Investire sulle banche italiane con una super-protezione
Gli investitori che nel 2023 hanno puntato sulle azioni delle banche italiane sono certamente fra i più soddisfatti frequentatori delle piattaforme di trading. Lo stesso possono dire anche quelli che hanno aperto posizioni sulle banche in questi primi due mesi e mezzo del 2024. Bravi e fortunati, entrambi ora sono inchiodati di fronte al dilemma di cosa fare da qui in avanti, in uno scenario dove incombono due rischi per gli utili delle banche: il rallentamento dell’economia e la riduzione dei tassi di interesse.
I recenti annunci dei banchieri sono piuttosto confortanti: prima uno, poi l’altro, i Ceo di Unicredit e di Intesa Sanpaolo, Andrea Orcel e Carlo Messina, hanno spiegato perché non prevedono un calo della redditività nel 2024 anche se la Bce inizierà nei prossimi mesi a tagliare il costo del denaro. La sensazione, però, è che i rischi siano in aumento, anche per le crescenti tensioni internazionali.
E’ in questo contesto che BNP Paribas torna sul mercato italiano proponendo un certificate molto innovativo, particolarmente interessante per chi vuole continuare a investire sulle principali banche con un livello di rischio contenuto.
Premi mensili con memoria dello 0,61% (7,32% annuo)
Parliamo del nuovissimo Cash Collect (ISIN XS2440510068) che ha per sottostanti tre azioni e un indice, nello specifico le azioni di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM e l’indice europeo Euro Stoxx Banks. Negoziabile a partire dal 22 marzo con un valore di emissione di 100 euro, questo certificate paga premi mensili dello 0,61% (61 centesimi di euro), che corrispondono a un rendimento potenziale del 7,32% annuo. La durata è di quattro anni.
Barriera al 60%: per i premi contano le azioni, per il capitale l’indice
I premi sono condizionati dal rispetto di una barriera collocata al 60% del valore iniziale delle tre azioni sottostanti. Le cedole, quindi, verranno pagate se alle date mensili di osservazione le quotazioni di Intesa, Unicredit e Banco BPM non saranno scese di oltre il 40% dai valori iniziali. L’andamento dell’indice Euro Stoxx Banks non avrà nessun ruolo nella condizionalità dei premi.
Ricordiamo che i premi godono dell’effetto memoria, per cui se a una data di osservazione non ci fossero le condizioni per pagare i bonus, le cedole verranno accantonate e saranno corrisposte alla prima scadenza successiva in cui tutte e tre le azioni sottostanti saranno tornate sopra la barriera (o allo stesso livello).
L’indice Euro Stoxx Banks entrerà in gioco, da solo, alla scadenza finale del prodotto, nel marzo 2028, come punto di riferimento esclusivo della barriera al 60% sul capitale.
E’ un meccanismo che rafforza notevolmente il grado di protezione del capitale investito. Infatti, l’investitore sarà rimborsato con il 100% del valore nominale del certificate (100 euro) anche se una, due, o tutte e tre le azioni delle banche dovessero accusare ribassi finali superiori al 40%. L’importante per il rimborso del capitale è che la barriera al 60% venga rispettata dall’indice Euro Stoxx Banks.
Viceversa, se il 22 marzo 2028 (data della rilevazione finale) l’indice dovesse mostrare un ribasso superiore al 40%, l’investitore verrà penalizzato con un rimborso proporzionale alla performance dell’Euro Stoxx Banks. Facendo un esempio, nel caso di un ribasso dell’indice del 50% il rimborso sarebbe di 50 euro (50% del valore nominale). Questo anche se tutte e tre le azioni delle banche dovessero quotare sopra la barriera (una situazione molto improbabile).
Possibile il rimborso anticipato
Va detto che il certificate ISIN XS2440510068 potrebbe non arrivare alla scadenza finale, perché è prevista la possibilità del rimborso anticipato (autocall). A partire da dicembre 2024, se a una data di osservazione tutte e tre le azioni delle banche dovessero quotare sopra lo strike (valore iniziale), o allo stesso livello, il prodotto verrà ritirato con il pagamento del 100% del valore nominale (100 euro), dell’ultima cedola e delle cedole eventualmente non pagate e conservate nella memoria del certificate.
Così la barriera sul solo indice riduce il rischio
Affidare la protezione del capitale all’andamento dell’indice del settore bancario europeo, anziché alle tre banche italiane, è un apprezzabile colpo di fantasia dell’emittente che in questo modo offre agli investitori una garanzia maggiore senza dovere prendere la strada complicata della doppia barriera, una per le cedole e una per il capitale.
