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Puntare sui FANG è più facile con la maxi-cedola del 15%

Per un qualsiasi investitore sarebbe una totale assurdità non avere in portafoglio azioni di società americane. È un concetto semplice, ma non banale, che 10 giorni fa è stato ben spiegato sul Financial Times da un articolo di Philip Coggan, la più autorevole penna del giornalismo finanziario anglosassone, nominato più volte  "Senior Financial Journalist of the Year" dalla Wincott Foundation.

Bisogna tenere conto che l’andamento delle quotazioni a Wall Street influenza gli scambi in tutti gli altri mercati. Il fatto è che il mercato azionario Usa domina le valutazioni azionarie globali. Prendiamo un investitore che desidera un'esposizione diversificata alle azioni globali. Potrebbe decidere di acquistare un fondo che segua l'indice MSCI World. In questo caso, però, sta scommettendo sull'America, poiché il mercato statunitense rappresenta circa il 70% dell'MSCI World.

Il gruppetto di colossi tech che domina Wall Street

Come spiega Coggan, l'aspetto ancora più sorprendente è che l'attuale performance del mercato azionario statunitense dipende da un numero molto ridotto di società. Secondo Torsten Slok di Apollo Global Management, le 10 maggiori aziende dello S&P 500 rappresentano il 34% del principale indice americano. Questa concentrazione è la più alta che il mercato abbia mai visto dalla bolla delle dotcom all'inizio del millennio.

Molti di questi colossi sono nomi noti del settore tecnologico: Apple, Alphabet (società madre di Google), Amazon, Meta (società madre di Facebook) e Netflix. Di loro si parla comunemente indicandogli come titoli Fang, acronimo inventato dal commentatore televisivo Jim Cramer per indicare il gruppo di società tecnologiche ad alta crescita composto da Facebook (oggi Meta), Amazon, Apple, Netflix e Google.  A questi se ne sono aggiunto altri per formare il paniere dell’indice Fang+, che comprende anche Nvidia, Tesla, Microsoft, Broadcom e Snowflake. Il Fang+ è l’indice che segna in assoluto la migliore performance dall’inizio dell’anno, con un rialzo del 75%, che surclassa il +40% del Nasdaq 100 e il +30% del Nasdaq Composite.

Dal 19 settembre 2014 al 30 settembre 2023, l'indice ha registrato un rendimento totale annualizzato del 25%, rispetto al +16,3% del Nasdaq 100, al +10,8% dello S&P 500.

Grazie a questi rialzi, oggi i titoli FANG si caratterizzano per valutazioni molto elevate, con capitalizzazioni pari, come minimo, a 25 volte gli utili dell’esercizio in corso.

La minaccia arriva dalle autorità antitrust

L'acquisto di azioni statunitensi rappresenta quindi una scommessa implicita sul fatto che questi titoli possano mantenere le loro valutazioni elevate e una rapida crescita degli utili. Una scommessa che non è priva di rischi.  Basti pensare, ad esempio, che valutazioni così elevate sono dovute alla forte posizione di mercato delle società (Google nella ricerca su Internet, Meta nella gestione dei social media, Amazon nella vendita al dettaglio online). In altri casi, sono legate alla capacità delle aziende di convincere i consumatori a pagare prezzi elevati (gli iPhone di Apple e le automobili di Tesla). Quanto potrà durare tutto questo?

Molte di queste aziende devono affrontare una minaccia comune, data dal fatto che sempre più spesso attirano l'attenzione delle autorità di regolamentazione. Negli Stati Uniti, la Federal Trade Commission ha appena intentato una causa antitrust contro Amazon, accusando il gruppo di gonfiare i costi per i consumatori e i venditori. A settembre, l'Unione europea ha nominato 22 "gatekeeper digitali" da sottoporre a un nuovo regime normativo. Tra questi figurano i servizi gestiti da cinque giganti della tecnologia: Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft.

Perché un certificate? Alto rendimento e rischio controllato

Quindi, se non si può prescindere dal tenere in portafoglio azioni dei giganti tech Usa, meglio farlo utilizzando strumenti di investimento che permettono di beneficiare dei possibili guadagni e al tempo stesso riducono il rischio. I certificate svolgono egregiamente questo compito. In particolare, segnaliamo un nuovissimo prodotto di Marex, il Maxicoupon Phoenix Memory, che ha per sottostanti Amazon, Netflix e Meta Platforms.

