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  Rendimento a doppia cifra (12,34% annuo) per chi punta sulle banche italiane

Le banche, croce e delizia degli investitori italiani, sono sicuramente tra i sottostanti più amati e presenti nei portafogli degli investitori. Comprensibile: alto dividendo e se ne parla molto. Vi è dunque la percezione di familiarità. In ogni caso, chi quest’anno ha puntato sul settore, di certo non è rimasto deluso. L’indice Ftse Italia All Share Banks ha segnato +30%, contro il Ftse Mib fermo, si fa per dire, al +20%. La domanda sorge spontanea. È ancora tempo di banche? Quale scenario per il settore? Come investire sulle banche, stock picking sui titoli o certificati a barriera profonda?

Banche Italiane: redditività e patrimonializzazione al top. E ora?

Cominciamo col dire che questo sarà l’anno record per le banche grazie alla ripresa economica post crisi covid e ovviamente al rialzo dei tassi cominciato tra la fine del 2021 e l’inizio 2022. Di fatto, il 2023 è stato l’anno di climax della redditività per il settore. La macroeconomia è stata buona, i tassi sono stabili a livelli alti e gli Istituti hanno poche rettifiche sui crediti: il 2023 sarà con tutta probabilità il miglior anno degli ultimi venti. Meglio di così, difficile veramente e a dir il vero è più probabile che i prossimi anni saranno a scendere che non a salire. Perché?

Anche ipotizzando che i tassi rimangano ancora alti a lungo (come per ora le banche centrali stanno dicendo), sarà da capire quando e quanto saliranno i costi della raccolta. Le banche sono state brave fino ad ora a gestire questa questione, ma alla lunga dovranno cominciare ad adeguare questo costo a quello degli impieghi. Per ora il costo della raccolta è salito poco rispetto a quello degli impieghi generando una crescita del margine d’interesse del +70/80%. Ecco perché è difficile pensare che anche con tassi a questi livelli le banche possano fare meglio. Il 2023 dovrebbe quindi essere un anno di top degli utili. Se invece i tassi andranno a scendere, il quadro andrà a peggiorare più velocemente. Intendiamoci, nessuno si aspetta disastri. Lo scenario, infatti, rimane favorevole per le banche.

A sentire le banche centrali, i tassi rimarranno ancora alti per lungo tempo e se una recessione ci sarà, tra quest’anno e il prossimo, non dovrebbe essere una recessione pesante, più un rallentamento forte o una recessione soft. Le banche sono comunque pronte a questo tipo di scenari perché negli ultimi anni hanno fatto molti accantonamenti che possono girare in prudenziali e i ratio patrimoniali sono eccezionali. Pensiamo a UniCredit che con Mustier aveva fatto enormi accantonamenti ed ora Orcel ne ha addirittura in eccesso. Anche i ratio patrimoniali sono ottimi. Se fino al 2015 il Common equity era mediamente circa il 7%, ora è il 15%. Inoltre, le banche sono molto più caute oggi a fare prestiti. D’altro canto, però, bisogna sottolineare che è vero che quotano ancora cheap sul book, ma questo è dovuto a perplessità circa la capacità degli Istituti di Credito di generare in modo ricorrente reddito. La P&L della banca è infatti molto volatile. Quando gli interessi salgono vanno male le commissioni e bene i margini d’interesse, viceversa quando gli interessi scendono. Inoltre, la banca è pro-ciclica. Questo significa che i problemi arrivano sempre tutti insieme. Quando la banca fatica a fare revenue magari per un forte rallentamento economico, cominciano anche le rettifiche su crediti perché privati e imprese faticano a ripagare i prestiti. Quindi passano da fasi molto favorevoli a molto sfavorevoli anche velocemente.

Ecco perché, essendo ora il comparto bancario in una fase di top degli utili, optare verso soluzioni d’investimento che permettono di continuare ad estrarre valore dal mercato ma con maggiore flessibilità nei confronti di fasi di volatilità nel breve e medio periodo è utile. Ed ecco perché riproponiamo il certificato di Societe Generale che rappresenta un ottimo rapporto rischio rendimento grazie a barriere profonde al 50% e un rendimento annuo di oltre il 12%.

