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Nuovo certificate su Brent e WTI: 12% anno e barriere al 60%

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CH1369854562
Materie Prime
998,83  €

Ultimo aggiornamento alle 10:00 del 19/09/2024

Tipologia:
Softcallable Express Certificate
Sottostante:
WTI CRUDE - Brent
Rendimento medio annuo:
11,77%

Non ha dubbi Chris Birdsall, direttore della pianificazione di Exxon. Lo scorso 26 agosto, in occasione della presentazione dell’ultima versione dell’Outlook petrolifero della prima compagnia petrolifera americana, ha detto: “La domanda di petrolio e gas continuerà a crescere nei prossimi anni”.  Exxon stima che i veicoli elettrici non modificheranno in modo significativo la domanda globale di petrolio a lungo termine, poiché si prevede che la popolazione mondiale aumenterà dagli attuali 8 miliardi a quasi 10 miliardi nel 2050, creando nuova domanda di energia. Per quanto cresca la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’umanità nei prossimi 10 anni continuerà a dipendere dal petrolio e il prezzo del greggio non potrà subire flessioni drammatiche.

Pragmatica, noncurante dei richiami degli ambientalisti che chiedono di cambiare la politica degli investimenti a favore delle rinnovabili, Exxon ha confermato i suoi piani di spesa in conto capitale per aumentare la produzione di idrocarburi. “Se fra 10 anni nel mondo si vendessero soltanto auto elettriche, la domanda di greggio nel 2035 sarebbe ancora di 85 milioni di barili al giorno, la stessa del 2010”, si legge nell’Outlook della major Usa.

La domanda di petrolio per la produzione di benzina diminuirà nei prossimi 25 anni, ma il carburante per le auto è solo una parte del consumo totale di greggio. Secondo Exxon, la maggior parte del greggio viene utilizzata per l'industria manifatturiera, la produzione chimica e i trasporti pesanti come l'aviazione.

Il certificate con sottostanti i prezzi di Brent e Wti

Di fronte a tanta certezza, l’investimento in petrolio può suonare attraente alla luce degli attuali prezzi del greggio, caduti sui minimi dall’inizio dell’anno. Ma la storia dell’ultimo decennio ci insegna che le oscillazioni del petrolio possono essere frequenti e consistenti. È meglio, quindi, pensare a uno strumento che permetta di estrarre un buon rendimento dal greggio, limitando il rischio. È esattamente quello che offre il nuovissimo certificate di Leonteq arrivato sul mercato il 3 settembre con due sottostanti: i prezzi dei future del Brent e del Wti, le due qualità di greggio che fanno da riferimento sul mercato mondiale delle materie prime.

Rendimento potenziale del 12%, barriera al 60%

Il certificate con codice ISIN CH1369854562 è stato emesso a un valore nominale di 1.000 euro e offre un rendimento potenziale del 12% all’anno, grazie a premi mensili con memoria del 1% (10 euro l’uno). La durata è due anni. Il capitale è protetto da una barriera al 60% dei Valori iniziali, il che vuole dire che alla scadenza sarà rimborsato integralmente anche in caso di ribasso dei sottostanti, fino a una discesa massima del 40%.

I premi sono condizionati al rispetto della medesima barriera al 60%, e quindi saranno pagati se alle date di osservazione nessuno dei due sottostanti accuserà un ribasso del 40% o più rispetto al fixing iniziale, ovvero le quotazioni dello scorso 28 agosto: 77,58 dollari per il Brent e 74,52 dollari per il Wti.

Qui di seguito al link i livelli di strike e barriera.

Il 27 settembre sarà la prima data di osservazione.

Grazie all’effetto memoria, se anche dovesse succedere che a una certa scadenza non ci siano le condizioni per il pagamento della cedola, il premio non sarà cancellato, ma resterà nella memoria del certificate e verrà corrisposto alla prima scadenza successiva in cui tutti e due i sottostanti saranno di nuovo sopra la barriera.

Di conseguenza, per potere incassare tutte le cedole e godere del rendimento del 12% annuo, basterà che la barriera venga rispettata all’ultima data di osservazione, quella del 27 agosto 2026.

 

Possibile il rimborso anticipato (softcallable)

Non è detto che il certificate arrivi fino alla scadenza, perché potrà essere rimborsato anticipatamente a partire dal 27 dicembre 2024 e in tutte le successive date di osservazione. 

Il rimborso anticipato (softcall) è a totale discrezione dell’emittente. Se annunciato, l’investitore riceverà il 100% del valore nominale (1.000 euro), l’ultima cedola da 10 euro e le eventuali cedole non pagate e conservate nella memoria. L’investimento si chiude anticipatamente e nessuna cedola sarà più pagata.

Alla scadenza finale due possibili scenari

Alla scadenza finale del 27 agosto 2026 si potranno verificare due scenari.

  • Nel primo caso tutti e due i sottostanti sono sopra la barriera, quindi il certificate viene rimborsato al 100% del valore nominale (1.000 euro) con il pagamento dell’ultimo premio e delle cedole eventualmente in memoria. L’investimento si chiude con pieno successo e l’investitore che avesse acquistato oggi il certificate potrà contabilizzare il rendimento lordo del 12% all’anno.
  • Il secondo scenario si ha se alla scadenza anche solo uno dei sottostanti accusa un ribasso superiore al 40% dal Valore iniziale, e quindi quota sotto la barriera. A quel punto il certificate viene rimborsato in proporzione alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizzando per il peggiore un ribasso del 50%, il rimborso sarà al 50% del valore nominale (500 euro). Con un ribasso del 60%, il rimborsa sarà di 400 euro (40% del valore nominale). Ovviamente l’ultima cedola non sarà pagata, e neanche le cedole eventualmente custodite in memoria.

