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Diversificazione e protezione totale: il Certificate sul climate change

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Indici azionari europei su resistenze chiave e volatilità ai minimi termini (VStoxx a 16 punti) è stata una combinazione esplosiva. E se ci aggiungiamo che in Europa l’accelerazione rialzista è stata particolarmente forte ed eccessivamente veloce (Ftse Mib +40% in solo 4 mesi), il ritorno della volatilità era abbastanza scontato. Sempre difficile cogliere il momento preciso in cui si scatenerà e come sempre quando arriva porta a ribassi marcati in poco tempo. Del resto, un detto sui mercati dice proprio che “in Borsa si sale con le scale e si scende con l’ascensore”. Proviamo a fare di fare il punto della situazione, piuttosto complicata e vediamo una nuovissima soluzione d’investimento pensata per affrontare questa congiuntura di mercato.

È il nuovissimo capitale protetto di Goldman Sachs ISIN JE00BGBBND79 che investe sull’MSCI Global Climate Change Multi-Asset Select Index. Un prodotto che merita di essere approfondito. Intanto l’emittente è uno di quelli a rating più alto nel mondo dei certificati (Moody's: A2; Standard & Poor's: BBB+; Fitch: A). E visto le ultime evoluzioni in Borsa, è bene ricordarlo.

Il prodotto vanta una struttura particolarmente efficiente. La scadenza è brevissima per questa tipologia di prodotto, solo tre anni. Il certificato infatti scade a marzo 2026. Il capitale è protetto al 100%. Un prodotto ottimo per chi, con questi chiari di luna, non vuole rischiare nulla sui mercati azionari. Il certificato paga la performance del sottostante moltiplicato per una leva 1,5X a scadenza (partecipazione 150%), senza cap ai guadagni. Per capirci, se l’indice dovesse fare a scadenza il 30%, l’investitore riceverà il 45%. Ma non è finita qui. C’è anche la possibilità di ricevere dei coupon piuttosto importanti. Infatti, dal sesto mese c’è la possibilità di rimborso anticipato su volontà dell’emittente. In questo caso Goldman Sachs dovrà pagare il valore nominale, 1.000 euro a certificato, più un premio cumulativo del 1,5% (18% annuo). Che significa? Che se Goldman Sachs dovesse decidere di rimborsare il prodotto, dovrà pagare il 18% per anno di vita. Se dovesse rimborsarlo a fine del secondo anno, dovrà pagare il 36%. Oggettivamente, dei premi veramente elevati per dei capitale protetto ed un ottimo premio di consolazione per l’investitore nel caso di rimborso prima della scadenza naturale.

Prima di analizzare nei dettagli il prodotto e l’indice, vediamo di fare il punto sui mercati finanziari visto che, la situazione, rimane piuttosto complessa e ben si presta al mondo dei prodotti a capitale protetto.

Si riaffacciano con prepotenza i problemi di stabilità finanziaria

Ricordatelo sempre, la combinazione di Vix o Vstoxx sui minimi per diverso tempo e mercati azionari su massimi rilevanti, è piuttosto esplosiva. Lo vedete bene dal grafico sotto che confronta l’andamento del Euro Stoxx 50 e del Vstoxx. Ovvero il principale indice europeo, con il suo indicatore di sentiment. Il VStoxx, infatti, è l’indice della volatilità implicita delle opzioni sull’Euro Stoxx 50. La volatilità è ciclica, quindi quando scende troppo per diverse settimane o mesi e i mercati raggiungono livelli importanti, il ritorno di volatilità è quasi scontato. E così è stato anche questa volta.

Le tensioni che hanno portato al forte calo dei mercati degli ultimi giorni trova inizialmente la motivazione in USA, con il rigurgito inflattivo ed un’economia più forte del previsto e poi si è concretizzata con segnali di instabilità finanziaria forti con il fallimento della Silicon Valley Bank e la paura dell’effetto contagio anche in Europa. Il tema centrale però rimane il nesso iperinflazione e politiche restrittive delle banche centrali. Il forte rialzo dei tassi accompagnato dal drenaggio di liquidità è come una pentola a pressione e le criticità che stiamo vedendo ci dicono che la pressione è veramente molto alta.

Dopo il fallimento delle due banche USA, di mira è stata presa la più debole delle banche operanti in Europa, Credit Suisse. La storia recente del gruppo non è stata certo facile. Dopo l'esposizione nei fondi speculativi Archegos e Greensil falliti nel 2021, costati complessivamente oltre 6 miliardi di franchi (6,16 mld euro), il gruppo non si è più ripreso. Nel 2021 il rosso è stato di 1,5 miliardi di franchi (1,54 mld euro), dopo accantonamenti per 4,3 miliardi di franchi (4,41 mld euro). Lo scorso novembre S&P ha abbassato il rating a Bbb- e un mese dopo, in vista del rosso da record, si è partiti con l'aumento di capitale, che ha aperto le porte ai sauditi, i quali però hanno annunciato di non poter più intervenire in soccorso della banca. Sulla notizia la banca svizzera, mercoledì, ha perso ben oltre il 20%. E da qui la paura per la stabilità finanziaria del sistema bancario europeo ha travolto i listini con due sedute a forte volatilità.