Il certificato sulle banche paga tanto e protegge

Il contesto di riferimento per le banche è ideale per l’investimento con i certificati. Diventa quindi interessante valutare soluzioni d’investimento non direzionali come il nuovissimo Memory Cash Collect Magnet di SocGen ISIN XS2395037216. Di base, la struttura è molto semplice. Ogni mese il certificato paga dei premi trimestrali con memoria del 1,03%, pari ad un premio annuo del 12,36%. Premi che sono condizionati ad una barriera al 50% valida anche a scadenza. Per ricevere il premio nelle date di osservazione, il titolo con la peggior performance dallo strike non deve essere sotto barriera. Grazie all’effetto memoria però sarà sempre possibile recuperare premi eventualmente persi nelle successive date di valutazione se i tre titoli saranno sopra barriera.

Il certificato vanta poi la possibilità di rimborso anticipato con effetto Magnet a partire da aprile 2024. Spieghiamo nel successivo paragrafo come funziona il rimborso anticipato e il meccanismo Magnet.

A scadenza naturale (luglio 2026) il prodotto funziona esattamente come tutti gli altri. Se tutti e tre i titoli saranno sopra barriera il certificato paga il valore nominale, più l’ultimo premio, più tutti gli eventuali premi non pagati. In alternativa, se anche solo un titolo sarà sotto barriera, il certificato paga la performance del peggiore dallo strike. Quindi, se uno dei tre titoli avrà perso il 60% dallo strike, il certificato pagherà 40 euro.

Rimborso anticipato con effetto “Magnet”

Come abbiamo detto, il certificato prevede la possibilità di rimborso anticipato. A partire da aprile 2024, se a una data di osservazione tutti e tre i sottostanti hanno quotazioni pari o superiori al livello trigger indicato, il certificate viene rimborsato anticipatamente. L’investitore riceve il valore nominale del certificate (1.000 euro), l’ultimo premio relativo a quella data di osservazione e tutti i premi eventualmente non pagati e accantonati per l’effetto memoria. Ovviamente, in tal caso il certificato si estingue e l’investitore non avrà diritto ai premi successivi.

La barriera di liquidazione anticipata trimestrale vanta però un meccanismo innovativo chiamato dall’emittente Magnet. Come noto, infatti, il rischio di mercato insito nei certificati Cash Collect (al netto, dunque, del rischio emittente sempre presente) è che a scadenza il sottostante o il worst of nei basket sia sotto barriera. Cosa che determina una perdita in conto capitale. Societe Generale ha deciso di lanciare questo nuovo meccanismo proprio per rendere statisticamente meno probabile questo evento. Come? Molto semplice.

Il meccanismo Magnet rende più probabile il rimborso anticipato che, comunque, per questo prodotto è previsto a partire dal nono mese, proprio per assicurare almeno nove mesi di vita al prodotto e relativi premi condizionati. Vediamo allora con un esempio come funziona questo meccanismo:

  • Alla prima data di valutazione per il rimborso (12 aprile 2024) il livello di autocall è posto al 100% dello strike, come nella maggior parte dei certificati autocallable;
  • Ad ogni data successiva mensile di valutazione, il livello di autocall sarà pari al massimo tra l’85% dello strike (il Floor) e la perfomance del titolo worst of rilevato alla data di valutazione del mese precedente (Effetto Magnet). E questo sarà valido per tutti e tre i titoli del basket.

Facciamo un esempio. Immaginiamo di essere alla data di osservazione del 12 aprile 2024, il prodotto non scade in via anticipata perché il worst of del paniere è UniCredit con una performance negativa dal livello di strike del -10%. Il prodotto continua a vivere e arriviamo alla seconda data di osservazione della scadenza anticipata, 13 maggio 2024, dove entra in gioco l’effetto Magnet che tiene memoria della performance di Unicredit alla data di osservazione del mese precedente. Infatti, il livello di trigger diventa il 90% dello strike per tutti e tre i titoli (100% - 10% della performance di Unicredit). E così via, ovviamente il titolo worst of può cambiare e la sua performance negativa determinerà il livello di autocall della data di valutazione successiva sempre per tutti e tre i titoli del basket. SocGen, però, ha impostato un floor all’85% dello strike. quindi, nel caso in cui un titolo dovesse perdere il 30% dal livello di strike, il trigger di autocall rimarrà all’85% e non al 70%.

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