 

I prezzi del Brent in cinque anni: dal Covid alla mancata ripresa della Cina

Quanto è forte il rischio che nei prossimi due anni Brent e Wti perdano il 40% dalle quotazioni attuali? Negli ultimi cinque anni l’oscillazione più drammatica dei prezzi del greggio la si è vista con la caduta verticale delle quotazioni nel febbraio-marzo 2020, all’esplosione della pandemia da Covid. In alcuni giorni di quei mesi drammatici il petrolio arrivò a segnare anche prezzi negativi: pur di non ritirare il greggio ordinato e inutilizzabile, gli operatori erano pronti a pagare.

Fu una crisi pesante: ci vollero 12 mesi prima che le quotazioni del petrolio tornassero sopra i 60 dollari, il livello dove si trovavano nel gennaio 2020. Ma nei successivi due anni l’incremento delle quotazioni è stato costante, allineato con la ripresa economica che si andava radicando nel pianeta.

Nel giugno 2022 il Brent ha segnato il suo massimo degli ultimi cinque anni a 112 dollari. Sono seguiti due anni di assestamenti, con alti e bassi dettati soprattutto dall’andamento dell’economia della Cina, il secondo consumatore di idrocarburi a livello mondiale e il principale importatore. In questi due anni l’escursione fra il massimo (112 dollari) e il minimo (71 dollari nel marzo 2023) è stata del 36%, inferiore quindi all’oscillazione ipotizzata per andare a toccare la barriera del certificate CH1369854562.

Va considerato che il certificate viene emesso con il greggio appena sotto gli 80 dollari al barile, un livello che i Paesi dell’Opec + non ritengono di soddisfazione, e infatti si sono impegnati a contingentare la produzione con l’obiettivo di spingere di nuovo il Brent sopra i 90 dollari.

Sulla possibilità che l’Opec + riesca nei suoi intenti, è scettico Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e uno dei principali esperti italiani del mercato degli idrocarburi. “Per quanto mi riguarda, la situazione del mercato dei carburanti non è incerta, è chiarissima - ha detto in una recente intervista a Shipmag -. Nel mondo c’è tantissima produzione, spinta dallo shale oil americano e compensata solo in parte dai tagli decisi dall’Opec. La Russia continua a esportare greggio (anche se in Occidente abbiamo fatto finta di imporle delle sanzioni) attraverso triangolazioni. Di fronte a tutta questa abbondanza di offerta c’è debolezza di richiesta di energia da parte della Cina, la cui economia rallenta. In teoria la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente potrebbero causare un aumento del prezzo del petrolio, ma questo non avviene. Perciò la tendenza delle quotazioni del greggio è chiara ed è al ribasso”.

Le previsioni sul prezzo del greggio

Riportiamo qui sotto le previsioni sull’andamento del petrolio di alcune delle principali istituzioni. Per quanto l’orientamento diffuso sia per una discesa delle quotazioni nel 2025, l’indicazione di prezzo più bassa per il Brent è di 70 dollari al barile (Goldman Sachs e Fitch): si tratta di un prezzo nettamente più alto della barriera del certificate CH1369854562, fissata a 46,54 dollari al barile per il Brent e a 44,71 dollari per il Wti.

EIA: nel 2025 Brent fra gli 88 e 91 dollari al barile

L'EIA, l’agenzia americana per l’energia, nel suo ultimo documento ufficiale ha rivisto al rialzo le previsioni di prezzo del greggio per il terzo trimestre e per l’intero 2024. L’agenzia prevede prezzi del greggio Brent a una media di 89 dollari al barile nella seconda metà del 2024, in aumento rispetto agli 84 dollari del primo semestre. I prezzi più alti nella seconda metà dell'anno derivano dalla previsione di una persistente riduzione delle scorte mondiali di petrolio. La riduzione delle scorte deriva in parte dai tagli alla produzione dell'OPEC+, che il gruppo ha annunciato all'inizio di giugno di voler mantenere ai livelli attuali almeno fino alla fine di settembre.
L'EIA prevede che nel 2025 il prezzo del petrolio si attesterà fra 91 e 88 dollari al barile.

Fitch: Brent a 70 dollari nel 2025

Fitch prevede che il prezzo del petrolio sarà in media di 80 dollari (Brent) e 75 dollari (WTI) al barile  nel 2024 e di 70 dollari (Brent) e 65 dollari (WTI) nel 2025.

Goldman Sachs: nel 2025 prezzo del Brent fra 70 e 85 dollari

L'indebolimento della domanda cinese di petrolio, le scorte elevate e l'aumento della produzione statunitense di shale oil hanno indotto Goldman Sachs a fine agosto a ridurre di 5 dollari il range previsto per i prezzi del petrolio Brent per il 2025, portandolo a 70-85 dollari al barile.

JP Morgan: nel 2024 Brent in calo del 10%

Dopo il calo del 2023, J.P. Morgan Research prevede che i prezzi del Brent rimarranno sostanzialmente piatti nel 2024 e scenderanno di un ulteriore 10% nel 2025: “La nostra previsione è che nel 2024 il Brent si attesterà su una media di 83 dollari al barile”. “Nonostante il perdurare delle difficoltà dell’economia – si legge nel report della banca - vediamo che la domanda di petrolio aumenterà di 1,6 milioni di barili al giorno nel 2024, sostenuta da mercati emergenti solidi, da una domanda resistente negli Stati Uniti e da un'Europa debole ma stabile”.

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