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Il maxipremio del 18% che mette d’accordo tech, utility e banche

L'economia americana continua a crescere. Secondo il Dipartimento del Commercio, la stima di crescita preliminare del PIL nel terzo trimestre del 2023 è pari al +4,9%, rispetto al +2,1% registrato nel trimestre precedente. Il dato ha battuto le attese degli analisti, che si aspettavano un aumento del +4,7%.

È stata la crescita più alta dai tre mesi finali del 2021. In netta accelerazione, i consumi sono passati dal +0,8% del secondo trimestre al +4% del terzo trimestre. Bene anche gli investimenti, +8,4% rispetto al +5,2%, e importante anche il contributo della spesa pubblica (+4,6% da +3,3%).

L'accelerazione conferma la resilienza dell'economia americana di fronte all'aggressiva campagna di rialzi dei tassi di interesse per fermare la galoppata dell'inflazione.

I dati sul Pil precedono la riunione della Fed, che si terrà domani, 1° novembre 2023, dove la banca centrale degli Stati Uniti prenderà una decisione sui tassi d’interesse, che hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 22 anni. Secondo gli analisti, i tassi dovrebbero rimanere invariati, tenuto conto che il dato sull’inflazione PCE è cresciuto del 2,4% nel terzo trimestre sotto le attese di +2,5%.

Dopo l’ottima performance dell’economia USA fino al terzo trimestre, ottobre potrebbe essere il “mese di mezzo” a causa dell’aumento dei segnali di rallentamento che potrebbero emergere progressivamente dal quarto trimestre in poi, viste anche le richieste continuative di sussidi per la disoccupazione.Nella settimana al 14 ottobre 2023, i “claims” sono risultati pari a 210.000 unità, rispetto alle 200.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 209 mila). Il dato è poco sopra il consensus che stimava un livello di 208 mila unità.

La FED segue la riunione della BCE tenuta settimana scorsa, nella quale è stato annunciato uno stop lasciando invariati i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e marginali e sui depositi rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4%.

Se fino a poco tempo fa, il focus delle banche centrali era sul rischio recessione, ora si trovano di fronte ad un nuovo fattore che potrebbe cambiare ancora i prossimi scenari: la guerra in Israele.

Nel caso in cui Israele dovesse invadere la Striscia di Gaza, ci sarebbe la possibilità di una reazione da parte di altri Paesi arabi, in particolare dell'Iran, del Libano e dello Yemen. Questo scenario potrebbe influenzare i mercati globali delle materie prime, in particolare il prezzo del petrolio, con conseguenze sull'andamento dell'inflazione globale.

Sulla base del pensiero diffuso tra i money manager, l’aumento del costo del denaro potrebbe spingere le banche centrali ad alzare i tassi nuovamente, infrangendo la pausa appena annunciata.

Gli USA stanno agendo sul doppio fronte: da una parte consigliare caldamente ad Israele di non iniziare l’invasione della striscia di Gaza e dall’altra, per dissuadere i paesi arabi, ha spostato due portaerei su lato orientale del mediterraneo: la USS Gerald R. Ford con tutta la sesta flotta e la USS Dwight D. Eisenhower (le due portaerei possono gestire fino a 90 mezzi tra aerei ed elicotteri).

È importante tenere presente che l'anno successivo si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, e l'attuale governo sta affrontando notevoli sfide. In questo contesto, una nuova guerra rappresenta l'ultima cosa che il presidente Biden desidera.

Quindi, la geopolitica fa da protagonista e crea conseguenze anche sull’andamento dei mercati finanziari. La settimana scorsa si è chiusa in negativo sui principali listini americani con l’S&P500 che ha registrato una perdita del -2,36%, maggiore quella del Nasdaq100 con un -2,91%. In Europa, l’Eurostoxx50 chiude la settimana con un -0,68%, sulla stessa scia il nostro FTSE Mib con un -0,98%.

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Su quali settori puntare?

Gli esperti ritengono che in questa situazione, tre settori potrebbero attrarre l'attenzione: utility, tech e finanziario.

Per quanto riguarda il primo settore, sebbene registri una performance negativa dall'inizio dell'anno rispetto ad altri settori, potrebbe presentare un'opportunità interessante. Questo potrebbe verificarsi nel caso in cui il tetto dei tassi di interesse venga raggiunto, considerando l'alto livello di indebitamento delle aziende in questo settore. Inoltre, queste aziende sono fortemente coinvolte nella transizione energetica e stanno effettuando numerosi investimenti, il che mantiene alto l'interesse degli investitori.

Il discorso dell’indebitamento vale anche per il settore tech, che presenta una correlazione inversa ai tassi. In caso di aumento dell'inflazione dovuto a conflitti, le banche centrali potrebbero alzare i tassi, portando l'economia verso una recessione. Pertanto, se il tetto dei tassi fosse stato raggiunto, una successiva diminuzione potrebbe beneficiare alle aziende di questo settore. In questa settimana, sono particolarmente sotto i riflettori le più grandi aziende che stanno per presentare i loro risultati trimestrali.

