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Puntare sull’idrogeno è ok, ma meglio con protezione 106%

L’ idrogeno è sicuramente uno dei temi strategici a livello globale su cui sviluppo si stanno cimentando più o meno tutti i Paesi del blocco Occidentale e i più evoluti tra i paesi emergenti. L’ultimissima riguarda il Memorandum di intesa tra Arabia Saudita e Paesi Bassi sulla produzione di idrogeno.

Il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, Abdulaziz bin Salman, e il ministro degli Affari economici e della Politica climatica dei Paesi Bassi, Micky Adriaansens, hanno siglato qualche giorno fa un memorandum di intesa per stabilire una cooperazione nel settore dell’idrogeno verde. Lo ha riferito il quotidiano saudita “Saudi Gazette”, specificando che l’incontro è avvenuto a margine della Riunione internazionale sull’idrogeno, iniziato l’8 maggio scorso a Rotterdam. Secondo Abdulaziz bin Salman, i Paesi Bassi possono essere la principale destinazione in Europa dei derivati dell’idrogeno prodotti in Arabia Saudita. Rimane quindi un tema caldo e che come vedremo, anche da questo approfondimento vivrà uno sviluppo molto accelerato nei prossimi anni.

E come investimento? Merita di essere inserito nel portafoglio? La risposta è decisamente positiva. È fondamentale però scegliere lo strumento giusto d’investimento. Per chi ha alta propensione al rischio vanno benissimo gli ETF sul tema. Ce ne sono diversi tra cui scegliere. Lavorare su un indice sicuramente aiuta perché si diversifica all’interno di titoli che spesso sono start up innovative o società ancora molto giovani ed estremamente volatili. Fare stock picking sui singoli titoli diventa quindi veramente difficile e può rivelarsi un azzardo. Meglio dunque diversificare puntando su indici di settore. Da dire però che anche gli ETF su questo tema d’investimento sono molto volatili e forse non sono adatti a chi non è in grado di sostenere periodi prolungati di sofferenza in portafoglio. Se state storcendo il naso all’idea di rimanere in balia delle onde di mercato, una soluzione possibile la serve Leonteq con il certificato a capitale protetto 106% ISIN CH1246021005. Un prodotto che investe sul Leonteq Global Hydrogen Technology 15%RC Index. Come funziona? Molto semplice.

Capitale protetto 106% e replica lineare senza cap

Il certificato a capitale protetto 106% ISIN CH1246021005 di Leonteq a scadenza replica linearmente e senza cap l’andamento dell’indice Leonteq Global Hydrogen Technology 15%RC. Rappresenta dunque un buon compromesso. Infatti, la durata è abbastanza breve, 4 anni dall’emissione (ormai 3 anni e 9 mesi), e a scadenza prevede un rimborso minimo di 1.060 euro, ovvero del 106% del valore nominale. Quindi, eccetto il caso di fallimento dell’emittente, qualsiasi sarà a scadenza la performance negativa dell’indice, il certificato pagherà 1.060 euro. Il rendimento però per chi lo compra oggi sarà maggiore del 6% e pari al 9,6%. Perché? Perché il prodotto si compra oggi a sconto a 967 euro. Se invece la performance sarà positiva a scadenza, l’investitore avrà un rimborso lineare alla performance dell’indice (partecipazione 100%). Per esempio, se il paniere dovesse segnare un rialzo del 30% a scadenza, il rimborso sarebbe di 1.300 euro.

Come abbiamo detto, non c’è alcun limite ai guadagni potenziali, né possibilità di rimborso anticipato e se le cose dovessero andare male, ovvero se l’indice dovesse crollare, l’investitore (che ha comprato oggi il prodotto) comunque porterà a casa quasi un 10% di rendimento. Insomma, il meccanismo di funzionamento del certificato è molto semplice.

Per quanto riguarda l’indice, ricordiamo che il Leonteq Global Hydrogen Technology 15%RC offre un'esposizione ai movimenti di prezzo di un paniere dinamico di 20 azioni di società impegnate nella generazione, nello stoccaggio e nell'utilizzo dell'idrogeno come alternativa verde alle fonti energetiche convenzionali. Il paniere dinamico è calcolato da Solactive AG. L’indice è a controllo della volatilità che non deve mai essere maggiore del 15% annuo (15%RC), altrimenti sposta parte del portafoglio in cash. Strumento che aiuta l’emittente, infatti, riducendo la volatilità, si abbassa il costo della componente opzionaria. L’indice è anche decrement 5%, ovvero stacca dalla performance dell’indice un dividendo sintetico del 5% su base giornaliera che serve per stabilizzare la struttura e comprare le opzioni in totale sicurezza. L’emittente così non si espone al rischio di mancato pagamento dei dividendi da parte delle società.

Il mercato dell’idrogeno continua a crescere a livello globale

Come riportato dall’Hydrogen Insights 2023, documento redatto dall'Hydrogen Council e da McKinsey che riassume lo stato attuale del settore globale dell'idrogeno e l'effettiva diffusione dell'idrogeno, con focus nel Nord America, lo slancio di questo mercato è in piena espansione. Ci sono in ballo oltre 1.000 progetti a livello globale, di cui 795 con l'obiettivo di entrare in funzione entro il 2030 (da dire però che le decisioni di investimento sono in ritardo, con solo il 10% dei volumi di investimento che hanno superato le decisioni finali d’investimento - FID). I progetti annunciati rappresentano 320 miliardi di dollari di investimenti fino al 2030, comunque in netta crescita rispetto ai 240 miliardi di dollari della precedente pubblicazione.

L'offerta rappresenta circa due terzi degli investimenti annunciati fino al 2030, con un totale di 38 milioni di tonnellate annui di produzione di idrogeno pulito annunciati fino al 2030, con Europa e Nord America che insieme rappresentano quasi il 60% dei volumi totali. La pipeline di progetti sull'idrogeno sta crescendo in tutti gli stadi di maturità, con una crescita del 30%-40% in termini di progetti annunciati o in fase di pianificazione. Gli Stati Uniti sono stati la potenza mondiale che ha più investito, economicamente parlando, in questa tecnologia, con un totale di circa 10 miliardi di dollari, finanziati per lo sviluppo di una capillare rete di impianti produttivi. Dopo gli USA si è posizionata l'Europa, a quota 7 miliardi di dollari, e infine la Cina, a quota 5 miliardi di dollari. Quest'ultima, tuttavia e nonostante il numero inferiore di fondi dedicati all'idrogeno, è stata quella che ha registrato la crescita anno su anno più grande, pari al 200% e tra poco vedremo come ha fatto.

Non dimentichiamoci poi dell’IRA negli USA. Questo, lo ricordiamo, è un pacchetto legislativo firmato ad agosto 2022 da Biden, dotato di un budget di circa 800 miliardi di dollari, dei quali circa 400 miliardi di dollari saranno spesi per l’energia e il cambiamento climatico. Il pacchetto, tra le altre cose, prevede infatti un credito d’imposta da tre dollari per chilogrammo all'idrogeno prodotto con energia rinnovabile e nucleare. Una spinta concreta perché, se si lasciasse decidere al mercato, semplicemente l’idrogeno ora è antieconomico. Serve dunque un forte incentivo dello stato. Tutto questo a condizione che la produzione sia in USA. E proprio questo è stato di stimolo anche all’Europa dove già con il Recovery Plan sono stati stanziati tantissimi miliardi per lo sviluppo dell’idrogeno e come sappiamo, si discute sulla costruzione di un idrogenodotto in grado di collegare la penisola iberica all’Europa continentale passando dalla Francia.

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Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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