Il certificato che non teme il dragone scatenato
Comunicazione di marketing
Il certificato Fixed Cash Collect (ISIN DE000HR9UH44) è stato strutturato per entrare nel mercato cinese in un momento forse cruciale. Il prodotto, costruito su un basket rappresentativo dell’high tech cinese, Alibaba, Baidu e JD.com, paga premi fissi mensili incondizionati e presenta una buona resilienza alla volatilità sia durante la vita del prodotto sia a scadenza. Un modo dunque equilibrato per puntare su un mercato senz’altro interessante ma agitato.
Rischi e opportunità d’investimento sui titoli tecnologici cinesi
Se c’è un tema d’investimento che sta dividendo gli investitori da inizio anno è proprio quello del rischio/opportunità d’investire sul mercato azionario cinese. Non tanto e solo per le difficoltà economiche attuali (forse solo momentanee): ci riferiamo al caso Evergrande e al potenziale rallentamento economico causato da boom dei prezzi dell’energia. Ma soprattutto per il comportamento del governo cinese che sta intervenendo con maggiore regolamentazione su diversi settori industriali del Paese. C’è poi l’inasprimento dei rapporti con gli USA.
Il caso Evergrande, seconda società immobiliare cinese, sembra essersi sgonfiato, unicamente grazie all’intervento del Governo che, di fatto, ha avviato una ristrutturazione controllata. La società cinese sarà divisa in diverse realtà che verranno inglobate da enti statali o parastatali, ai quali sarà affidato il compito di portare a termine le opere avviate e incompiute. Per quanto riguarda il debito monstre sia verso i creditori cinesi che internazionali, probabilmente si troverà un accordo. Accordo forse già trovato per quanto riguarda le tranche di debito “on-shore”, mentre per quello verso gli investitori esteri tutto ancora tace, dopo il mancato pagamento delle cedole. Sono poco meno di 30 i giorni che separano Evergrande dal fallimento e in cui bisognerà trovare l’accordo con gli investitori esteri. Con molta probabilità il Governo cinese punta a contrarre con questi una ristrutturazione del debito sfruttando questo periodo di tolleranza prima che le agenzie di rating mettano il timbro sul fallimento del colosso immobiliare.
Segnali di debolezza anche dall’economia costretta al rallentamento per problemi di carenza energetica. La Cina ha introdotto infatti una serie di misure per contrastare il fenomeno. Sono almeno 17 le province e le regioni che hanno già annunciato tagli alla produzione di energia nel contesto di una crisi che si sta allargando sempre di più e che coinvolge un'area a cui si deve il 66% del prodotto interno lordo del Paese asiatico. La situazione è seria, tanto che si profila il rischio di un rallentamento economico, spingendo gli analisti a tagliare le previsioni di crescita economica del Dragone per quest’anno dall'8,2% al 7,7%. Il rallentamento ha colpito soprattutto il comparto della manifattura a settembre, il quale è sceso sotto quota 50, mentre quello pmi e servizi è tornato sopra 50.
Ma oltre alle problematiche congiunturali che la Cina sta attraversando, quello che forse ha innervosito maggiormente gli investitori quest’anno sono state la stretta sulle società tech, le nuove politiche di equità sociale e le tensioni crescenti tra USA e Cina. Sicuramente le politiche interne del governo cinese hanno penalizzato tanto alcuni settori azionari come quello tecnologico. Pensiamo ad esempio ad Alibaba che da inizio anno ha perso il 38% o a Baidu e Jd.com che hanno perso rispettivamente circa il 30 e il 20%. Società in realtà dai buoni fondamentali che hanno subito l’interventismo del Governo cinese, preoccupato di contenere l’ascesa di leader forti dal mondo delle aziende private (pensiamo a Jack Ma di Alibaba) e controllare i dati sensibili generati da queste società. Altro grosso problema sono le tensioni crescenti tra USA e Cina che secondo alcuni analisti potrebbe portare anche al delisting dei titoli cinesi in America.
