Il Certificate per domare il Nasdaq 100: capitale protetto 100% e partecipazione

Un capitale protetto al 100% sul Nasdaq 100 ci mancava ed è quello di cui vi parliamo oggi. Il certificato è stato appena emesso da Leonteq con ISIN CH1290290688 ed è veramente interessante, non solo per la scelta dell’ETF sottostante, una new entry nel panorama degli ETF, ma perché con un volatility control al 17% lascia ampio spazio all’indice per performare. Vediamo cosa questo implichi e proviamo a delineare anche lo scenario futuro per la tecnologia americana.
Un vero campione di performance
Il grafico dell’indice parla chiaro. Il Nasdaq 100, uno degli indici più efficienti al mondo, vanta una performance media annua negli ultimi 10 anni di oltre il 35% e negli ultimi 5 anni circa del 20%. Oggettivamente un indice che deve essere tenuto all’interno di un portafoglio ben diversificato, perché ci permette di partecipare al megatrend della tecnologia, tra l’altro, senza far preferenze per determinati settori. Si parla tanto oggi di intelligenza artificiale, cyber security, robotica e altri temi d’investimento. Tutti molto importanti e con ottime prospettive, ma per chi vuole diversificare sulla tecnologia, la risposta giusta è il Nasdaq 100 che ci permette di cogliere il megatrend della tecnologia in toto, sia quelli già in forte crescita che quelli futuri.
Assodato che la tecnologia è un megatrend da detenere in portafoglio, dobbiamo ragionare su come farlo. Qualcuno potrebbe anche preferire lo stock picking sui singoli titoli, favorendo magari quelli a più alta capitalizzazione come Apple o Microsoft. Lecito, ma comporta almeno due rischi. Si rinuncia alla massima diversificazione che solo un indice può dare (ancora di più oggi che i pesi del Nasdaq 100 sono stati rivisti) aumentando così il rischio. Si potrebbe non cogliere nuovi trend emergenti all’interno del macro settore della tecnologia. Per capirci, Apple non è sempre stato un colosso da quasi 3.000 miliardi di dollari e probabilmente le Apple di domani oggi sono aziende minori in forte crescita di cui difficilmente sentiremo parlare in Italia o che semplicemente non conosciamo. L’indice Nasdaq 100 le ingloberà sicuramente ad un certo punto della loro equity story. Ed è proprio questo che sancisce il successo di questo indice.
Per la maggior parte degli investitori, quindi, è più economico ed efficiente lavorare sugli indici. Dobbiamo decidere allora qual è la formula migliore per noi. E qui diventa una questione di propensione al rischio (direi anche molto psicologica) e di view di mercato. Nulla da dire, per chi vuole essere totalmente direzionale, magari forte di un profilo personale di rischio più alto e incurante delle oscillazioni del portafoglio, l’ETF è sicuramente la scelta giusta. A tal proposito, quello che fa da sottostante al certificato di Leonteq, appare anche molto efficiente (ETF AXA IM Nasdaq 100 UCITS): ha già 500 mln di asset e un costo veramente irrisorio, ovvero lo 0,14%.
Per tutti gli altri, ovvero tutti coloro che hanno una bassa propensione al rischio o che sono tendenzialmente positivi sull’indice Nasdaq 100 ma non riescono a leggere bene l’attuale contesto di mercato, il certificato di Leonteq ISIN CH1290290688 è un prodotto che merita attenzione, avente come sottostante l’indice proprietario Leonteq LEONAX17. Il certificato propone infatti un ottimo bilanciamento tra protezione del capitale, che è massima, ovvero del 100%, e rendimento potenziale. Il prodotto ha infatti una partecipazione al 100% sull’indice Leonteq 17%RC Index con un controllo della volatilità al 17% annuo. L’indice è Excess Return, ovvero la sua performance viene diminuita dell’ammontare dell’Euribor a 3 mesi, e investe nell’ETF di AXA sul Nasdaq 100 e su uno strumento monetario rappresentato dall’Euribor a 3 mesi. A stabilire le percentuali di investimento in queste due asset class è proprio la volatilità dell’ETF. In pratica, ogni giorno viene calcolata la volatilità realizzata dal sottostante rischioso (l’ETF sul Nasdaq 100 in questo caso) su un intervallo di giorni prestabilito (20 osservazioni) e questa viene utilizzata per determinare l’allocazione per il giorno seguente tra l’ETF e lo strumento monetario. Per farla semplice, se la volatilità del sottostante è maggiore del target (17%) allora una parte del portafoglio viene investito in cash per ridurre la volatilità e riportarla sotto il 17%. Se invece la volatilità è sotto il target, il certificato replica l’ETF con una leva finanziaria che può arrivare ad un massimo del 125%. Per approfondire il meccanismo cliccate qui.