Contrassegnato dal codice ISIN IT0006759846, questo certificate è stato lanciato sul mercato il 17 ottobre a un valore nominale di 1.000 euro. La durata è tre anni. La caratteristica più interessante è che fra un mese e mezzo, il 4 dicembre, il prodotto pagherà una maxi-cedola incondizionata del 15%, pari a 150 euro. Grazie alla particolare normativa fiscale dei certificate, la maxi-cedola potrà essere utilizzata per compensare eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale.

Maxi-cedola e poi premi trimestrali con barriera al 50%

Dopo la maxi-cedola, il possessore del certificate riceverà bonus trimestrali da 10 euro (1% del valore nominale) condizionati dal rispetto di una barriera posizionata al 50% del Fixing iniziale. Alla scadenza finale (ottobre 2026) la stessa barriera al 50% giocherà a difesa del capitale qualora uno, due, o tutti e tre i sottostanti dovessero quotare al di sotto del fixing iniziale. Fino a un ribasso massimo del 50% il capitale sarà integralmente rimborsato. L’investitore potrà subire una perdita soltanto se il peggiore dei sottostanti accuserà un ribasso superiore al 50%.

I bonus trimestrali sono dotati dell’effetto memoria, per cui se a una determinata data di osservazione non ci saranno le condizioni per pagare la cedola, il premio non andrà perso, ma verrà trattenuto nella memoria del certificate per essere poi pagato alla prima occasione successiva in cui tutti e tre i sottostanti saranno di nuovo sopra la barriera.

Il rendimento può salire con il rimborso anticipato

Sommando la maxi-cedola e gli 11 bonus trimestrali previsti, chi compra oggi il prodotto con l’intenzione di tenerlo fino a scadenza può puntare a incassare in tre anni un flusso di premi di 260 euro, pari a un rendimento medio anno dell’8,6%.

Questo rendimento potrebbe diventare ben più sostanzioso nel caso di rimborso anticipato. L’autocall (rimborso anticipato) è previsto come possibilità a partire dall’ottobre 2024 e poi in tutte le successive date trimestrali di osservazione se le quotazioni di tutti e tre i sottostanti risulteranno superiori a determinati livelli. Il livello iniziale richiesto è il 100% del fixing iniziale, ma per favorire la possibilità dell’autocall il livello scende di 5 punti percentuali ogni sei mesi fino ad arrivare all’85% nelle date di osservazione di aprile e luglio 2026.

Facciamo l’ipotesi che l’autocall scatti alla prima data possibile, cioè a ottobre 2024. L’investitore riceverà un rimborso di 1.000 euro, pari al 100% del valore nominale del prodotto, e incasserà il premio relativo a quella data di osservazione (10 euro), più gli eventuali premi precedenti non pagati e trattenuti in memoria.  L’investimento si chiuderà con un totale di premi incassati di 180 euro (di cui 150 di maxi-cedola), pari a un rendimento del 18% in un anno.
Se l’autocall dovesse scattare dopo due anni il rendimento medio annuo sarebbe dell’11%.

Alla scadenza due possibili scenari

Se non sarà scattato il rimborso anticipato, alla scadenza finale del 13 ottobre 2026 potranno verificarsi due possibilità.

  • Con tutti e tre i sottostanti sopra la barriera, il certificate verrà rimborsato al 100% del valore nominale (1.000 euro). Sarà pagata l’ultima cedola da 10 euro e le eventuali cedole non pagate e trattenute in memoria.
  • Con anche solo un sottostante sotto la barriera (o allo stesso livello), il certificate verrà rimborsato con una cifra proporzionale alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizzando che il peggiore accusi un ribasso del 55%, il rimborso sarà di 450 euro, pari al 45% del valore iniziale. Non verrà pagata l’ultima cedola e nemmeno le cedole eventualmente trattenute in memoria.

Nella tabella qui sotto riportiamo i livelli di riferimento del certificate con ISIN IT0006759846. Il fixing iniziale è il prezzo di chiusura del 12 ottobre scorso. Il P/E indicato è calcolato da Market Screener sull’utile previsto per l’esercizio attualmente in corso.

Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 5 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza nemmeno generica o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

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