Le banche centrali però ora sono molto più veloci ad intervenire e questo lo abbiamo visto prima in America, dove la Fed è intervenuta con prontezza in soccorso delle banche regionali, e poi negli ultimi giorni anche nel Vecchio Continente. Fed, Tesoro e Fdic (l’organo di garanzia dei depositi) sono intervenuti nella notte per frenare le conseguenze della crisi. Con una nota congiunta le autorità hanno annunciato la risoluzione delle due banche in crisi di liquidità, Silicon Valley Bank e Signature Bank, e la totale garanzia dei loro depositi. La Fed di fatto però ha anche lanciato il nuovo programma Bank Term Funding Program e offrirà prestiti della durata massima di un anno a banche, istituti di risparmio, cooperative ed altre istituzioni finanziarie che impegnano titoli del Tesoro statunitensi, titoli di debito e titoli garantiti da ipoteca e altre attività ammissibili come garanzia. Di fatto un nuovo QE e un incremento potenziale del bilancio federale di 2 mld (stime Jp Morgan).

Anche in Europa, il tema principale è quello della liquidità. Credit Suisse otterrà dalla banca centrale svizzera un prestito fino a 50 miliardi nell’ambito di un programma di prestiti garantiti e liquidità a breve termine, dando in garanzia «asset di alta qualità». La banca svizzera ha anche annunciato l’avvio di un’offerta per ricomprare proprie obbligazioni in euro e in dollari per tre miliardi di franchi complessivi. Infine, la BCE ieri ha alzato i tassi di 50 bp come da attese, specificando però che tutto è sotto controllo. La situazione di liquidità delle banche è monitorata attentamente e la banca centrale è pronta ad intervenire se necessario. La reazione del mercato ieri è stata piuttosto timida. I listini principali hanno chiuso intorno ad un +1%.

A che punto siamo? Quali conclusioni possiamo trarre?

La sensazione, visto anche le parole trapelate del vice presidente della Bce, Luis de Guindos, il quale ha avvertito i ministri delle Finanze dell'Ue che alcune banche dell'Eurozona potrebbero essere vulnerabili al rialzo dei tassi, è che la bufera potrebbe non essere finita.

I rischi per la stabilità finanziaria emersi a settembre per i fondi pensione UK, poi recentemente per le banche regionali US e per Credit Suisse, evidenziano come le manovre restrittive iniziano ad avere effetti collaterali progressivamente rilevanti, rendendo pertanto l'approdo al 3/3,25% un primo livello importante in termine di tasso sui depositi in aria euro, in attesa di verificare soprattutto quali saranno gli sviluppi in tema di stabilità finanziaria. Queste dinamiche hanno due effetti.

Uno negativo per l’economia. Il veloce rialzo dei tassi rischia di portare l’economia americana prima e quella europea dopo ad un credit crunch. Ovvero, le banche in difficoltà in questa fase, potrebbero decidere di non erogare più o solo parzialmente la liquidità all’economia (imprese e famiglie). Questo anche perché aumentano i flussi di correntisti che spostano i soldi detenuti nei depositi (quindi liquidità per le banche) verso i depositi titoli per investire in Titoli di Stato (ben più redditizi). Questo è un grosso problema per le banche. Se ci pensate, se tutti i correntisti di una banca facessero così, l’Istituto andrebbe in forte stress sui liquidity ratio rischiando il fallimento. Questo pone un grosso problema di stabilità finanziaria in Occidente ed è difficile fare previsioni sul punto di criticità di questo delicato equilibrio. Ora, un possibile credit crunch ovviamente velocizzerebbe l’arrivo della recessione che potrebbe essere di media entità, non profonda forse, ma neanche così tenue come tanti operatori del mercato equity si aspettano. E se il mercato non si aspetta una recessione di media entità, potrebbe reagire piuttosto male. Ecco perché in questa fase bisognerà stare molto attenti nelle scelte d’investimento. Almeno fino all’estate.

L’aspetto positivo è per i mercati nel medio/lungo termine, non subito però. Positivo che le banche centrali abbiano ben chiaro i rischi e siano pronte ad intervenire riaprendo i rubinetti. Questo nel medio termine dovrebbe favorire i mercati azionari perché porterà ad un’inversione forzata sui tassi. Brutto da dire, ma l’arrivo della recessione probabilmente risolverà tutti i problemi per l’equity. Recessione significa calo dei consumi quindi dell’inflazione e a cascata banche centrali nuovamente colombe. Una manna per i mercati.

Rimaniamo quindi positivi sui mercati azionari anche se, come più volte fatto notare negli ultimi mesi, sottolineiamo ancora rischi di breve e medio termine per i mercati. Possibile dunque ulteriore volatilità che potrebbe essere anche profonda se le cose dovessero mettersi male lato stabilità finanziaria.

Capitale protetto 100% a tre anni e leva 1,5X con possibilità di cedole. What Else?

