Certificate sulle prime tre banche italiane: super cedola del 9%

Comunicazione di marketing

C’è una domanda che tutti i promotori e i private banker si sentono fare dai loro clienti negli ultimi due mesi: “Che cosa posso mettere in portafoglio per potermi avvantaggiare del prevedibile aumento dei tassi di interesse?”.  Che i tassi debbano salire, è probabile, anche se i banchieri centrali stanno facendo di tutto per rinviare l’appuntamento, o meglio, per preparare il mercato e fare in modo che quando la decisione arriverà sarà già ampiamente digerita dagli investitori.

I tassi di interesse devono salire per contrastare la crescita dell’inflazione in un’economia in buona espansione. Le previsioni del Fondo monetario dicono che quest’anno la crescita mondiale sarà del 5,9% e rallenterà al 4,9% l’anno prossimo. Fra i Paesi sviluppati, gli Usa guidano la corsa con una previsione di sviluppo del 6% per il 2021 e del 5,2% per l’anno prossimo. Questi dati, suffragati da una straordinaria crescita degli utili aziendali, stanno sostenendo una delle più incredibili galoppate di Wall Street, con l’indice S&P500 che dall’inizio dell’anno è salito del 25% e una performance a 12 mesi del 38%.

A togliere serenità agli investitori è il timore che l’inflazione, che in Usa a settembre ha toccato il massimo degli ultimi 13 anni al 5,4%, non sia solo “un fatto transitorio”, come ripetono Jerome Powell, la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, e la nostra Christine Lagarde (che a dire il vero sembra andare un po’ a rimorchio degli altri).

Con l’inflazione a questi livelli, è ovvio che non può durare un tasso di riferimento del dollaro (quello dei Fed Funds) fra lo zero e lo 0,25%. Come reagiranno le Borse quando i tassi saliranno? Quanto è forte il rischio che dopo tanta corsa arrivi una pesante correzione, o anche qualcosa di più forte di una correzione, innescata dal rialzo dei tassi?

Nessuno ha la risposta certa in tasca, ma intanto, se questo è il quadro, si possono tirare alcune conclusioni.

Il prevedibile rialzo dei tassi non piace ai titoli tech e in generale ai titoli growth, che sono destinati a soffrire per il ruolo che hanno i tassi di interesse nel metodo di valutazione di queste azioni.

Il prevedibile rialzo dei tassi piace ai titoli finanziari, come le assicurazioni, e soprattutto alle banche, che finalmente potranno aumentare lo spread fra i tassi attivi (quello che si fanno pagare per prestare i soldi) e i tassi passivi (quelli che riconoscono a chi fornisce loro il denaro).

Quindi, la risposta al quesito iniziale, e cioè cosa comprare in un orizzonte di tassi in salita, è: titoli bancari.

Qualcuno potrebbe obiettare che le banche sono già salite molto: l’indice Stoxx Euro delle banche, oggi a quota 104,5, è salito negli ultimi 12 mesi dell’85%. E’ vero, ma 12 mesi fa i titoli bancari erano a livelli così depressi che un simile rialzo è senz’altro giustificato.

Agli investitori che condividono il ragionamento che abbiamo fatto fin qui, ma sono perplessi di fronte ai rischi futuri del mercato azionario, segnaliamo che esistono prodotti che offrono la prospettiva di un rendimento interessante legato agli utili crescenti delle banche, e soprattutto garantiscono un’ottima protezione del capitale.

Uno di questi è il nuovissimo Express Certificate di Leonteq con sottostanti le prime tre banche italiane: Banco BPM, Intesa e Unicredit.

Il prodotto, con Isin CH1143297997, è stato emesso il 1° novembre a un valore nominale di 1.000 euro, il prossimo 14 dicembre pagherà una maxi-cedola del 9% (90 euro) e successivamente pagherà cedole trimestrali dell’1% (10 euro) con effetto memoria, per un rendimento complessivo annuo del 4%. Il prodotto garantisce una profonda protezione al capitale con una barriera al 60%. Inoltre, c’è la possibilità di rimborso anticipato a partire dal dodicesimo mese, con il livello trigger per ottenere la restituzione anticipata del capitale che gradualmente scenderà dal 100% all’85% del valore inziale.

In evidenza la correlazione tra i tre titoli del basket che, come si evince dalla matrice di correlazione sotto riportata, è superiore allo 0,6. Come noto, maggiore è la correlazione tra i titoli del basket e più è conservativo il basket. Questo perché una basket option con titoli ben correlati costa di più, lato emittente ma, essendo più difficile che uno dei titoli possa prendere una strada sua inficiando il payoff a scadenza del prodotto, il basket risulta più difensivo. Una correlazione sopra 0,65 è da considerarsi già un buon livello di correlazione.

Cedole, maxi-cedola e barriera al 60%: come funziona

Il primo appuntamento per l’investitore è il 14 dicembre 2021 quando l’Express Certificate di Leonteq pagherà una maxi-cedola “di benvenuto” di 90 euro (9% del nominale) a condizione che nessuna delle tre banche sottostanti sia scesa in Borsa più del 65% dal Valore iniziale (barriera al 35%). Il rischio di non incassare questa cedola è assolutamente remoto, dovrebbe succedere un qualche terremoto in Borsa da qui a dicembre di quest’anno. Per questo la maxi-cedola (solo lei) è priva dell’effetto memoria.

