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Certificato a capitale protetto sull’oro firmato Goldman Sachs

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JE00BKYRRF07
Materie Prime
1.024,16  €

Ultimo aggiornamento alle 10:00 del 13/09/2024

Tipologia:
Certificato con Protezione del Capitale e partecipazione
Sottostante:
SPDR Gold Trust
Rendimento medio annuo:
NaN%

Il certificato emesso da Goldman Sachs permette all’investitore di ottenere a scadenza (gennaio 2028) una performance simile a quella ottenuta da uno dei principali ETF che replicano l’andamento aureo. E’ presente un cap, ossia un tetto massimo alla partecipazione ad eventuali rialzi, pari al 150%, mentre il capitale è interamente garantito (100%) in caso di eventuali discese dell’oro. In altre parole, anche se l’oro dovesse scendere, con questo certificato non si rischiano perdite, salvo rischio emittente, ma parliamo di Goldman Sachs.

Partiamo però da un presupposto: le ragioni per investire sull’oro non mancano. Il metallo giallo secondo le principali ricerche tematiche dovrebbe essere presente in ogni portafoglio finanziario, seppur in percentuali ridotte, indicativamente variabili fra il 2% ed il 10-12%. Lo scenario attuale, poi, offre un ampio ventaglio di ragioni per puntare sull’oro. Vediamoli brevemente.

Quali fattori potrebbero far salire il prezzo dell’oro?

Negli ultimi mesi l’inflazione si è rapidamente allontanata dai massimi sia nelle economie avanzate che in quelle in via di sviluppo. Quasi tutte le principali banche centrali (a parte l’eccezione del Giappone, dove i tassi sono ancora in negativo) hanno ormai raggiunto il picco dei tassi. Ci avviamo quindi verso politiche monetarie decisamente più accomodanti nel 2024 e probabilmente anche negli anni seguenti. Un punto a favore per l’oro, che solitamente tende ad apprezzarsi nelle fasi di ribasso dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Tassi di interesse più bassi, infatti, riducono il costo implicito della detenzione di oro e altri strumenti finanziari che non pagano cedole o dividendi.

Inoltre, fra le banche chiamate a tagliare il costo del denaro nei prossimi mesi, troviamo anche la Federal Reserve, che parte dall’attuale 5,50%. Tassi alti, che in caso di forte discesa, potrebbero svalutare il dollaro, spingendo quindi al rialzo l’oro. Il metallo giallo, infatti, è prezzato in dollari ed una discesa della banconota verde lo rende più economico nelle altre valute.

Dal punto di vista pratico, vale la pena ricordare che Union Bancaire Privée (UBP) ha stimato che l’oro tenda ad apprezzarsi di circa 8 dollari l’oncia per ogni punto percentuale di calo del Dollar Index. Pertanto, nell’ipotesi di un calo del 5% del dollaro, l’oro potrebbe guadagnare una quarantina di dollari, pari a circa il 2%.

Oro e banche centrali

Negli ultimi anni le banche centrali hanno comprato oro a livelli record. Nel 2022 oltre 1000 tonnellate, così come nel 2023 (non c’è ancora un dato ufficiale, ma il valore dovrebbe essere simile). In particolare, le banche centrali di molti paesi emergenti desiderano ridurre la loro dipendenza dal dollaro come componente centrale delle riserve. Questo trend pare destinato a continuare nei prossimi anni (o forse decenni), sostenendo la domanda di metallo fisico.

Geopolitica

La sanguinosa guerra fra Russia e Ucraina non sembra vicina ad una conclusione. Al tempo stesso, lo scenario geopolitico è turbato dalle tensioni in Medio Oriente, con il conflitto fra Israele e Palestina. Se la situazione dovesse precipitare, l’oro giocherebbe un ruolo centrale come bene rifugio per eccellenza e la domanda potrebbe salire sia per il comparto fisico che per quello finanziario.

Resilienza ai tassi alti

Un altro elemento positivo per l’oro è rappresentato dalla performance positiva (e migliore di quella dell’argento) registrata nel 2023. Nonostante i tassi alti, il metallo giallo ha performato decisamente bene. Ciò conferma un elevato interesse del mercato e degli investitori per l’oro, con rischi di ribasso che al momento paiono limitati (e ad ogni modo sarebbero assorbiti dal certificato che è a capitale protetto).

 

Ricordiamo poi i forti acquisti da parte delle Banche Centrali che vendono dollari per comprare oro, che viene visto come una riserva più sicura dell’oro. Questo visto gli ultimi risvolti della guerra russo-ucraina: il congelamento delle riserve in dollari da parte degli Stati uniti ha portato a “miglior” consiglio i banchieri centrali un po’ di tutto il mondo ed in particolare dei paesi avversi agli USA. Tutto, quindi, sembra far pensare ad uno scenario positivo per l’oro nei prossimi anni.

 

Il funzionamento del certificato

Il prodotto emesso da Goldman Sachs offre quindi un’esposizione lineare all’andamento del prezzo dell’oro. Per l’emittente è presente la possibilità di richiamare anticipatamente il prodotto su base annuale, con un premio che cresce con il passare dell’anno. Nel caso in cui il richiamo avvenisse dopo un anno, l’investitore incasserebbe un premio del 4,55%, dopo due anni si sale al 9,10%, mentre il premio se la softcallability fosse esercitata nel gennaio 2027 sarebbe del 13,65%.

 

Se il prodotto non viene richiamato anticipatamente, a scadenza rispecchierà fedelmente l’andamento dell’ETF sul gold, con un rimborso massimo pari al 150% del valore nominale.

Vediamo il tutto con un esempio. Se l’ETF sull’oro dovesse apprezzarsi del 30%, a scadenza il valore di rimborso sarebbe pari a 1300 euro. A fronte di una salita del 55% il certificato rimborserebbe 1500 euro (ossia il 150% del valore nominale, per via del cap). Nel caso in cui l’oro avesse perso il 25%, invece, il rimborso finale sarebbe pari a mille euro, grazie al fatto che ci troviamo di fronte ad un certificato con capitale garantito. Evidenziamo che un +50% su oro in quattro anni ha senso ed equivarrebbe per il metallo giallo a superare i 3.000 dollari. Sull’ETF equivale a 279 dollari.

Rischio di cambio coperto

L’oro, come la gran parte delle materie prime è denominato in dollari. Il certificato, però, ha l’effetto Quanto. Pertanto, non si è esposti ad eventuali oscillazioni rialziste o ribassiste dell’euro dollaro. L’unico prezzo da considerare per calcolare il valore di rimborso finale – salvo richiamo anticipato dell’emittente – è quello dell’ETF SPDR Gold Trust, che riflette ovviamente l’andamento del metallo giallo.

Con i certificates si è esposti al rischio emittente. In questo caso, però, sono decisamente solidi i rating dell’emittente, Goldman Sachs. Per Moody’s la banca è “A2”, Standard & Poor's la ha valutata con “BBB+”, mentre Fitch Ratings con “A”.

Ricordiamo che alla pagina di Websim analisi certificati avanzata, trovate tutte le caratteristiche principali del prodotto riassunte, tra cui i livelli di strike, le barriere, la distanza da strike e barriera dei titoli o indici, volatilità implicita a 1 anno e correlazione dei sottostanti, oltre a tanti altri dati utili per valutare il prodotto.

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Disclaimer:

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 2 su una scala da 1 a 7.

L’investitore è esposto anche al rischio default dell’emittente e alla perdita totale del capitale investito, in caso di azzeramento del valore di uno dei sottostanti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente. Clicca qui.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza – nemmeno generica – o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

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