L'Europa del domani è già qui, nel certificate ad alta protezione di BNP

Comunicazione di marketing

BNP Paribas ha appena emesso un nuovo certificato a capitale protetto ISIN XS2317920234 sull’indice S&P NextGenerationEU Recovery Equity 5% Decrement (EUR) NTR. Un indice composto dai titoli che beneficeranno, più di tutti, dei fondi europei stanziati col NextGenerationEU, il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato in Europa. Le caratteristiche principali di questo certificato?

Protezione del capitale a scadenza del 85% e nessun limite ai potenziali guadagni. Ma non basta. Solo per la parte di performance positiva dell’indice dal livello di fixing iniziale, il certificato replica l’andamento del paniere con un fattore di partecipazione del 150%, ovvero una leva 1,5x. Facciamo allora il punto sulla congiuntura di mercato e vediamo perché e come questo certificato può aiutarci.

2022: un anno che si prospetta nervoso, tra pressioni inflazionistiche e banche centrali meno accomodanti

Lo abbiamo detto in tutte le salse. Come Intermonte, rimaniamo positivi sul mercato azionario, considerando ancora tutti gli storni come opportunità di acquisto. Certo è che, rispetto al 2021, ormai agli sgoccioli, il 2022 sarà con molta probabilità un anno molto più nervoso per l’equity e difficile da interpretare per gli investitori. Diversi i fattori in gioco. In primis l’inflazione che, insieme al rischio recrudescenza della pandemia, rappresentano i due nemici della ripresa economica. Gli ultimi dati sul rialzo dei prezzi parlano chiaro: ci accompagnerà almeno ancora per tutta le prima parte del 2022. In America, nei prossimi mesi, dovrebbe raggiungere il 7-7,5% (ottobre al 6,2%, mai così alta da 30 anni), in Europa il 5-5,5% (ottobre 4,1%) e l’impatto sulla crescita è già davanti agli occhi di tutti, lo si è visto con il pil trimestrale degli USA e del Giappone sotto le attese, ma lo si vede anche con tanti dati prospettici, uno tra tutti la fiducia dei consumatori americani (importantissimo indicatore macro) al minimo dal 2011. E le prospettive di nuovi lockdown parziali o totali non aiutano di certo: da una parte potrebbero accelerare il rialzo dell’inflazione, generando rallentamenti nella catena di approvvigionamento in tanti settori, dall’altra colpire la crescita.

Una prospettiva non facile da combattere neanche per le banche centrali, più forti e attrezzate per shock lato della domanda che non dell’offerta. E lo si vede bene ad esempio dal diverso atteggiamento di quella americana ed europea. La prima ha già avviato il tapering, che procede spedito (e secondo diversi membri della Fed subito dopo sarà necessario rialzare i tassi), la Lagarde invece è più colomba e preferisce non rischiare di danneggiare l’economia europea.

La posizione di Intermonte è che, alla lunga, l’inflazione alta, le politiche monetarie meno accomodanti e la recrudescenza della pandemia colpiranno con forza l’economia reale, generando una slowflation o addirittura, nel peggiore dei casi, una stagflazione (possibile già nel primo semestre 2022). Questo costringerà tutte le banche centrali ad allinearsi e tornare ad essere accomodanti. Elemento favorevole per i mercati azionari che sono inversamente correlati all’andamento dei rendimenti dei Titoli di Stato.

Attenzione però, quella espressa rimane comunque una nostra interpretazione della “scommessa” che il mercato starebbe facendo. Ma una cosa sono i fatti, un’altra sono le strategie impostate su scenari più probabili. Di effettivamente constatabile c’è solo una cosa: stiamo entrando in una congiuntura economica molto più complessa da leggere e di conseguenza a mercati azionari che, se abbiamo ragione, rimarranno tendenzialmente positivi ma comunque soggetti a maggior nervosismo e drawdown crescenti.

E’ chiaro dunque che per gli investitori e per i consulenti finanziari soddisfatti dei buoni risultati 2021, ridurre il rischio di portafoglio appare una scelta saggia. Proprio per questo, i certificati a capitale protetto rappresentano uno strumento utile, che permette di generare forti asimmetrie di rendimenti e implementare strategie di equity substitution, per rendere più efficiente il portafoglio. Infatti, a fronte di una protezione totale o comunque importante del capitale investito, permettono di beneficiare ancora degli sviluppi futuri del mercato azionario.

