Certificate su indici: genera rendimento con barriere profonde
Ultimo aggiornamento alle 10:00 del 16/09/2024
- Tipologia:
- Cash Collect Autocall Memory
- Sottostante:
- Russell 2000 - S&P 500 - Nikkei 225 - EURO STOXX Select Dividend 30
- Rendimento medio annuo:
- 7,39%
Se c’è una cosa che sanno bene gli investitori più sofisticati che utilizzano i certificati è che i prodotti con sottostanti gli indici devono avere un ruolo chiave. Questo per diverse ragioni: permettono una maggiore diversificazione del portafoglio in Certificates (spesso concentrato solo su titoli italiani), sono sottostanti meno volatili e quindi riducono il rischio dello stesso. Inoltre, sotto forma di Cash Collect, riescono spesso nell’impresa di generare Yield Enhancement, offrire dunque un rendimento maggiore del mondo obbligazionario.
Oggi vi presentiamo l’ultimo nato in casa Marex con ISIN IT0006765173 su un basket di indici generali: Russell 2000, S&P 500, Nikkei 225, Euro Stoxx Select Dividend 30. Quattro tra i principali indici globali, per un certificato che promette un premio annuo con memoria del 8%, pagato trimestralmente. La barriera per il coupon è al 65%, mentre quella per il rimborso del nominale è del 60%. Permette dunque di attutire a scadenza anche cali del 40% degli indici. Durata quattro anni e possibilità di autocall da febbraio 2025 con trigger 100% dello strike e poi step down mensile del 1%.
Possibile volatilità di breve ma per ora il sentiment rimane positivo
Lo abbiamo già detto in altri articoli, eventuali ulteriori chiusure dei carry trade in Yen e l’attesa per le presidenziali USA, potrebbero portare altra volatilità nel breve sul mercato ma nel complesso ci aspettiamo una chiusura d’anno positiva.
Questo perché superata questa fase settembre/ottobre è in arrivo tanta liquidità sul mercato oltre che, da questa settimana, anche la certezza del cambio di politica monetaria da parte della Fed. Powell al simposio di Jackson Hole lo ha detto chiaramente “è arrivato il tempo di aggiustare la politica monetaria”. Come dire, inizieremo dal 18 settembre con una lunga stagione di taglio dei tassi. Interessanti anche le parole successive, ovvero che il rischio principale non è tanto l’inflazione quanto il mercato del lavoro che possa deteriorarsi eccessivamente. Non è intenzione della Fed far raffreddare troppo il mercato del lavoro. A differenza della BCE che ha un solo obiettivo di politica monetaria, la Fed ne ha due e, in questo momento, da più importanza al mercato del lavoro. Tra l’altro Powell si rifà anche ad un indicatore più volte richiamato da altri economisti durante Jackson Hole, ovvero il rapporto tra posti di lavoro offerto e il numero di disoccupati. Ora, negli USA, ci sono 1,2 posti di lavoro offerto per ogni disoccupato. Di fatto un livello pari a quello che avevamo prima della pandemia e diversi economisti hanno enfatizzato che se si andasse sotto 1, i vantaggi che si avrebbero in termini di calo dell’inflazione sarebbero inferiori rispetto agli svantaggi che si avrebbero in termini di peggioramento del mercato del lavoro. E proprio per evitare questo bisogna cominciare a tagliare i tassi. Non dice nulla Powell sulla velocità dei tagli e anzi vuole le mani libere. Certo, se questo indicatore dovesse scendere, dovrebbe accelerare sui tagli. In prospettiva, dunque, bisognerà prestare molta attenzione ai dati sul lavoro USA per cercare di comprendere il comportamento della Fed (prossimi incontri sono il 4 settembre i Jolts Report e poi il 6 settembre i dati sul lavoro USA.
I quattro indici a confronto
Lavorare sugli indici mette un po’ più di tranquillità, rispetto ai titoli, soprattutto per la presenza di una barriera al 60% che è abbastanza protettiva su questa tipologia di sottostante. Questo anche perché si parla di indici generali e non settoriali, più volatili sicuramente. Se prendiamo l’indice Euro Stoxx Select Dividend 30 e analizziamo dal 2000 l’andamento dell’indice notiamo che solo una volta nella grande crisi del 2008 l’indice ha perso molto più del 40%. In questi ultimi 24 anni poi non ha mai perso più del 40%. La barriera al 60% appare abbastanza protettiva per questo indice che non è sicuramente performante ed efficiente, ma che si sposa benissimo con un certificato. Infatti, si muove in lunghissime fasi laterali.
Discorso diverso per S&P 500 e Russell 2000, due tra gli indici americani più importanti, con big e small cap. Entrambi gli indici sono molto efficienti e nello stesso periodo di tempo, quindi dal 2000, il Russell 2000 ha segnato una perdita maggiore del 40% solo nella crisi del 2008, l’S&P 500 ha leggermente perso più del 40% nelle due grandi crisi finanziarie del dot.com, anni 2000, e poi nel 2008 di Lehman Brothers.
Grafico Russell 2000
Grafico S&P 500
Anche in questi due casi dunque la barriera al 60% sembra avere senso ed è adeguata ai sottostanti
Sui quattro indici forse il più volatile e rischioso è il Nikkei 225 in questo momento. L’indice giapponese rimane comunque un indice molto efficiente tendenzialmente orientato al rialzo. Come si vede dal grafico anche il Nikkei 225 ha perso nel 2000 e 2008 ben più del 40%.
Un certificato per abbassare la volatilità del portafoglio
Se è chiaro lo scenario di base e la scelta dei sottostanti, possiamo passare ad esaminare questo prodotto che in realtà presenta una normalissima struttura Cash Collect, senza particolari novità.
Il certificato ISIN IT0006765173 di Marex investe su basket worst of composto da Russell 2000, S&P 500, Nikkei 225, Euro Stoxx Select Dividend 30. Il Memory Cash Collect paga premi trimestrali con memoria del 2% (8% annuo), condizionati ad una barriera al 65%. La memoria come sappiamo è quel meccanismo che permette di recuperare eventuali premi persi fino alla scadenza inclusa. La barriera a scaenza è più profonda e pari al 60% dello strike (contenendo così cali fino al 40%).
Il certificato presenta anche la possibilità di richiamo anticipato con step down a partire da febbraio 2025. Inizialmente il trigger sarà il 100% dello strike e poi decrescerà del 1% ogni trimestre, di fatto rendendo più probabile il rimborso anticipato.
La durata del prodotto è di 4 anni con scadenza 7 settembre 2028. Gli scenari possibili a scadenza sono tre. Se gli indici saranno sopra la barriera cedola al 65%, dunque non avranno perso più del 35%, il certificato rimborserà il nominale, più l’ultima cedola ed eventuali cedole non pagate. Se invece il worst of sarà sopra la barriera a scadenza, quindi al 60%, ma sotto quella del coupon, rimborserà il valore nominale (1.000 euro a certificato) ma non pagherà l’ultima cedola né eventuali cedole perse durante la vita del prodotto. Facciamo un esempio: a scadenza il Nikkei 225 ha perso il 36%. In tal caso, il capitale è salvo e il certificato rimborsa 1.000 euro, ma non paga il premio di 20 euro, né eventuali premi precedentemente non pagati. Il caso peggiore per l’investitore sarà quello in cui il worst of avrà perso più del 40%. In tal caso il certificato pagherà un importo inferiore al nominale e uguale alla performance del peggiore. Se il worst of avrà chiuso con una performance del -50%, il certificato rimborserà 500 euro. Non sarà pagata ovviamente l’ultima cedola ed eventuali cedole non pagate.
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