Il ragionamento è semplice: se sui mercati le cose dovessero mettersi male, i titoli più esposti alle vendite sarebbero quelli che hanno alle spalle i rialzi più brucianti, quindi le banche italiane. Collocare la barriera a protezione del capitale sul solo indice europeo vuole dire avere un riferimento meno volatile, quindi meno rischioso.
CONFRONTO ULTIMI 12 MESI
Come mostra il grafico qui sotto di Google Finance, negli ultimi 12 mesi tutte e tre le banche italiane del paniere del certificate sono salite più dell’indice europeo, mettendo a segno le migliori performance del settore in Europa.
Il maggior dinamismo nei confronti delle prime banche europee è netto: mentre Unicredit ha guadagnato il 100%, Banco BPM il 60% e Intesa il 43%, la spagnola Santander è salita del 24% e la francese BNP Paribas del 13%. Fra le big dell’indice europeo, solo l’altra grande banca spagnola, il BBVA /(Banco Bilbao Vizcaya Argentaria), ha tenuto il passo delle italiane con un rialzo del 60%. Sempre negli ultimi 12 mesi l’indice Euro Stoxx Banks è salito del 29,5%.
La stessa differenza di performance è evidente dall’inizio del 2024. Se l'indice europeo delle banche è cresciuto del 10%, l'indice FTSE Italian Banks è cresciuto del +27% segnando i massimi da settembre 2015.
Dietro questa “magia” della Borsa c’è l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce, che ha consentito alle banche di ampliare notevolmente il margine di interesse, e di conseguenza gli utili.
Per le prime cinque grandi e medie banche italiane quotate in Borsa, il 2023 è stato l’anno dei record storici per i profitti netti: 21,1 miliardi di euro (+64% rispetto ai 12,8 miliardi del 2022). A questo dato aggregato hanno contribuito gli 8,6 miliardi di utile netto di UniCredit, i 7,7 miliardi di Intesa Sanpaolo, i 2,05 miliardi di Mps, gli 1,5 miliardi di Bper e gli 1,26 miliardi di BancoBPM.
Con la prospettiva che a partire da giugno i tassi possano calare, il timore degli investitori è che nel 2023, oltre ad essere stato raggiunto il picco dei tassi, si sia arrivati anche al picco degli utili. Ma le grandi banche dicono che non sarà così. Come ricorda il Sole 24 Ore, nel mese di febbraio tutte le “top five” domestiche hanno annunciato che nel 2024 gli utili netti saranno uguali o superiori a quelli dell’ormai passato anno dei record. A partire dai due istituti maggiori, con Unicredit che punta a un utile 2024 pari o superiore agli 8,5 miliardi del 2023 e con Intesa Sanpaolo che vede i profitti netti del biennio 2024-2025 salire da 7,7 miliardi ad almeno 8 miliardi.
Come hanno spiegato Orcel e Messina, l’eventuale calo del margine di interesse (ma non è detto che si verificherà) sarà più che compensato dalla crescita delle commissioni, soprattutto nel risparmio gestito.
I bancari hanno convinto gli analisti
I titoli finanziari hanno convinto gli analisti che continuano a consigliare l’acquisto delle grandi banche italiane, anche se non vedono più grandissimi potenziali di apprezzamento.
Da questo punto di vista, per Intesa Sanpaolo il consensus indica mediamente un target price di 3,70 euro, superiore del 14% al prezzo attuale. Per Unicredit la media dei target price è 36,7 euro e implica un potenziale di rialzo nei prossimi 12 mesi del 10%. Su Banco BPM il consensus indica invece un target price medio di 6,16 euro, più alto del 6% rispetto al prezzo attuale.
Nei tre grafici qui sotto possiamo vedere l'andamento su time frame settimanale di Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco BPM. Come vediamo tutti i tre i titoli presentano un solido trend rialzista, con i livelli barriera che si trovano molto distanti dai prezzi attuali e si trovano al di sotto di importanti aree supportive per i tre colossi bancari.
Su Intesa Sanpaolo le principali aree di supporto per i prezzi si trovano prima poco sotto in area 3 euro e poi verso i 2,6 euro ad azione. Su UniCredit i principali supporti sono prima a quota psicologica dei 30 euro e poi più in basso verso i 25,7 euro, a fronte di un livello barriera al 60% posto sul titolo a quota 20 euro. Infine, su Banco BPM il livello di barriera si trova a 3,62 euro, con i principali livelli di supporto per i prezzi che sono prima a 5,7 euro e poi a 4,6 euro ad azione, livelli supportivi che anche in questo caso permettono all'investitore una certa protezione.
Disclaimer:
Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7. L’investitore è esposto anche al rischio default dell’emittente e alla perdita totale del capitale investito, in caso di azzeramento del valore di uno dei sottostanti.
Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente. Clicca qui.
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