Protezione all’85% e performance a leva senza cap

BNP Paribas ha lanciato sul mercato il certificato a capitale protetto ISIN XS2317920234 sull’indice S&P NextGenerationEU Recovery Equity 5% Decrement (EUR) NTR. Il certificato ha durata cinque anni ed è strutturato come investimento di lungo termine. Se portato a scadenza infatti presenta diversi punti di forza:

  • Massima perdita possibile pari al 15% del valore nominale (livello di protezione all’85%);
  • Partecipazione alla performance positiva dell’indice senza alcun limite, né possibilità di richiamo da parte dell’emittente;
  • Fattore di partecipazione del 150%. Il che significa che, solo per performance positive dal fixing iniziale dell’indice (1.607,57 punti), il certificato replicherà l’andamento del sottostante, e quindi la sua performance ma moltiplicata per 1,5.

Come sempre, degli esempi potranno chiarire il meccanismo di funzionamento. Facciamo delle ipotesi.

L’investitore ha comprato il certificato all’emissione, dunque al valore nominale di 100 euro per certificato. Sono tre gli scenari a scadenza: l’indice potrà chiudere sopra il fixing iniziale (detto anche Index Initial), sotto tale livello ma sopra il livello di protezione, oppure al di sotto del livello di protezione. Nel primo caso, e solo nel primo caso, la performance del certificato sarà uguale a quella dell’indice moltiplicata per 1,5. Se per esempio l’indice avrà guadagnato il 30% a scadenza, il prodotto finanziario mi restituirà 145 euro a certificato, ovvero una performance del 45% (30%x1,5=45%). Per i palati più fini, riportiamo la formula:

Dove N è il valore nominale, ovvero 100 euro a certificato. Index (Initial) è il prezzo di chiusura dell’indice alla data di strike (venerdì 19 novembre 2021) che, per quest’emissione, corrisponde a 1.607,57 punti. Index (Final) sarà invece il valore dell’indice alla data di valutazione finale, ovvero tra 5 anni (19 Novembre 2026). Quindi, usando la formula e ipotizzando un prezzo di chiusura a scadenza che permette all’indice un guadagno del 30%: 100x =145 euro.

Nel secondo caso invece, a scadenza, l’indice quota sotto lo strike ma sopra il livello di protezione. Diciamo a 1.446,8 punti, quindi con una performance del -10%. Cosa succede all’investimento? Semplice, il certificato replicherà in modo lineare l’andamento dell’indice e quindi restituirà 90 euro a certificato. La formula è: NxIndex(Final)/Index(Initial), ovvero 100x(1.446,8/1.607,57)=90 euro.

Terzo caso, l’indice a scadenza quota sotto il livello di protezione (1.125,3 punti). Qui non c’è bisogno di fare i calcoli. Il certificato restituirà 85 euro, ovvero una perdita del 15%. Quindi anche se l’indice dovesse perdere il 30%, come in questo caso, noi non perderemo più del 15%.

Per completezza però vediamo anche altri casi che ci aiuteranno a capire cosa succede se l’investitore dovesse comprare dopo l’emissione il certificato e quindi con un prezzo a premio o a sconto, oppure se avesse necessità di venderlo prima della scadenza naturale del prodotto.

L’investitore compra il certificato a 105 euro e, a scadenza, l’indice quota a 2.089,8 punti, con una performance del 30%. Useremo sempre la stessa formula per il calcolo del prezzo di rimborso del certificato (primo caso). Quindi il certificato a scadenza pagherà 145 euro (esattamente come nel caso sopra) e noi avremo fatto il: 145/105-1=38%. Il rendimento sconterà dunque l’acquisto a premio del certificato. Nello stesso caso, se l’indice a scadenza quoterà sotto lo strike, ad esempio a 1.446,8 punti, quindi con una perdita del 10%, l’investitore, avendo comprato a premio, perderà poco più del 14%: 90/105-1=-14,3%. Infine, se a scadenza l’indice quoterà sotto il livello di protezione, per esempio a 1.125,3 euro, io perderò circa il 19%: 85/105-1=19%. Se questo ragionamento è chiaro, sarà intuitivo capire che, nel caso di acquisto a sconto del prodotto, la situazione sarà ribaltata. Se l’investitore compra a 90 euro il certificato, qualsiasi sarà il livello dell’indice a scadenza, non potrà perdere più del 5,5% e guadagnerò ovviamente di più che averlo comprato al valore di emissione a 100 euro se a scadenza il prodotto avrà espresso una performance positiva.

