Occhi puntati sul petrolio ma cambio di cavallo per investire

Il prezzo del petrolio è stato a lungo al centro dei riflettori nelle ultime settimane. L’OPEC+, il cartello dei paesi produttori di greggio ed i loro alleati hanno infatti fatto sapere di aver rinnovato gli accordi per limitare la produzione di greggio. Il tutto si è tradotto con una salita delle quotazioni del WTI e del Brent, i due principali prezzi di riferimento dell’oro nero, saliti nella prima parte di settembre oltre quota 90 dollari al barile.
Lo scenario, poi, è cambiato sul finire del mese, con una frenata delle quotazioni, decisamente fisiologica se consideriamo il cambio di prospettive relativo ai tassi di interesse per il futuro a breve e medio termine e la conseguente salita degli stessi. Di fatto i mercati si attendono ora tassi alti e per un lungo arco temporale, come più volte ripetuto dalle banche centrali. Il nuovo contesto ha frenato la corsa dell’oro nero, facendo scivolare il prezzo verso gli 80 dollari. Proprio in questi ultimissimi giorni, poi, le tensioni in Israele hanno determinato una nuova salita del prezzo. Lunedì mattina, infatti, il WTI ha aperto in gap up, ossia con un salto nelle quotazioni di circa 5 punti percentuali (da 80 a 84 dollari al barile) in seguito al complesso scenario ed ai timori legati a problematiche nella produzione del greggio.
Complessivamente, la domanda di greggio appare ancora solida, mentre la transizione green, verso energie diverse dagli idrocarburi, prosegue lentamente, con ritardi generalizzati nei target prefissati dai paesi sui temi ambientali. In altre parole, il petrolio pare destinato a rimanere centrale nell’economia globale per un arco temporale lungo. Non una buona notizia per l’ambiente, ma forse un’occasione di investimento sul comparto.
Le azioni sottostanti del certificato
Il nuovo cash collect emesso dagli strutturatori di Société Generale ha per sottostanti le azioni di Eni, Tenaris e TechnipFMC. Un basket, non c’è dubbio, basato su tre società con ottimi fondamentali e leader nei loro rispettivi mercati. Vediamo alcuni punti chiave di questi titoli, tutti legati al mondo petrolifero.
Le azioni di Eni, dopo il crollo del 2020, spiegabile quasi unicamente con lo scoppio della pandemia del Covid e con i conseguenti lockdown globali, hanno progressivamente ripreso vigore. Il titolo è inserito in un trend positivo, aggiornando i massimi da oltre tre anni nel mese di settembre, in area 15,5 euro. Di fatto le azioni di Eni hanno recuperato i valori precedenti il Covid. La discesa degli ultimi giorni sotto quota 15 euro appare fisiologica (e di fatto abbassa i prezzi di strike iniziale). Il titolo ha una capitalizzazione di mercato che sfiora i 50 miliardi. La barriera posta a 8,05 euro appare ben ragionata poiché si avvicina molto ai minimi covid, livelli frutto però di un cigno nero difficilmente ripetibile nei prossimi anni.
Anche l’operatività di Tenaris, secondo sottostante del certificato, è strettamente legata al comparto petrolifero. L’azienda, infatti, è la prima al mondo nella produzione e fornitura di tubi e servizi per l’esplorazione volta alla produzione di petrolio e gas. Anche Tenaris dopo il blackout patito durante il Covid ha messo a segno un rally notevole, arrivando addirittura oltre quota 17 euro per azione. I primi mesi del 2023 sono stati sotto le attese, con un calo verso i 12 euro, cui ha fatto seguito una nuova ripresa verso i 14,5. L’azione, parte del paniere centrale del FTSE Mib, capitalizza oltre 17 miliardi di euro. Anche in questo caso la barriera si colloca su un livello di supporto chiave a 8,04 euro, che separa il periodo covid dal pre e post covid. Appare quindi un livello strategico e di fatti se guardiamo il grafico dal 2005, solo due volte Tenaris è andato sotto questo livello per poi recuperarlo: nel 2009 e con il covid.
