazione sia leggermente cambiata (visibile nella zona di grafico cerchiata di rosso). Infatti, è entrato in gioco un nuovo fattore che influenza l’andamento dell’oro e questa volta ha carattere geopolitico. Dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, molte banche centrali, sentendo la necessità di preservare le loro riserve valutarie in dollari contro eventuali controversie geopolitiche verso altri Paesi, hanno deciso di fare un grosso acquisto di oro. L’ammontare totale nel terzo trimestre 2022 si aggira intorno alle 400 tonnellate. Tra i grandi acquirenti figurano le banche centrali di Turchia, Uzbekistan, Qatar e India, ma una quantità sostanziale di oro è stata acquistata anche da banche centrali che non hanno comunicato pubblicamente i loro acquisti.
Tale mossa ha influenzato “momentaneamente” la relazione storica tra oro e tassi reali, ossia i tassi adeguati all’inflazione. Nonostante ciò, la recente decisione della FED di lasciare invariati i tassi d’interesse, che ha innescato un calo del dollaro e dei tassi reali, dovrebbe creare comunque un ambiente favorevole e di rialzo per il bene prezioso. L’acquisto di oro da parte di alcune banche centrali ha influenzato il rapporto tra il bene rifugio e un altro driver: gli ETF che replicano l’oro fisico. Nel grafico di seguito in giallo la performance dell’oro, in bianco quella del “ETF Global Gold Holding” che somma tutti gli ETF fisici sull’oro.

L’andamento di entrambi gli asset è simile dal 2018 fino al 2022, in concomitanza con lo scoppio della guerra e della mossa delle banche centrali. Da lì in poi, l’oro è continuato a salire, mentre gli acquisti di ETF si sono fermati a causa dell'aumento dei tassi di interesse che ha spinto al rialzo i rendimenti di altri asset. Il triplo massimo però potrebbe essere rotto, in quanto si è creato un ampio margine nel quale retail ed investitori istituzionali possono entrare in acquisto di ETF.
Quindi, ad oggi, ad influenzare l’andamento dell’oro non sono solo variabili finanziarie ma anche di carattere geopolitico.
Se questa che abbiamo descritto è la view di una parte del mercato, la scommessa che tanti investitori stanno facendo è sul comportamento futuro delle Banche Centrali e l’andamento dell’inflazione. In un contesto di inflazione alta l’oro non ne beneficia, anzi inizia a migliorare nel momento in cui l’inflazione rallenta. Il vero pericolo per l’oro, dunque, è se le Banche Centrali non dovessero cambiare atteggiamento magari per un’iperinflazione piuttosto persistente. A quel punto, il ciclo di rialzi dei tassi continuerà e con esso anche a crescere il rendimento delle obbligazioni, penalizzando l’oro. I dati recenti sull’inflazione ci dicono che questa gradualmente continua a calare, anche se la core rimane più coriacea da abbattere. Un processo dunque lento ma abbastanza evidente e positivo per l’oro.
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