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  Puntare sui chip in tempi di guerra: scatta subito la maxi-cedola del 14%

Quando soffiano i venti di guerra, sui mercati finanziari aumenta l’incertezza e la regola vuole che l’investitore impaurito vada a cercare i cosiddetti beni rifugio, vale a dire metalli preziosi come l’oro, l’argento e il platino, oppure titoli governativi di Stati considerati finanziariamente molto solidi come la Germania o gli Usa, o ancora gioielli, pietre preziose, opere d’arte.

Sul mercato azionario è facile indovinare che cosa salirà: le azioni delle società della difesa, tanto per iniziare. E se la crisi geopolitica coinvolge aree calde per le materie prime energetiche, i titoli dell’energia sono i favoriti.

Per proteggersi da un rischio di rallentamento dell’economia, o peggio di recessione, ci sono le azioni dei settori cosiddetti difensivi, come i beni alimentari, le aziende del settore sanitario e farmaceutico, le utility legate all’erogazione dell’acqua, del gas e dell’elettricità. Tutti generi di cui le persone non possono fare a meno.

Anche i semiconduttori sono beni di cui l’umanità non può più fare a meno: ormai i chip sono fondamentali per un numero infinito di applicazioni in qualsiasi campo dell’attività umana. Ciononostante, nessuno si azzarda a chiamare il settore dei chip un settore difensivo, anzi, borsisticamente parlando è considerato uno dei comparti più esposti al ciclo economico.

Ma quale investitore se la sente, oggi, di non avere in portafoglio titoli dei semiconduttori? Qualsiasi cosa succeda nel mondo, la ricaduta sui produttori di chip è immediata. Basti pensare a quel che è successo negli anni del Covid: le persone bloccate in casa non hanno comprato automobili (o ne hanno comprate molto meno) e hanno comprato pc, smartphone e console per videogaming. Passata la pandemia, è di nuovo tornata a correre la domanda di auto e di conseguenza quella per semiconduttori per l’automotive, mentre si è contratta quella di chip per elettronica da consumo.  In un caso e nell’altro l’industria dei cip è sempre stata protagonista.

1.000 miliardi di dollari di ricavi entro il 2030

Negli ultimi mesi i titoli delle società che producono semiconduttori hanno subito una flessione dopo il potente rally del primo semestre. Un rally alimentato in gran parte dall'entusiasmo degli investitori per le prospettive di crescita dell'intelligenza artificiale (AI). Secondo un rapporto della Semiconductor Industry Association, grazie anche alla diffusione dell’AI il fatturato totale dell'industria dei semiconduttori potrebbe raggiungere i mille miliardi di dollari entro il 2030, rispetto ai 574,1 miliardi di dollari del 2022, con un CAGR (tasso medio annuo di crescita) del 7,2%.

Maxi-cedola in arrivo il 23 ottobre

Per continuare a puntare sul settore dei chip anche in tempi tragicamente turbolenti come gli attuali, lo strumento ideale è il certificate, capace di coniugare l’offerta di un alto rendimento con una forte protezione del capitale investito. Se poi il certificate, come nel caso del Maxi Cash Collect con ISIN DE000VM2APY2, pagherà fra pochi giorni un maxi-bonus del 14%, c’è anche la forte convenienza fiscale data dalla possibilità di compensare eventuali minusvalenze. 

Emesso il 14 settembre dalla casa svizzera Vontobel, questo prodotto permette di investire su tre protagonisti dell’industria mondiale dei chip: l’americana Amd (Advanced Micro Devices), l’italo-francese StM e la tedesca Infineon. Il valore nominale è 100 euro, la durata è tre anni.

La maxi-cedola da 14 euro sarà pagata il 23 ottobre (data di osservazione 16 ottobre) a condizione che nei prossimi cinque giorni (la data di osservazione è il 16 ottobre) nessuno dei tre sottostanti crolli in Borsa del 90%. La barriera, infatti, è fissata al 10% dei Valori iniziali.

Possibile un rendimento medio annuo dell’8,4%

A partire da novembre il certificate pagherà ogni mese una cedola di 0,32 euro (3,84% all’anno) condizionata da una barriera al 50% dei Valori iniziali. La stessa barriera al 50% giocherà alla scadenza a protezione del capitale, poiché il certificate verrà rimborsato al 100% del valore nominale (100 euro) anche se uno, due, o tutti e tre i sottostanti avranno quotazioni inferiori ai valori iniziali. Il limite della protezione è un calo del 50%: con un ribasso più forte l’investitore subirà una perdita.  

Comprando oggi il certificate e dando per scontato l’incasso della maxi-cedola iniziale e di tutti i successivi 35 premi mensili, l’investitore ha possibilità di ottenere un rendimento medio annuo dell’8,4%.

Effetto memoria e rimborso anticipato

Il successo dell’investimento è facilitato dall’effetto memoria, che permette di non cancellare le cedole che eventualmente non verranno pagate per violazione della barriera al 50%. Quei premi verranno accantonati per essere corrisposti successivamente alla prima scadenza in cui tutti e tre i sottostanti saranno sopra la barriera. In questo modo, per avere la certezza di incassare tutti i premi basterà che i tre sottostanti siano sopra la barriera l’ultimo giorno previsto per l’osservazione, vale a dire il 14 settembre 2026.