Infine, il settore finanziario trae vantaggio dal mantenimento di tassi elevati, anche se sembra che quest'anno sia già stato raggiunto il picco dei profitti, con risultati eccezionali per il comparto. Ora è importante valutare quando e quanto il costo del finanziamento influirà. Un altro elemento rilevante è il rischio di recessione, che sembra più probabile a causa dell'escalation militare in Medio Oriente e dell'aumento dei prezzi delle materie prime. Questo scenario non è favorevole per le banche, in quanto potrebbe portare a una diminuzione della domanda di prestiti e mutui, un aumento dei crediti in sofferenza e la necessità per le banche centrali di ridurre i tassi di interesse. Tuttavia, il settore bancario europeo è solido, con elevati livelli di capitale, riserve precauzionali già costituite, il che lo rende più resiliente in caso di recessione.

Quale strumento d’investimento scegliere?

In tale contesto, risulta interessante il certificato di Leonteq ISIN CH1300968935 che punta sul paniere worst of composto da Tesla, UniCredit e Vestas Wind Systems.

A livello borsistico Tesla e UniCredit hanno registrato performance in territorio positivo, rispettivamente del +65% e del +74%. Direzione opposta il titolo Vestas, che da inizio anno perde il 25% in scia all’andamento generale dei titoli del settore clean energy.

grafico

Il paniere composto dai tre titoli presenta una matrice di correlazione mista, ciò significa che durante la vita del prodotto i tre titoli possono prendere strade differenti. Il titolo più volatile a 3 mesi è Tesla (50%).

correlazione

Al momento il consensus su Bloomberg, come riportato dalla tabella (aggiornata 30 ottobre 2023), mostra come gli analisti sono sostanzialmente buy su UniCredit e Vestas mentre il giudizio è misto su Tesla.

consenso

Dopo aver analizzato il basket, focalizziamo l’attenzione sul prodotto evidenziandone struttura e caratteristiche. I certificati d’investimento possono offrire un buon rendimento eliminando i problemi di timing tipici dell’investimento sui singoli sottostanti e limitare l’impatto di eventuale volatilità sul settore nel portafoglio, grazie alla protezione condizionata del capitale a scadenza.

Maxipremio

Punto di forza è il Maxipremio pari al 18% del valore nominale condizionato ad un livello barriera profondo posto al 35% dello strike (data di osservazione 8 dicembre 2023), questo significa che per incassare il maxipremio i titoli sottostanti possono perdere fino al 65% dallo strike. Il maxipremio può dare la possibilità all’investitore di compensare eventuali minusvalenze in portafoglio.

Premi trimestrali condizionati

A partire dal 23 gennaio 2024, il prodotto staccherà premi trimestrali condizionati pari a 10 euro se i sottostanti, nelle date di valutazione, non perderanno oltre il 50% dal livello iniziale (barriera al 50% dello strike). Se, in una data di osservazione dei premi trimestrali, uno dei sottostanti dovesse perdere oltre il 50% dallo strike, il premio non viene incassato, ma potrà essere recuperato grazie all’effetto memoria dei premi trimestrali condizionati.

Effetto memoria dei premi trimestrali condizionati

Tutti i premi trimestrali sono caratterizzati dall’effetto memoria, che permette all’investitore di incassare tutti i premi non precedentemente incassati qualora, in una data di osservazione dei premi trimestrali, tutti i sottostanti si trovino sopra il livello barriera pari al 50% del livello iniziale.

Rimborso anticipato

Il certificate gode della possibilità di rimborso anticipato che sarà attivo da ottobre 2024, e che scatterà se i tre sottostanti si riporteranno, nelle date di valutazione trimestrali, ad un valore superiore a quello iniziale. Da aprile 2025 cambia leggermente il meccanismo perché per far scattare il rimborso anticipato le quotazioni dei sottostanti dovranno superare il 95% del valore iniziale e così via. Ogni semestre il livello di autocall scenderà del 5% fino a raggiungere l’85% dell’ultima data di valutazione di luglio 2026. Se la condizione, nelle date di autocall trimestrali, non sarà soddisfatta, il prodotto continuerà a quotare fino alla scadenza naturale fissata al 23 ottobre 2026.

Rimborso a scadenza

Se il certificate non scade anticipatamente, alla data di valutazione finale l’investitore riceverà 1000 euro più il premio relativo al trimestre in corso e i premi precedentemente non incassati.

Se il prezzo di anche solo un sottostante, alla data di valutazione finale, si troverà sotto al suo livello di barriera (50%), l’investitore riceverà un pagamento uguale alla performance del peggior sottostante rispetto al livello iniziale.

Qui di seguito i riferimenti e le distanze aggiornate.

titoli

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Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 5 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.

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