Questo meccanismo parte dall’inciso che la volatilità tende ad essere generalmente più alta in caso di mercati ribassisti, mentre diminuisce in caso di mercati rialzisti e il meccanismo volatility target mira a trarre vantaggio proprio da questa correlazione. Infatti, l’esposizione all’asset rischioso punta ad aumentare quando i prezzi di quest’ultima salgono ed a diminuire quando scendono, spostando l’esposizione su asset meno rischiosi e riducendo le potenziali perdite per l’investitore. Allo stesso tempo, questo meccanismo aiuta l’emittente a ridurre il costo dell’opzione call sottostante. Più il target di volatilità è basso e minore sarà il costo dell’opzione. Tuttavia, spesso la controindicazione è che questo meccanismo, quando il target di volatilità è molto basso, riduce la performance potenziale del sottostante e quindi del certificato. Non sembra però il caso di questo prodotto, almeno a guardare il backtest sul sito di Leonteq. Infatti, negli ultimi 2 anni il Leonteq 17%RC Index ha reso anche qualcosa più del Nasdaq 100 (25% vs 23%). Questo anche grazie alla presenza della leva quando l’ETF rimane a volatilità inferiore al 17%.
La scadenza del certificato è a Settembre 2028 (5 anni) e rimborserà 1.000 euro più la performance dell’indice sottostante, se positiva. Il certificato è espresso in euro, così come l'ETF sottostante.
Nasdaq 100, dopo la corsa possibile volatilità ma quadro rimane favorevole
Ci rimane da capire se vale la pena ora investire sul Nasdaq 100. La risposta per noi è sì, come sempre diversificando all’interno di un portafoglio ben equilibrato. Il contesto è apparentemente sfavorevole, con le banche centrali che hanno chiaramente fatto capire che una pausa sì ci sarà, ma il focus sull’inflazione non è per niente finito.
Le banche centrali, infatti, non prendono decisioni secche e navigano a vista. La BCE, nell’ultimo meeting, ha evidenziato un bilanciamento tra falchi e colombe, con i falchi che hanno ottenuto un altro rialzo, e le colombe la tanto desiderata pausa. I falchi però, già all’indomani del meeting, subito hanno cominciato a sottolineare che la partita non è ancora finita e che potrebbe esserci richiesta di ulteriori rialzi là dove i dati salariali dovessero essere piuttosto forti. Quanto alla Fed, nella conferenza stampa, Powell ha detto chiaramente che “siamo pronti ad aumentare i tassi se opportuno e intendiamo mantenere la politica monetaria ad un livello restrittivo finché non saremo sicuri che l’inflazione non si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo”. Questo è emerso anche nei dots che vedono concentrazione per un solo rialzo entro fine anno e per il 2024 i 100 bp di taglio sono diventati 50. Insomma, tutto ancora da dimostrare e per ora la certezza è che i tassi rimarranno elevati ancora per un po’.
Altro tema importante è quello del petrolio che certo non aiuta, soprattutto in USA. Il greggio, infatti, continua a salire ed esercita impatto importante soprattutto sugli USA in termini d’inflazione. L’America subisce l’effetto confronto con lo scorso anno, mentre l’Europa aveva già nel 2022 energia ad alti prezzi. Quindi l’impatto sull’inflazione generale pesa meno per noi.
Insomma, si respira un po’ d’incertezza dopo il rally della prima parte dell’anno. Non è chiaro, infatti, come si comporteranno le banche centrali e questo sta infastidendo gli operatori. Rimaniamo comuqneu positivi sul comparto tecnologico perché queste politiche monetarie restrittive stanno portando debolezza sull’economie occidentali. Lo si vede già molto bene in Europa e dal quarto trimestre, con la fine degli stimoli economici, emergerà anche in USA. America che potrebbe entrare in una fase recessiva o di soft landing. In ogni caso, questo porterà la Fed il prossimo anno, con molta probabilità, a cambiare atteggiamento e il mercato sconta già il primo taglio. Questo riporterà ad uno scenario favorevole per il Nasdaq 100, un indice che ci ha abituato a vedere sempre nuovi massimi.
Ecco perché, chi vuole continuare ad estrarre rendimento dai mercati azionari riducendo l’impatto di eventuale volatilità di breve e medio termine, può puntare sui certificati. Il certificato di Leonteq, da questo punto di vista, appare un’ottima soluzione per investire sulla tecnologia proteggendo il portafoglio.
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