Supera i temporali estivi con il Low Barrier su indici
Per chi è a caccia di certificati a cedola, che spostano l’asticella del rischio sulla difesa del capitale, il nuovo pacchetto di certificati Low Barrier Memory Cash Collect di UniCredit con premi mensili rappresenta sicuramente un’opportunità interessante. Quattro certificati sui principali indici globali con barriere profonde al 55% e premi annui compresi tra il 7,8% e il 10,7%. Oggettivamente, per essere un’emissione su indici in un contesto poco volatile come l’attuale, un buon rapporto rischio rendimento.
Vediamo allora perché il timing ci sembra giusto per questa emissione e analizziamo poi quello che a nostro dire è il più interessante: l’ISIN DE000HC6RYS1 con sottostanti tre tra i principali listini globali, ovvero EURO STOXX 50, Nasdaq-100 e il Nikkei 225.
Estate probabilmente all’insegna della volatilità ma poi dovrebbe tornare il sereno
Il contesto che si dovrebbe delineare nei prossimi mesi sembra chiamare ad un ritorno di volatilità. Ce lo dicono il VIX e il VStoxx (i due indici del sentiment di mercato in America ed Europa) e lo deduciamo anche dal contesto macroeconomico e di mercato.
Il VIX ormai da due mesi quota sotto 20 punti e urla vendetta. Come sappiamo, la volatilità è ciclica e dopo fasi prolungate di bassa volatilità e mercati sereni, torna irreparabilmente a crescere. Di tematiche che possano scatenare questo evento ce ne sono abbastanza e giugno potrebbe proprio essere il mese giusto. Insomma, sembra prepararsi un periodo di volatilità. Chiariamo, non crediamo in cambi di scenari o ritorno dell’orso, ma dei “temporali estivi” sembrano molto probabili e, aggiungiamo, anche benvenuti poiché rappresenteranno una buy opportunity per la parte finale dell’anno.
In particolar modo, le ultime notizie sulla Fed possono portare volatilità sui mercati. Infatti, dai verbali Fed emerge che all’interno del board in realtà la situazione è ancora molto combattuta tra chi vorrebbe già fare una pausa sul rialzo tassi, compreso lo stesso Powell, e chi invece vuole proseguire con l’aumento dei tassi. Probabilmente saranno i prossimi dati macro, quelli di giugno come il dato sul lavoro e il CPI che faranno propendere la Fed verso una delle due direzioni. Ma anche in caso di pausa rimane piuttosto forte l’idea che non è per nulla detto che poi ci sarà un arresto definitivo del rialzo tassi. Dalla lettura dei verbali della Fed sembra dunque ancora prematuro parlare di inversione dei tassi. Questa volta il mercato sembra averlo assimilato, tanto che le stime sull’andamento dei tassi USA è passato dallo scontare nella seconda parte dell’anno un taglio di 100 bp a 25/50 bp. Una bella differenza. Sembra essere stato superato anche questa volta il problema del debt ceiling in USA. Infatti, sarebbe stato raggiunto sabato sera scorso l’accordo tra Repubblicani e Democratici e dovrebbe essere discusso a breve in congresso questo nuovo accordo che congela il limite sul debito al 2025. Una buona notizia poiché il problema del mancato accordo si sarebbe potuto tradurre in uffici pubblici chiusi e stipendi non pervenuti dagli americani con ripercussioni sull’economia aggravando un contesto delicato, nel mentre di un rallentamento economico, con credit crunch in corso per la situazione delle banche regionali. Quello della ricapitalizzazione delle banche regionali USA rimane aperto e il tempo stringe. Inoltre, l’eventuale ripresa nel rialzo dei tassi porterebbe nuova pressione su queste banche con ulteriori fuoriuscite dai depositi. Tra l’altro, dopo la pubblicazione dei verbali Fed la curva dei tassi è tornata a invertirsi marcatamente, a sottolineare che un eventuale rinnalzamento dei tassi porterebbe alla recessione in USA con alta probabilità (attesa per la seconda parte del 2023). Come abbiamo detto tante volte, non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti, in caso di recessione la Fed sarebbe costretta a tagliare tassi e immettere liquidità favorendo i mercati azionari. Ecco perché ci aspettiamo volatilità di breve/medio termine ma rimaniamo positivi per la seconda parte dell’anno.
