Il mercato cinese scalda i motori: si va con leva 1,2X e protezione 105%

Dall’8 al 10 aprile si sono svolte le imponenti esercitazioni aero-navali cinesi attorno a Taiwan, con le forze armate di Pechino che hanno simulato un “attacco contro obiettivi chiave” dell’isola indipendente, mentre il presidente cinese Xi Jinping lanciava un appello all’esercito della Cina perché rafforzi l’addestramento “in direzione di combattimenti veri”. Durante le esercitazioni sono stati contati circa 200 voli di cacciabombardieri e per la prima volta all’operazione ha partecipato la portaerei Shandong con il suo gruppo di battaglia. Pechino dice che è stato un “avvertimento” rivolto ai politici di Taiwan: “Non lasceremo spazio ad alcuna forma di attività separatista”. Il riferimento è all’incontro della settimana scorsa a Los Angeles tra la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, e lo speaker della Camera americana Kevin McCarthy.
Tolto il fronte ucraino, l’isola di Taiwan rappresenta il groviglio geopolitico più caldo di questi mesi, con un’ulteriore impennata di tensione nelle ultime settimane. Eppure, di tutta questa tensione non si è avuto traccia negli scambi sui mercati azionari cinesi. Negli ultimi cinque giorni l’indice CSI 300 rappresentativo delle Borse di Shanghai e Shenzhen è rimasto sostanzialmente invariato. La performance a un mese è positiva (+2,2%).
Convergenza di interessi sulla Borsa cinese
La verità è che sull’azionario cinese si sta realizzando una convergenza di interessi fra il governo di Pechino, intenzionato a rilanciare l’economia del Paese dopo la pesante frenata per il Covid, e gli investitori internazionali che puntano sempre di più sulla Cina per diversificare geograficamente gli investimenti rispetto a Usa ed Europa, dove salgono i rischi di recessione e di crisi bancarie come conseguenza dell’impennata dei tassi di interesse.
Non a caso il mese di marzo si è chiuso con investimenti netti stranieri sulle Borse cinesi per 35,4 miliardi di yuan, in forte crescita dai 9,2 miliardi di yuan di febbraio, dati che portano il totale del primo trimestre al livello record di 186 miliardi di yuan (27 miliardi di dollari). Dall’inizio dell’anno l’indice CSI 300 è salito del 5,4%.
A sostenere l’opportunità di investire in Cina sono le previsioni macroeconomiche che indicano per il 2023 una crescita molto forte nel Paese del Dragone. Le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, contenute nel World Economic Outlook diffuso due giorni fa a Washington, dicono che Pechino crescerà nel 2023 del 5,2%. In tutto il Pianeta solo l’India correrà di più (+5,9%).
Le stime del Fondo monetario, aprile 2023
Goldman Sachs prevede un rialzo del 24% dell’azionario cinese
Goldman Sachs si aspetta che nel 2023 la Borsa cinese metta a segno un rialzo del 24% grazie alla forte ripresa dell’economia nazionale dopo le restrizioni della politica dello zero-Covid.
Kinger Lau, il Chief China equity strategist della banca newyorchese, ha recentemente scritto che gli ultimi dati sull’attività industriale e sui livelli dei consumi mostrano “chiari segni di normalizzazione dell’attività, anche se da livelli molto bassi”. Per Goldman Sachs il Pil cinese crescerà quest’anno del 5,5% con punte del 9% e del 7% nel secondo e nel terzo trimestre. L’impulso alla crescita, si legge nel report della banca, verrà dai consumi interni fortemente depressi negli anni della pandemia. Le famiglie cinesi hanno accumulato complessivamente un eccesso di risparmio di oltre 3.000 miliardi di yuan, pari a 437 miliardi di dollari.
Per Carmignac, società francese di gestione patrimoniale, dopo due anni difficili il 2023 sarà un anno promettente per gli investitori in Cina. Su cinque fattori di rischio che gravavano sulle azioni cinesi nel 2021 e 2022 (verifiche normative rigorose, crisi immobiliare, politica zero-Covid, politiche locali, tensioni tra Cina e Stati Uniti), quattro si sono in larga misura risolti ora che Pechino ha posto fine al giro di vite normativo decidendo anche di sostenere il settore privato, compresi i colossi internet e i costruttori immobiliari.
Carmignac esclude nuovi conflitti Usa-Cina
Per quanto riguarda il quinto fattore di rischio, le tensioni tra Stati Uniti e Cina che sono tornate a salire dopo l'incidente del "pallone spia cinese" e le manovre militari attorno a Taiwan, Carmignac è convinta che “non ci sarà un'escalation”.
In effetti le economie delle due super-potenze sono oggi così interconnesse che è difficile immaginare una drastica rottura fra Pechino e Washington. Per alcuni colossi americani come Starbucks e McDonald's le vendite in Cina rappresentano una quota molto consistente dei ricavi. Altri giganti Usa come Walmart, Nike e Apple fabbricano in Cina i loro prodotti. E bisogna ricordare che il governo cinese possiede 859 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano che, se decidesse di vendere, potrebbero creare scompiglio nei fondi obbligazionari di mezzo mondo.
