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Oro nero in rally, ma meglio munirsi del certificate paracadute

La corsa del petrolio è iniziata. La mossa a sorpresa ad inizio aprile dell’Opec+ di tagliare la produzione di 1,1 milioni di barili al giorno a partire dal mese di maggio per tutto il 2023 ha spinto la quotazione sia del Brent che dei futures WTI, che viaggiano oltre gli 80 dollari al barile.

Una decisione inattesa, dal momento che recenti dichiarazioni di vari membri del cartello avevano lasciato ipotizzare un nulla di fatto ed una produzione tendenzialmente stabile per i prossimi mesi.

L'Arabia Saudita si farà carico del taglio più massiccio con una riduzione di mezzo milione di barili. Fra gli altri Paesi, gli Emirati Arabi ridurranno la produzione di 144mila barili, il Kuwait di 128mila, l’Iraq di 211mila barili, il Kazakistan di 78mila, l’Algeria di 48mila e l’Oman di 40 mila barili.

Questo taglio si somma a quello annunciato dalla Russia e prolungato fino alla fine dell’anno di 500mila barili al giorno, arrivando ad un totale di circa 1,6 milioni di barili.

“A precautionary measure aimed at supporting the stability of the oil market”, così commenta il ministro dell'energia saudita. Quindi, si tratta di una mossa che aiuta a sostenere il prezzo del greggio, che nel mese di marzo è crollato ai minimi degli ultimi 15 mesi sui 70 dollari al barile in scia al calo generale dei mercati finanziari ed i timori delle crisi bancarie americane ed europee.

Ma non solo, la diminuzione dell’offerta di barili dell’Arabia Saudita ha un “sapore geopolitico” come commenta Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, e mostra come il Paese si stia allontanando lentamente dagli Stati Uniti, un rapporto nato alle prime ricerche di petrolio delle compagnie americane nel deserto arabo, culminate nel 1945 con la creazione della Aramco, Arabian American Oil Company, la compagnia petrolifera statale saudita.

Da allora il rapporto tra i due paesi si è fondato sullo scambio petrolio-sicurezza: i sauditi vendevano petrolio e permettevano alle compagnie americane di trivellare nel loro paese in cambio di forniture militari (tuttora il 70% proviene dagli Usa) e di protezione dall’Iran, l’altra grande potenza regionale.

Una tensione che si è fatta sentire ed è aumentata lo scorso ottobre, quando l’Arabia Saudita ha rifiutato di incrementare la produzione di barili nonostante la necessità degli Usa di abbassare i prezzi dei carburanti prima delle elezioni di medio termine.

Sempre più lontana dagli Stati Uniti, ma sempre più vicina ed impegnata a rafforzare i rapporti con la Cina. Lo stesso Xi Jinping ha affermato che è iniziata “una nuova era nelle relazioni tra Cina e Arabia Saudita”, nel bilaterale i due capi di stato hanno siglato 34 accordi commerciali per un valore di oltre 30 miliardi di dollari.

Emblematico l’ultimo accordo firmato a Pechino tra Arabia Saudita e Iran lo scorso 10 marzo, in cui i due Paesi hanno concordato di ristabilire le relazioni diplomatiche e riaprire le ambasciate dopo sette anni di tensioni. L’intesa, con la mediazione della Cina, riduce la possibilità di un conflitto armato tra le nazioni, sia direttamente che in conflitti per procura nella regione.

L’accordo raggiunto durante il cerimoniale del Congresso Nazionale del Popolo rappresenta una grande vittoria diplomatica per i cinesi, che conferma come gli stati arabi del Golfo Persico stiano percependo il lento ritiro degli Stati Uniti dal Medio Oriente allargato. L’intesa arriva anche mentre i diplomatici hanno cercato di porre fine a una guerra durata anni nello Yemen, un conflitto in cui sia l’Iran che l’Arabia Saudita sono profondamente trincerati.

«Dopo l’attuazione della decisione, i ministri degli Esteri di entrambe le nazioni si incontreranno per preparare lo scambio di ambasciatori», ha detto la televisione di stato iraniana, aggiungendo che i colloqui si sono svolti nell’arco di quattro giorni.

Sui mercati finanziari, da inizio aprile, oltre al rally del prezzo dell’oro nero, anche le società petrolifere hanno registrato performance interessanti. L’indice Stoxx Oil & Gas, che era stato tra i peggiori listini del primo trimestre del 2023 con una perdita del -2,2%, ha recuperato e registra un +5,46%.