Nel caso invece in cui il certificato venga venduto prima della scadenza, non vi è alcuna garanzia del capitale né performance a leva. Semplicemente si calcolerà la performance come prezzo del certificato a chiusura rispetto al prezzo di acquisto del certificato. Se ho comprato a 100 euro e quando chiudo il certificato vale 105 avrò fatto il 5%.

Next Generation Europe: il rilancio dell’Europa comincia da qui

Tra i punti di forza di questo certificato sicuramente c’è il sottostante: S&P NextGenerationEU Recovery Equity 5% Decrement (EUR) NTR. Il nome lungo e pieno di sigle forse non è il massimo da leggere, ma in realtà l’idea d’investimento è molto interessante e il meccanismo piuttosto semplice. Partiamo dal tema d’investimento.

L’indice innanzitutto è stato sviluppato da Standard and Poor's (vedi link di riferimento dell’indice), di per sé una certezza quando si parla di indici. Ci permette di investire su una selezione di 30 società che verranno interessate e dunque beneficeranno del Next Generation EU. Ricordiamo brevemente che il Next Generation EU è il pacchetto fiscale senza precedenti da 800 miliardi adottato dal Consiglio Europeo che, oltre ad affrontare gli impatti economici e sociali, mira a sostenere la transizione verde, la trasformazione digitale e la crescita intelligente dell’Europa. Combinato con il bilancio europeo, già esistente, si traduce in 2 trilioni di euro di finanziamenti per l'economia dell'Unione europea nei prossimi 5 anni. Questo pacchetto di stimolo fiscale avrà un impatto sull'economia futura dell'Europa e quindi sulla performance finanziaria delle aziende che ne possono beneficiare.

Come viene calcolato l’indice e principali caratteristiche

L’indice viene creato partendo dalle 100 società a maggior capitalizzazione d’Europa. Tra queste 100, vengono scelte quelle appartenenti ai diversi GICS sectors di ciascuno dei tre pillars del Next Generation Europe: Green, ovvero Utilities & Transportation (ex Airlines); Digital, ovvero Software & Services, Semiconductor, Technology Hardware e Resilient, ovvero Capital Goods, Life Sciences Tools & Services, Materials, Automobiles & Components, Health Care Equipment & Services. Almeno una società per settore deve essere inserita nel basket. Tra queste società, le trenta a maggiore capitalizzazione creano il basket dell’indice. L’indice è in euro ed è Total Return, questo significa che i dividendi netti vengono reinvestiti nell’indice. Il meccanismo Decrement implica che l’indice stacca un dividendo sintetico a favore dell’emittente BNP Paribas del 5% su base annua (dopo il pagamento e reinvestimento dei dividendi delle società dell’indice). Questo serve all’emittente per costruire il certificato, permette una miglior gestione del rischio all’emittente e si traduce in un miglioramento delle condizioni di partecipazione e protezione del certificato.

È dunque un meccanismo molto utile che non rende meno efficiente l’indice, come dimostrato dalla performance del paniere. Nel grafico sotto in bianco l’indice sottostante il certificato e in blu l’Euro Stoxx 50 (5y di performance). La performance a 5y è del 51%, contro il 43% del benchmark. Mentre il drawdown è stato nel periodo febbraio-marzo 2020 identico, il recupero innescato dall’indice S&P NextGenerationEU Recovery Equity 5% Decrement (EUR) NTR è stato ben maggiore. Dai massimi di febbraio 2020 infatti, l’indice, dopo la crisi covid, non solo ha recuperato tali livelli, ma da qui ha guadagnato il 20% circa.

Disclaimer

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 2 su una scala da 1 a 7.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza – nemmeno generica – o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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