Detto questo però, la contrapposizione tra valutazioni elevate del mercato tecnologico americano e i livelli molto cheap a cui tratta la tecnologica cinese, composta spesso da società molto solide sui fondamentali come Alibaba, Baidu e JD.com, ha portato flussi importanti verso gli ETF settoriali cinesi. Pensiamo ad esempio al KWEB (KraneShares CSI China Internet ETF) il cui grafico dei flussi in acquisto e vendita è riportato sotto.
Negli ultimi mesi c’è stata una prevalenza di acquisti che ha, almeno per ora, arrestato i ribassi avviati a febbraio di quest’anno.
Un mercato sicuramente difficile e in tensione dove però non mancano le opportunità. Pensiamo ad esempio a tre tra le più famose società tech cinesi: Alibaba, Baidu e JD.com, su cui gli analisti sono concordi nel promuoverne i solidi fondamentali.
Su Alibaba, la più grande piattaforma di e-commerce al mondo, con una market cap di 392 miliardi di dollari, gli analisti non hanno dubbi. Sono 55 i buy, per un target price a 251 dollari e un up side del 74%. Numeri simili anche per Baidu, il principale motore di ricerca in lingua cinese (market cap di 53 miliardi), con 39 buy e un up side del 65%. Anche JD.com, società cinese di commercio elettronico con sede a Pechino e una market cap di 109 miliardi di dollari, è considerata molto interessante tra le società del settore con 49 buy e un rendimento potenziale del 37%. È possibile dunque estrarre valore dal settore cercando di ridurre al contempo i rischi a cui questi titoli sono legati?
Premi incondizionati mensili e forte resilienza alla volatilità: Fixed Cash Collect su Alibaba, Baidu e JD.com
UniCredit ha lanciato un certificato Fixed Cash Collect ISIN DE000HR9UH44 che ci permette un approccio più conservativo d’investimento su titoli tecnologici cinesi, rispetto all’investimento diretto sulle azioni. In particolare, il certificato paga premi mensili fissi di 0,8 euro, dunque incondizionati, con scadenza settembre 2023 (due anni).
Diversi i punti di forza del prodotto. Innanzitutto, il certificato paga 23 premi fissi per un totale del 18,4% e un rendimento medio annuo del 11% (prezzo a sconto a 96 euro). Di fatto, questo non solo consente di assicurarsi del rendimento anche in caso di forte volatilità dei sottostanti, ma a scadenza costituisce un cuscinetto in grado di ridurre eventuali perdite. Inoltre, la barriera a scadenza è piuttosto profonda, ovvero al 60% dai livelli di strike, che corrisponde a 96 dollari per Alibaba, 96 dollari per Baidu e circa 47 dollari per JD.com (vedi tabella sotto).
Altra caratteristica distintiva del prodotto è che non presenta possibilità di rimborso anticipato, elemento che, essendo i premi incondizionati, rappresenta un punto di forza. Inoltre, la combinazione di premi fissi e mancanza di autocallability rende anche la struttura tra le più resilienti (delta di struttura basso) tra i certificati d’investimento. Il certificato tende dunque a deprezzarsi molto meno dei sottostanti. Per meglio comprendere quanto detto prendiamo un certificato identico sempre di UniCredit costruito su Zoom (ISIN DE000HV4K5F7). Mentre il titolo dalla data di emissione ha perso oltre il 30%, il certificato nel pari periodo ha perso il 4,2%. Anche guardando al certificato analizzato in questo articolo, notiamo questo effetto. Il worst of del basket è JD.com, che dall’emissione perde il 10%. Il certificato invece ha perso il 3,8%.
A scadenza il prodotto funziona come gli altri Cash Collect. Se i titoli saranno al di sopra della barriera il certificato pagherà il capitale investito più l’ultimo premio (il ventiquattresimo) da 0,8 euro (che è condizionato). In alternativa, si avrà una perdita in conto capitale che corrisponde alla peggiore performance dei tre titoli rispetto allo strike alla data di osservazione finale, al netto ovviamente dei premi incondizionati incassati.
Disclaimer
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La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza – nemmeno generica – o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.
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