Ci sono molti altri buoni motivi per investire in Cina. Il mercato conta più di 6.000 società quotate, per una capitalizzazione di Borsa complessiva di oltre 19mila miliardi di dollari, seconda solo agli Stati Uniti. È quindi semplicemente un mercato azionario che non può essere trascurato dagli investitori. Eppure, nonostante le dimensioni e le condizioni attuali del mercato, le società cinesi costituiscono appena il 3,6% dell’indice MSCI All Country World (costituito da azioni di circa 50 paesi), rispetto al 60,4% delle società statunitensi e al 5,6% di quelle giapponesi.
Le aziende cinesi, afferma Carmignac, presentano valutazioni interessanti. Il rapporto prezzo-utili medio (che indica quanto gli investitori sono disposti a pagare oggi il titolo di una società sulla base degli utili futuri) è di circa 11 per le azioni cinesi, di poco inferiore alla media decennale, mentre le azioni globali si scambiano a un rapporto prezzo-utili di circa 15. Inoltre, la maggior parte delle società cinesi ha tagliato i costi negli ultimi tre anni, quindi la crescita del fatturato dovrebbe tramutarsi in un aumento degli utili nel 2023.
Il certificate Capital Protection a leva di Leonteq CH1243093064
Per chi vuole investire in Cina il problema è la scelta dello strumento più adatto. Un prodotto molto interessante è il certificate Capital Protection a leva di Leonteq, identificato dal codice ISIN CH1243093064. Emesso il 23 gennaio con durata di quattro anni, questo certificate permette di investire su un mix equilibrato di azioni e bond cinesi con buone prospettive di guadagno e con la garanzia di una protezione totale del capitale. Qualsiasi cosa succeda, il certificate ISIN CH1243093064 non solo restituirà il 100% del capitale, ma pagherà anche un piccolo rendimento del 5% in quattro anni.
Performance positiva amplificata del 120%
Le prospettive di guadagno sono legate alla performance dell’unico sottostante, l’indice Leonteq China Multi Asset 10% RC, che per l’investitore sarà amplificata del 120% grazie alla leva 1,2x. Il certificato non pone cap (limiti) alle possibilità di rialzo e non prevede neanche la possibilità del rimborso anticipato.
L’indice Leonteq China Multi Asset 10% RC traccia un portafoglio che viene investito dinamicamente per il 40% sull'ETF iShares MSCI China A UCITS (azionario cinese) e per il 60% sull'ETF iShares China CNY Bond UCITS. Quest’ultimo è un Etf che traccia un paniere di bond emessi dal Tesoro di Pechino e dalle banche governative della Cina.
Fixing iniziale e livello Strike
Per l’investitore i riferimenti dell’indice sono i seguenti:
- Fixing iniziale a quota 1.032,31 dollari, che corrisponde alla quotazione del 18 gennaio scorso.
- Strike level a quota 1.063,28 (+3% rispetto al fixing iniziale), oltre il quale si attiva la leva up al 120%.
Oggi l’indice Leonteq China Multi Asset 10% RC vale 993,92 dollari, il 3,7% in meno del fixing iniziale. Di conseguenza il prezzo sul mercato del certificate è 980 euro, leggermente al di sotto del valore nominale di 1.000 euro.
Due possibili scenari alla scadenza
Alla scadenza del prodotto, il 18 gennaio 2027, per l’investitore ci saranno due scenari possibili.
Se fra quattro anni l’indice sarà sopra il livello di strike (1.063,28 dollari), il certificato verrà rimborsato al valore nominale (1.000 euro) aumentato della performance dell’indice, moltiplicata per 1,2.
Se invece l’indice sarà al di sotto dello strike (1.063,28 dollari), o allo stesso livello, l’investitore riceverà un rimborso pari al 105% del valore nominale del certificate, e quindi pari a 1.050 euro.
Il certificato si compra anche a sconto poiché quota a 976 euro. Questo implica che il rendimento certo sale dal 5% al 7,5% a scadenza (5+2,5% legato allo sconto sul prezzo).
Da notare che il prodotto si caratterizza per l'opzione Quanto che scherma l'investimento dal rischio di cambio. Segnaliamo inoltre che essendo un certificato dovrebbe mantenere il vantaggio fiscale, rispetto all'investimento diretto sui singoli ETF. Come noto, le plusvalenze generate dal certificato sono redditi diversi, dunque compensabili con le minusvalenze in portafoglio. Questo non è possibile invece con gli Etf, le cui plusvalenze non sono compensabili con minus pregresse. Abbiamo usato il condizionale perché nel caso dei capitale protetto è sempre buona norma sentire la propria banca depositaria per essere sicuri delle regole applicate in materia di fiscalità.
Il certificato vanta anche un meccanismo di volatility control al 10% per evitare picchi di volatilità del sottostante. Quindi se la volatilità annua sale sopra il 10% parte del portafoglio viene investito in cash. Questo rappresenta un vantaggio sia per l'investitore che per l'emittente.
Disclaimer:
Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 3 su una scala da 1 a 7.
La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza nemmeno generica o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.
Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.