Certificate su Intesa e UniCredit: rendimento 0,8% mensile e barriera profonda 40%
Sale il rischio geopolitico sui mercati finanziari e gli operatori rimangono alla finestra in attesa di capire come potrebbe evolvere il quadro. La verità è che un doppio fronte aperto di guerra in Ucraina e Medio Oriente potrebbe complicare non poco le cose sui mercati finanziari. Pensiamo ad esempio al petrolio. Un forte spike del greggio potrebbe rimettere l’acceleratore all’inflazione a livello globale e riaccendere temi di politica monetaria piuttosto scomodi per gli investitori.
Ha senso quindi diversificare il portafoglio verso strumenti d’investimento a barriere profonde che permettono di attutire gli urti della volatilità anche forte nel breve e medio termine continuando a pagare premi di tutto rispetto. Ed è proprio in questa direzione che va uno degli ultimi certificati emessi da BNP Paribas sul comparto bancario italiano ISIN XS2638598479. Un prodotto molto semplice che investe sulle due principali banche italiane: UniCredit e Intesa Sanpaolo. Solo due sottostanti per un certificato che paga premi mensili con memoria dello 0,8% (9,6% annuo) condizionati ad una barriera molto profonda al 40% dello strike. Cosa che significa che per non ottenere i premi, il peggiore dei due titoli deve perdere oltre il 60% dai livelli attuali e comunque ci sarebbe la memoria a permettere di recuperare i premi eventualmente persi. La barriera al 40% resta valida naturalmente anche a scadenza. Possibilità di rimborso anticipato discrezionale (callability) da luglio 2024. Ma perché stare sulle banche?
Banche Italiane: in splendida forma sfoggiano ratio patrimoniali al top
Cominciamo col dire che questo sarà l’anno record per le banche grazie alla ripresa economica post crisi covid e ovviamente al rialzo dei tassi cominciato tra la fine del 2021 e l’inizio 2022. Di fatto, il 2023 è stato l’anno di climax della redditività per il settore. La macroeconomia è stata buona, i tassi sono stabili a livelli alti e gli Istituti hanno poche rettifiche sui crediti: il 2023 sarà con tutta probabilità il miglior anno degli ultimi venti. Meglio di così, difficile veramente e a dir il vero è più probabile che i prossimi anni saranno a scendere che non a salire. Perché?
Anche ipotizzando che i tassi rimangano ancora alti a lungo (come per ora le banche centrali stanno dicendo), sarà da capire quando e quanto saliranno i costi della raccolta. Le banche sono state brave fino ad ora a gestire questa questione, ma alla lunga dovranno cominciare ad adeguare questo costo a quello degli impieghi. Per ora il costo della raccolta è salito poco rispetto a quello degli impieghi generando una crescita del margine d’interesse del +70/80%. Ecco perché è difficile pensare che anche con tassi a questi livelli le banche possano fare meglio. Il 2023 dovrebbe quindi essere un anno di top degli utili. Se invece i tassi andranno a scendere, il quadro andrà a peggiorare più velocemente. Intendiamoci, nessuno si aspetta disastri. Lo scenario, infatti, rimane favorevole per le banche.
A sentire le banche centrali, i tassi rimarranno ancora alti per lungo tempo e se una recessione ci sarà, tra quest’anno e il prossimo, non dovrebbe essere una recessione pesante, più un rallentamento forte o una recessione soft. Così per ora la pensa il mercato. Le banche sono comunque pronte a questo tipo di scenari perché negli ultimi anni hanno fatto molti accantonamenti che possono girare in prudenziali e i ratio patrimoniali sono eccezionali. Pensiamo a UniCredit che con Mustier aveva fatto enormi accantonamenti ed ora Orcel ne ha addirittura in eccesso. Anche i ratio patrimoniali sono ottimi. Se fino al 2015 il Common equity era mediamente circa il 7%, ora è il 15%. Inoltre, le banche sono molto più caute oggi a fare prestiti. D’altro canto, però, bisogna sottolineare che è vero che quotano ancora cheap sul book, ma questo è dovuto a perplessità circa la capacità degli Istituti di Credito di generare in modo ricorrente reddito. La P&L della banca è infatti molto volatile. Quando gli interessi salgono vanno male le commissioni e bene i margini d’interesse, viceversa quando gli interessi scendono. Inoltre, la banca è pro-ciclica. Questo significa che i problemi arrivano sempre tutti insieme. Quando la banca fatica a fare revenue magari per un forte rallentamento economico, cominciano anche le rettifiche su crediti perché privati e imprese faticano a ripagare i prestiti. Quindi passano da fasi molto favorevoli a molto sfavorevoli anche velocemente.
Ecco perché, essendo ora il comparto bancario in una fase di top degli utili, optare verso soluzioni d’investimento che permettono di continuare ad estrarre valore dal mercato ma con maggiore flessibilità nei confronti di fasi di volatilità nel breve e medio periodo è utile. Ed ecco perché riproponiamo il certificato di BNP Paribas.
Premi dello 0,8% mensili condizionati a barriere al 40%
Il prodotto Low Barrier Callable di BNP Paribas ISIN XS2638598479 è tanto semplice quanto veramente ben studiato. Se ci pensiamo infatti investe sulle due banche più importanti in Italia e tra le più importanti d’Europa. Entrambe ormai con situazione economica e patrimoniale eccellente. Ci piace che i sottostanti siano solo due, UniCredit e Intesa Sanpaolo. Si riduce infatti il rischio, che è maggiore nei classici basket a tre titoli. Detto questo, il rendimento rimane di tutto rispetto e sfiora la doppia cifra all’anno. Paga infatti premi mensili con memoria dello 0,8%, per un premio annuo del 9,6%. Il tutto condizionato ad una barriera al 40% degli strike. Significa appunto che i titoli possono arrivare a perdere fino al 60% dai livelli attuali, not bad!
Ma ricordiamo che se anche dovesse avvenire l’evento barriera, con uno dei due titoli che in una data di osservazione mensile vada ad infrangere la barriera, il premio non sarà perso. Grazie all’effetto memoria sarà possibile recuperare ad ogni data mensile e fino alla scadenza inclusa tutti i premi eventualmente persi.
Il certificato poi prevede possibilità di callability, ovvero rimborso anticipato a discrezione dell’emittente da luglio 2024. Quindi il richiamo del prodotto non è collegato a dei livelli precisi come per l’autocall, ad esempio 100% degli strike. Ma è l’emittente che può decidere qualsiasi siano i livelli dei sottostanti di richiamare il prodotto. Questo meccanismo permette di pagare però un rendimento leggermente maggiore all’investitore rispetto agli autocallable classici.
Infine, a scadenza, ottobre 2026, come per tutti i Memory Cash Collect, sono due le possibilità. Se i due sottostanti saranno sopra la barriera al 40% degli strike il prodotto paga il valore nominale (100 euro) più l’ultimo premio e i premi eventualmente in memoria e non pagati. Se anche solo uno dei sottostanti avrà perso più del 60%, il certificato pagherà la performance del peggiore. Per capirci, se a scadenza il worst of avrà perso il 70%, il certificato pagherà 30 euro a prodotto.
Disclaimer:
Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7. L’investimento in questa tipologia di Certificate espone il risparmiatore al rischio default dell’emittente. Tutti i rendimenti espressi sono al lordo delle imposte.
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