Certificato su Intesa e Unicredit: rendimento e protezione
Oggi vi presentiamo l’ultimo nato in casa Goldman Sachs. Un Memory Cash Collect a barriere profonde sulle prime due banche italiane: UniCredit e Intesa Sanpaolo. Un classico che ben si addice a chi cerca prodotti a rischio più contenuto e rendimenti comunque interessanti. Strumento molto valido per chi vuole applicare strategie di equity substitution sul comparto, riducendo la direzionalità su questo settore, ma continuando ad estrarre rendimento.
Ci riferiamo al certificato ISIN JE00BGBB8N29 del colosso americano che presenta un basket worst of su due soli sottostanti: UniCredit e Intesa Sanpaolo. Due tra le banche più solide in Europa e quindi al mondo visto gli alti standard regolamentari presenti in Europa. Il certificato paga premi trimestrali con memoria del 2,13% (8,52% annuo) condizionato ad una barriera posta al 50% degli strike (e valida anche a scadenza). Possibilità di rimborso anticipato da giugno 2025 con trigger al 100% degli strike, mentre la scadenza è attesa per ottobre 2027.
Le banche centrali tagliano i tassi, ma le banche non restano a guardare
Che sul comparto bancario un po’ di volatilità potrebbe sopraggiungere nei prossimi mesi è plausibile, anche se il mercato è da un po’ che se l’aspetta e fino ad ora la direzione per il settore è rimasta la stessa: al rialzo.
Sicuramente le decisioni delle banche centrali non hanno impatto positivo sul comparto, anzi si va a comprimere una delle voci di bilancio principali che è il margine d’interesse. La BCE ha già fatto i primi due tagli quest’anno, portando il tasso sui depositi al 3,5%. Il mercato per quest’anno si attende ancora almeno un taglio e per il 2025 altri 5 tagli, nel qual caso il tasso sui depositi tornerebbe in area 2% a fine 2025. Anche la Fed è attesa procedere nella stessa direzione. Powell lo ha detto chiaramente durante il simposio di Jackson Hole e, infatti, a settembre ha tagliato di 50bp. Ma non sarà di certo l’ultimo: i membri Fed hanno indicato la possibilità di altri due tagli quest’anno, ed altri 4 nel 2025 ed altri due nel 2026, il che implicherebbe fed funds in area 2,75/3% nel 2026.
Le banche, ormai da diverso tempo, stanno preparando le contromisure. In primis si è visto un incremento del peso delle commissioni sul fatturato (fee da prodotti collocati). Nello specifico Intesa e UniCredit sono ben posizionate.
Intesa Sanpaolo, infatti, nel 2023 aveva il 58% del fatturato legato agli interessi e il 34% alle commissioni (più una parte legata al trading e altro). Percentuale salita al 35% nel primo semestre 2024. Intesa Sanpaolo è infatti molto forte sul profilo commissionale grazie ad una rete di consulenti finanziari molto forte e una fabbrica prodotto importante (si pensi a Intesa Vita, Eurizon Capital, Banca Imi e altre).
UniCredit dal canto suo propone livelli non molto distanti in termini di diversificazione del fatturato. Infatti, nel 2023 ha generato il 59% del fatturato sulla parte legata agli interessi e il 31% alla parte commissionale. Ma sta lavorando tantissimo per incrementare la parte commissionale che nel primo semestre 2024 si è già portata al 33%. Ricordiamo che intende ricomprarsi le due joint venture sull’assicurativo e inoltre sta portando avanti anche l’operazione grossa su Commerzbank. Qui l’obiettivo è il consolidamento bancario con riduzione costi e generazione di sinergie.
Ma quella dell’incremento del profilo commissionale non è l’unica operazione di diversificazione attuata dalle banche. Infatti, gli Istituti di credito stanno attuando anche strategie di replicating portfolio. Comprano Titoli di Stato e bond a maturity lunga per cristallizzare un livello di interesse più alto. Sistema per compensare parzialmente quello che gli Istituti perdono dalla parte degli interessi attivi.
Il certificato sui big bancari italiani: 8,5% annuo e barriere al 50%
Il certificato ISIN JE00BGBB8N29 sulle banche italiane si presenta bene. Emittente americano super solido con un buon connubio di protezione e performance. Il basket come abbiamo visto è su soli due sottostanti, non male se si pensa che ormai, visto la bassa volatilità degli ultimi mesi, a cui si aggiungono ora anche tassi in calo (due delle componenti chiave per la redditività dei certificati) eravamo abituati a vedere tanti prodotti a quattro sottostanti. Importante anche la barriera al 50% che viene applicata su due società dagli ottimi fondamentali e tra le banche più solide a livello europeo e mondiale.
Il certificato paga, come abbiamo detto premi trimestrali con memoria del 2,13% (8,52% annuo), condizionato ad una barriera posta al 50% degli strike (e valida anche a scadenza). Il rimborso anticipato è presente, ma comincia dal nono mese e con trigger al 100% degli strike. Dunque, un prodotto pensato per pagare il più a lungo possibile, per questa tipologia di prodotto. Ottimo, infatti, per chi vuole attuare strategie di equity substitution. Ovvero, continuare ad estrarre rendimento dal settore ma senza essere totalmente direzionali. Infatti, per correzioni anche profonde entro la barriera 50%, il prodotto continuerà a pagare i premi, mentre l'effetto memoria consentirà di recuperare premi eventualmente non pagati in caso di spike più profondi.
Nella tabella qui sotto possiamo vedere i livelli di riferimento iniziali dei due titoli del paniere, oltre che la media dei target price riportati da Bloomberg.
Il certificato prevede dal nono mese la possibilità di richiamo anticipato automatico (Autocall) con trigger al 100% degli strike. Quindi affinché il certificato venga rimborsato, i due titoli dovranno essere sopra il livello di strike.
Infine, a scadenza (4 ottobre 2027), il certificato pagherà il nominale (1.000 euro) più l’ultima cedola ed eventuali cedole non pagate se ambo i titoli saranno sopra la barriera a scadenza (50% degli strike). Altrimenti rimborserà la performance del peggiore. Se per esempio il worst of dovesse chiudere con una performance di -60% dagli strike, il certificato rimborserà 400 euro a pezzo.
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