Per capire gli ulteriori sviluppi sul tema del petrolio e i prossimi passi dell’Opec+ dobbiamo attendere la prossima riunione ufficiale programmata a giugno, se non prima, con possibili riunioni straordinarie in caso di movimenti straordinari del mercato.

In tale contesto, dato che risulta difficile prevedere l’andamento futuro del prezzo del petrolio, suggeriamo di valutare con attenzione tutti gli strumenti d’investimento offerti sul mercato e cercare quelli che permettono di proteggere il capitale in caso di volatilità, ma che allo stesso tempo offrono un rendimento potenziale interessante.

Vontobel ha trovato la soluzione d’investimento per scommettere sul settore petrolifero in particolare su ENI, Tenaris e Repsol. Il prodotto, identificato con codice ISIN DE000VU1GGM5, è stato collocato sul mercato il 9 gennaio al valore nominale di 100 eu.

Il basket presenta un buon grado di correlazione, tutti valori vicini e superiore allo 0,65. Un paniere conservativo, ciò significa che difficilmente, durante la vita del certificato, i tre titoli possano prendere strade differenti.

Al momento il consensus su Bloomberg, come riportato dalla tabella (aggiornata 13 aprile 2023), mostra come gli analisti sono sostanzialmente positivi su tutti e tre i titoli con interessenta percentuali di upside.

Ora concentriamoci sul certificato d’investimento e sulle sue caratteristiche principali.

Premi trimestrali condizionati

Il prodotto prevede lo stacco di premi trimestrali di importo pari a euro 2,50 (il prossimo con data di osservazione il 10 luglio 2023), a condizione che nelle date di osservazione tutti i sottostanti non toccano o scendono oltre il profondo livello barriera fissato al 40% dallo strike. Se un solo titolo sottostante dovesse perdere oltre il 60%, il premio non verrà pagato. Ma i premi non pagati vengono persi definitivamente?

No, grazie all’effetto memoria dei premi trimestrali condizionati.

Effetto memoria dei premi trimestrali condizionati

Tutti i premi godono dell’opzione effetto memoria, ciò significa che se i livelli dei tre sottostanti superano il livello barriera in una qualsiasi data di osservazione trimestrale dei coupon, oltre ad essere pagato il premio trimestrale, vengono recuperati tutti i coupon non incassati in precedenza.

I premi potrebbero offrire all’investitore un rendimento per anno del 10%, al lordo delle imposte.

Scadenza anticipata

Il certificato vanta la possibilità di rimborso anticipato. Questa è possibile dal 17 luglio 2023 con effetto step down. Significa che il livello per ottenere il rimborso anticipato inizialmente è al 100% dello strike e poi decresce fino al 90%, rendendo quindi il rimborso del valore nominale del certificato più probabile. Anche in questo caso si otterrà il premio trimestrale ed eventuali premi non pagati.

Rimborso a scadenza

Nel caso in cui non si sia verificato l’evento di scadenza anticipata, il prodotto scade alla data naturale fissata a gennaio 2025. La barriera per il rimborso del capitale a scadenza è fissata al 50% dello strike.

Alla data di osservazione finale si possono verificare due scenari:

  • se i prezzi di chiusura di tutti i sottostanti sono al di sopra del livello barriera, l’investitore riceve il rimborso dato dalla somma del nominale di importo pari a 100 euro, il premio trimestrale in corso e quelli eventualmente mai distribuiti;
  • se uno dei sottostanti si trova sotto il livello barriera l’investitore subisce una perdita. La perdita corrisponde al prodotto tra il valore nominale e la performance del peggiore sottostante. Se anche solo uno dei sottostanti dovesse andare a zero, il valore del certificate si azzererebbe.

Qui di seguito i riferimenti e le distanze aggiornate del certificato.

Dal momento dell’emissione del certificato, tutti i sottostanti si trovano ampiamente sopra il livello barriera e ciò incrementa la possibilità di incassare il prossimo premio trimestrale di luglio. Interessante acquistare oggi il prodotto perché quota sotto la pari (96eu) e potrebbe offrire un rendimento potenziale annualizzato del 12,18%, al lordo delle imposte.

Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza – nemmeno generica – o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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