Se è chiaro il problema, il certificato di Goldman può essere una soluzione valida.

La proposta cade con timing perfetto da parte di Goldman Sachs. Un capitale protetto 100% con durata solo di 3 anni. Il certificato infatti scade a marzo 2026. Come funziona?

A noi di Intermonte, piacciono le cose semplici e il certificato ISIN JE00BGBBND79 di Goldman Sachs che investe sull’indice MSCI Global Climate Change Multi-Asset Select lo è senz’altro. A scadenza, quindi tra soli tre anni, se il sottostante sarà sotto strike (1.371,08 euro), il certificato pagherà 1.000 euro, ovvero il valore nominale. Il prodotto infatti è a capitale protetto 100%. Se invece il sottostante avrà segnato una performance positiva, interverrà la partecipazione 150% (leva 1,5X) a favore dell’investitore. Un ottimo esempio di asimmetrie di rendimento. Questo significa che, per esempio, se il sottostante avrà segnato rispetto allo strike il +40%, il certificato pagherà 1.600 euro a certificato, ovvero una performance del 60%. Il tutto senza cap ai guadagni, ma con possibilità di rimborso anticipato da parte dell’emittente che però dovrà pagare dei coupon mensili cumulativi piuttosto importanti. Infatti, dal 6° mese il certificato potrà essere rimborsato dall’emittente su sua scelta. Ma Goldman dovrà pagare 1,5% mensile per ogni mese di vita del prodotto. Ipotizzando per esempio che l’emittente decida di rimborsare alla fine del primo anno il certificato, dovrà pagare il 18% di cedole, dunque 1.180 euro a certificato. Nient’altro d’aggiungere sul meccanismo di funzionamento. Veniamo ora ad analizzare il sottostante.

MSCI Global Climate Change Multi-Asset Select: il nuovo indice firmato MSCI

L’MSCI Global Climate Change Multi-Asset Select è un indice che investe in un portafoglio diversificato globale multi asset, composto dunque da azioni e obbligazioni corporate. Vengono inseriti nel portafoglio solo quelle società che rispettano i parametri ESG per ridurre al massimo l’impatto ambientale. Come sappiamo, sono tantissimi gli studi che spiegano come questi settori siano performanti anche per gli investitori oltre che benefici per il nostro pianeta.

La temperatura media della superficie del pianeta è aumentata di circa 1,18 gradi Celsius dalla fine del XIX secolo. L'attuale riscaldamento globale si sta verificando circa dieci volte più velocemente rispetto al tasso medio di riscaldamento del recupero dell'era glaciale. Un cambiamento determinato dall'aumento delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera. Questo comporta costi enormi non solo in termini ambientali ma anche economici. Solo per citarne alcuni, i cambiamenti climatici influenzano la vita e l'abbondanza di molte specie vegetali e animali. Influisce negativamente sulle rese e sulla redditività dell'agricoltura e dell'allevamento. Provoca inondazioni e siccità più frequenti. Aumenta l'evaporazione dell'acqua, portando a siccità più gravi e durature.

Ne deriva la corsa ormai in tutto il mondo verso fonti alternative di energia rispetto a quelle fossili. Dinamica che si trasforma però anche in una grande opportunità di business. Ed è qui che entra in gioco l’indice multi asset di Goldman Sachs.

Innanzitutto, si parte dalla corretta assunzione che una diversificazione equilibrata tra le varie classi di attività (azionario e obbligazionario) rappresenta uno degli strumenti di gestione del rischio più efficaci per gli investitori e può portare a rendimenti complessivi più elevati rispetto a un portafoglio d'investimento più concentrato su singola asset class. In particolare, il portafoglio di titoli inseriti all’interno del MSCI Global Climate Change Multi-Asset Select è composto da obbligazioni o azioni di società meno esposte al rischio climatico e contemporaneamente che beneficeranno dei prodotti e servizi a basse emissioni di carbonio forniti alla clientela.

Il portafoglio è equi pesato 50% equity e 50% corporate bond. È in euro e propone un meccanismo di controllo della volatilità che sarà sempre contenuta entro il 5% annuo. Il meccanismo favorisce la bassa rischiosità del paniere e allo stesso tempo rende meno cara pe l’emittente la call tramite cui replicare a leva l’andamento del sottostante. Inoltre, è decrement 0,5%. Questo significa che ogni anno verrà staccato un dividendo sintetico dall’indice dello 0,5% utilizzato per rendere più efficiente la struttura (aiuta l’emittente nell’acquisto della componente opzionaria).

L’indice è stato lanciato recentemente e il backtest rischio rendimento fatto da MSCI World riporta risultati interessanti per un indice multi asset. Grazie al controllo di volatilità ad esempio lo scorso anno, di bear market, avrebbe perso solo il 5%. Sul lungo periodo (dal 2014) il rendimento sarebbe stato del 4% annuo. Grazie all’effetto leva del certificato (1,5X) il rendimento per l’investitore sarebbe stato del 6% annuo.

Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 2 su una scala da 1 a 7.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza nemmeno generica o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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