TechnipFMC PLC è un’azienda franco-americana, domiciliata nel Regno Unito. Si occupa anch’essa di servizi per il settore energetico industriale, con focus su oil & gas. È un competitor di Saipem, ma con una storia e fondamentali ben diversi dall’italiana. Dai minimi toccati nel 2020 ha quasi quadruplicato il suo valore, tornando a superare quota 19 dollari per azione. Di fatto tornando sui massimi pre covid. Il titolo vale oltre otto miliardi di dollari.
Come funziona il certificato per investire su aziende legate al mondo petrolifero?
Il certificato ISIN XS2395057248 si basa sul meccanismo del classico “cash collect worst of”. Per incassare i premi periodici ed avere la garanzia della protezione del capitale, è necessario che tutti i titoli sottostanti si trovino al di sopra delle rispettive barriere. Tale livello è posizionato sia per quanto riguarda il pagamento dei premi, che per la protezione del capitale al 55% dei prezzi di osservazione iniziale. Lo strumento in questa fase appare molto interessante perché permette di attuare strategie di equity substitution. Che cosa significa? È evidente che i titoli petroliferi dopo il covid hanno segnato un importante rialzo, riportandosi nei pressi dei massimi pre-lock down. Una manna per tutti coloro che hanno scommesso su queste società. Ora a questi prezzi può quindi essere strategico chiudere totalmente o parzialmente la posizione su equity per incassare il gain. Visto gli enormi flussi di cassa generati negli ultimi anni da questa società, non vi è dubbio che i petroliferi saranno in grado di diversificare ampiamente in altri settori come le rinnovabili. Stabilizzando ulteriormente il loro business. Ha senso quindi continuare a puntare sul settore. Ma visto i livelli raggiunti e l’incertezza crescente sui mercati, il certificato rappresenta lo strumento ottimale perché in grado di generare valore, tramite il pagamento di cedole, senza essere direzionale. Il certificato infatti permette di contenere la volatilità entro determinati livelli di prezzo.
Cedole trimestrali del 2,75% con effetto memoria
Il nuovo prodotto strutturato da Société Generale prevede cedole trimestrali con memoria condizionate pari al 2,75%. Il rendimento del certificato può quindi arrivare fino all’11% su base annua.
Fra i punti di forza del certificato troviamo la presenza dell’effetto memoria delle cedole. Pertanto, qualora in una finestra cedolare uno o più sottostanti si trovassero sotto le rispettive barriere, il certificato non pagherebbe il premio del periodo. L’importo bonus, però, non sarebbe perso. Verrebbe invece portato a memoria con possibilità di essere incassato in una successiva finestra cedolare qualora si verificassero nuovamente le condizioni per il pagamento (ossia se i tre sottostanti si trovassero nuovamente sopra le barriere).
Opzione del richiamo anticipato
La durata massima del certificato è pari a tre anni, con scadenza nell’ottobre 2026. Sono quindi previste dodici finestre cedolari. A partire dalla terza è presente l’opzione del richiamo anticipato del certificato che potrebbe accorciare, anche sensibilmente, la vita del prodotto. Nel caso in cui le azioni sottostanti si trovassero sopra i rispettivi prezzi di osservazione iniziale il certificato sarebbe richiamato anticipatamente. In questo caso l’investitore incasserebbe la cedola del periodo e riceverebbe il rimborso del valore nominale del prodotto, pari a 1.000 euro. Se presenti sarebbero pagate anche eventuali cedole precedentemente portate a memoria.
Scenari a scadenza
Nello scenario in cui il certificato giunga alla naturale scadenza, sono possibili due casistiche. Se i tre titoli si troveranno sopra i rispettivi livelli barriera, ossia se non avranno perso il 45% o più dai prezzi iniziali, il certificato rimborserà mille euro, più tutte le cedole dovute. Si otterrebbe quindi un profitto sia in caso di movimenti rialzisti dei sottostanti, che se rimanessero stabili o se scendessero, a patto che a scadenza si trovino sopra la barriera (che vale la pena ricordare, è discreta, ossia con osservazione soltanto a scadenza).
Se invece uno o più titoli si trovassero sotto barriera, il rimborso sarebbe pari al valore nominale decurtato della perdita fatta registrare dal worst of del certificato, con un rimborso inferiore ai 550 euro.
Disclaimer:
Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.
La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza nemmeno generica o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.
Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.
Per maggiori informazioni, leggere attentamente la pagina relativa alle avvertenze. Clicca qui.