Il certificate potrebbe non arrivare alla scadenza finale perché è prevista la possibilità del rimborso anticipato a partire dal nono mese. Dal 14 giugno 2024, e poi in tutte le successive date di osservazione, se tutti e tre i certificate si presenteranno con quotazioni superiori (o uguali) alle soglie previste, il certificate verrà rimborsato immediatamente al 100% del valore nominale (100 euro), dopo avere pagato l’ultima cedola mensile. Per facilitare la possibilità del rimborso anticipato le soglie sono previste in graduale calo: si inizia a giugno 2024 con la richiesta del 100% del valore iniziale e ogni sei mesi si scende di 5 punti percentuali, fino ad arrivare nell’ultimo semestre all’80%.

Se il certificate non sarà stato ritirato in anticipo, alla scadenza finale saranno possibili due scenari:

  • Se il 14 settembre 2026 tutti e tre i sottostanti quoteranno sopra la barriera (o allo stesso livello), il certificate verrà rimborsato al 100% del valore nominale (100 euro) dopo avere pagato l’ultima cedola e le eventuali cedole accantonate in memoria.
  • Se alla scadenza finale anche solo uno dei sottostanti sarà sotto la barriera, il certificate verrà rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei sottostanti. Non verranno pagate né l’ultima cedola, né le eventuali cedole accantonate in memoria.  Facendo l’esempio che il sottostante peggiore accusi una perdita del 60%, il certificate verrà rimborsato al 40% del valore nominale, cioè a 40 euro.

Barriera al 50% a confronto con i target price

Nella tabella qui sotto riportiamo i dati di riferimento del certificate di Leonteq con Isin DE000VM2APY2. I Valori iniziali sono i prezzi di chiusura del 14 settembre 2023. La media dei target price degli analisti è calcolata da Market Screener. Le quotazioni di StM e di Infineon sono in euro, quelle di AMD in dollari.

Focus sui sottostanti

AMD

AMD è stata la rilevazione della pandemia, quando per la prima volta la società è riuscita a distaccare nettamente Intel in termini di qualità, quantità ed efficienza della produzione di chip. Ora che la sua più grande concorrente ha acquisito anche la porzione di business legata alla fonderia potrebbe essere più difficile competere, ma la CEO Lisa Su ritiene che AMD abbia un asso nella manica: una nuova generazione di chip per l’AI. Ultimamente non si parla di nient’altro nel mondo dei semiconduttori. L’intelligenza artificiale generativa è diventata il trend di mercato che attira più investimenti in assoluto, e Nvidia domina il mercato in questo momento.

AMD ritiene di avere quel che serve per sfidare il dominio di Nvidia. Mentre la sfida si infiamma, la differenza tra le due azioni è evidente: Nvidia ha già corso tantissimo grazie al successo dei suoi chip per l’AI generativa, mentre AMD ha valutazioni più basse. Dall’inizio dell’anno AMD è salita del 69% (Nvidia +213%). AMD  dovrebbe chiudere il 2023 con ricavi pari a 22,8 miliardi di dollari e un utile di 980 milioni. Secondo il consensus, la redditività è destinata ad aumentare nel 2024, quando l’utile salirà a 4 miliardi di dollari su ricavi cresciuti a 27,3 miliardi (+19%).

STM

StMicrolectronics è una società italo-francese che si occupa di progettazione e fabbricazione di semiconduttori. La società produce esclusivamente i propri chip, senza occuparsi di produzione per conto terzi. La sua attività principale riguarda la produzione di chip per soluzioni avanzate come IoT, 5G e applicazioni di nicchia ad alto contenuto tecnologico. Essenzialmente non è una società che guarda a pochi mercati di massa, come i data center o i computer, ma a un ventaglio di tante nicchie di mercato.

Negli ultimi anni, l’azienda si è concentrata sempre di più su un’industria che sta crescendo a un ritmo elevato: quella dell’aerospazio. Insieme all’internet delle cose, sono due megatrend su cui StMicroelectronics è molto ben posizionata. Con 9.000 ingegneri e fabbriche dislocate in tutto il mondo, è un colosso dei semiconduttori il cui titolo ha una bassa valutazione come spesso accade alle società europee. Dall’inizio dell’anno le azioni StM sono salite del 27%. Alla capitalizzazione attuale di 39,6 miliardi di euro, la società vale solo 10,2  volte gli utili del 2023, uno del P/E più bassi del settore dei chip.

INFINEON

La società tedesca segna un rialzo dall’inizio dell’anno del 14%. Infineon figura tra i primi produttori mondiali di semiconduttori. I prodotti del gruppo comprendono semiconduttori di potenza, sensori, microcontroller nonché circuiti integrati digitali. La maggior parte dei ricavi (46%) proviene da vendite di chip al settore automotive. Il fatturato 2023 è atteso a 16,2 miliardi di euro con un utile di 3 miliardi. La market cap è 41,6 miliardi di euro, pari a 13,5 volte gli utili stimati per quest’anno.

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