In un contesto incerto i Cash Collect su indici propongono il giusto connubio tra protezione rendimento
In un contesto dunque incerto e delicato, i certificati d’investimenti sono un’ottima soluzione per diversificare il proprio portafoglio con soluzioni meno direzionali rispetto all’acquisto di equity a mercato o all’uso di ETF e fondi. Diversificare, lo ricordiamo, è importante non solo per asset class, ma anche per tipologia di strumento perché ogni prodotto ha i suoi pro e contro. I certificati oltre all’efficienza fiscale inimitabile ad oggi dagli altri strumenti, ha un altro grande vantaggio: generano asimmetrie di rendimento. Nel caso della nuova gamma UniCredit infatti, anche a fronte di marcati cali degli indici fino al -45% l’investitore continua ad ottenere rendimento sotto forma di cedole mensili. Premi con effetto memoria, quindi se anche l’investitore non dovesse ricevere una cedola sarà sempre recuperabile nelle date di osservazioni successive. Inoltre, per chi ha bassa propensione al rischio, ricordiamo che un Low Barrier su indici è molto più difensivo di uno su titoli poiché la volatilità degli indici è nettamente più bassa. I rischi sono quindi inferiori.
Tra i diversi certificati proposti, mettiamo in risalto l’ISIN DE000HC6RYS1, il cui basket worst of è composto da Euro Stoxx 50, Nasdaq 100 e Nikkei 225. Sostanzialmente, i vari basket proposti sono abbastanza simili e scommettono sugli indici azionari principali: quelli più importanti, con l’aggiunta di qualche settoriale. Noi preferiamo sempre i basket a massimo tre titoli. Inoltre, essendo positivi sulla tecnologia meglio andare sul basket con all’interno il Nasdaq 100. Il Nikkei 225 è un indice abbastanza efficiente che sul lungo periodo segna nuovi massimi storici e l’Euro Stoxx 50 è tra i migliori europei, non performa male e solitamente vede lunghe fasi laterali. Quadro che ben si presta all’utilizzo di certificati. Un buon mix, dunque, da inserire in un certificato e a sua volta nel portafoglio. Il funzionamento del prodotto è molto semplice.
Il certificato paga premi mensili con memoria dello 0,65%, pari ad un rendimento annuo del 7,8%. Con questi livelli di volatilità contenuti oggettivamente un buon mix tra protezione e rendimento. Ricordiamo che l’effetto memoria, come accennavamo prima, permette di recuperare premi eventualmente non pagati in precedenti date di valutazione. Un aspetto molto importante soprattutto perché la barriera per ottenere i premi è al 55% degli strike. Questo significa che i tre indici possono perdere fino al 45%, senza intaccare il pagamento della cedola. Giusto per far capire concretamente questo cosa significa, nel bear market del 2022, l’Euro Stoxx 50 da massimo a minimo ha perso il 26%, il Nikkey 225 il 20% e il Nasdaq 100, l’indice più colpito dalla crisi dello scorso anno, il 37%. Quindi nell’ipotesi di aver comprato questo prodotto sui massimi del 2021/2022, l’investitore non avrebbe dovuto rinunciare neanche ad una cedola.
Il certificato presenta anche la possibilità di rimborso anticipato a partire da novembre 2023 a condizione che tutti e tre gli indici siano sopra strike. A scadenza invece (maggio 2025), se tutti gli indici sono ad un valore pari o superiore alla barriera posta al 55%, il certificato paga il valore nominale più l’ultimo premio più eventuali premi non pagati. Se invece anche solo un sottostante sarà sotto barriera, sarà corrisposto un valore commisurato alla performance del sottostante. Quindi se ad esempio il Nikkei a scadenza dovesse aver perso dallo strike il 60%, il certificato pagherà 40 euro.
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