I successivi 15 premi trimestrali da 10 euro verranno pagati se, alle date di osservazione successive (la prima sarà il 27 gennaio 2022), tutti e tre i sottostanti avranno prezzi di Borsa superiori (non basta che siano uguali) alla barriera, fissata al 60% dei Valori iniziali. La barriera è di tipo europeo, il che vuole dire che non importa se durante il trimestre i prezzi scendono momentaneamente sotto la barriera: quello che conta è il prezzo di chiusura del giorno fissato per l’osservazione.

Il Valore iniziale è il prezzo di chiusura di Borsa segnato dalle tre azioni lo scorso 27 ottobre.

Vediamo in questa tabella quali sono i Valori iniziali e i livelli di barriera.

L’effetto memoria.

Tutte le cedole trimestrali, ad eccezione della maxi-cedola iniziale, godono dell’effetto memoria. Questo vuole dire che se a una determinata scadenza non si verificano le condizioni per il pagamento del premio trimestrale, la cedola non viene pagata, ma non è persa: il coupon rimane come “congelato” e verrà pagato all’investitore alla prima scadenza successiva in cui saranno soddisfatte le condizioni richieste (le azioni di tutte e tre le banche sopra la barriera del 60%).

Quindi, per l’investitore che compra oggi con l’obiettivo di tenere il prodotto fino alla scadenza finale, la condizione importante è che alla rilevazione del 27 ottobre 2025 i tre sottostanti siano sopra alla barriera del 60%: a quel punto si avrà la certezza di avere incassato tutte le 15 cedole da un euro e di avere il rimborso del 100% del capitale. Per il maxi-premio iniziale da 9 euro, come abbiamo detto, non c’è l’effetto memoria.

Scadenza, rimborso dell’investimento e protezione del capitale.

Il certificate ha durata di quattro anni con possibilità di richiamo anticipato. La scadenza finale è ottobre 2025 con ultimo giorno di osservazione il 27 ottobre 2025.

Il capitale gode di una protezione grazie alla barriera al 60%. Significa che alla scadenza l’investitore riceverà l’intero capitale investito anche se le quotazioni di banco BPM, Intesa Sanpolo e Unicredit saranno inferiori ai Valori iniziali, basta che il ribasso non sia superiore al 40%.

Se invece alla scadenza anche una sola delle tre azioni sarà al di sotto della barriera (o allo stesso livello), l’investitore riceverà un importo commisurato alla performance peggiore fra i tre sottostanti, con conseguente perdita parziale o totale del capitale investito.

Rimborso anticipato con formula scalettata.

Il certificate offre la possibilità di rimborso anticipato. Dal dodicesimo mese in poi (ottobre 2022), se alle date di valutazione tutti e tre i sottostanti saranno sopra il Valore iniziale, il certificate verrà rimborsato in anticipo a 1.000 euro, più i 10 euro dell’ultimo premio trimestrale e gli eventuali premi precedenti non pagati e “congelati” per l’effetto memoria.

Dal luglio 2023 per fare scattare l’autocall (rimborso anticipato) basterà che le quotazioni dei sottostanti superino il 95% di quel valore. Dall’aprile 2024 la richiesta scende al 90% del Valore iniziale, dal gennaio 2025 basterà l’85%.

Diamo ora un’occhiata alle tre società alla base di questo prodotto e le loro prospettive di Borsa.

Banco BPM. E’ il terzo gruppo bancario italiano, caratterizzato da un forte radicamento locale, in particolar modo in Lombardia (dove è il maggiore operatore con una quota del 15%), in Veneto e in Piemonte. Il gruppo vanta attivi per 167 miliardi di euro, 3,8 milioni di clienti, 20.550 dipendenti e ha una quota di mercato in Italia del 7%.

Il consensus degli analisti stima per il 2021 ricavi a 4,39 miliardi di euro e un utile operativo di 1,85 miliardi, pari a un margine operativo del 42,3%. L’utile netto è previsto a 490 milioni. Alla quotazione attuale di 2,76 euro, Banco BPM capitalizza 4,2 miliardi, vale a dire 8,6 volte gli utili previsti per il 2021 e 8,5 volte quelli del 2022. Frequentemente le indiscrezioni dei media riportano di contatti in corso per possibili aggregazioni con Banca Bper, con Pop.Sondrio, o addirittura con MontePaschi, ma il management di Banco BPM continua a progettare il futuro in chiave “standing alone”.
Dall’inizio dell’anno il titolo è salito del 54%. Su 17 analisti censiti da Market Screener, 10 consigliano di comprare le azioni e sette di tenerle in portafoglio. La media dei target price è 3,21 euro (upside del 15%).

Intesa Sanpaolo  è il maggiore gruppo bancario in Italia con 13,5 milioni di clienti, circa 4.300 filiali e una quota di mercato del 19%. Vanta anche una presenza strategica internazionale con circa 1.000 sportelli e 7,2 milioni di clienti. Fra le tre banche sottostanti all’Express Certificate di Leonteq, è quella con la migliore redditività, con un margine operativo che quest’anno sarà del 48,3% e nel 2022 del 49,3%. In particolare, dovrebbe chiudere il 2021 con ricavi pari a 20,7 miliardi, un utile operativo di 9,9 miliardi e un utile netto di 4,5 miliardi. Dopo l’acquisizione di Ubi, in Italia restano ben poche manovre di aggregazione possibili per Intesa Sanpaolo, che infatti non ha mai mostrato interesse per il MontePaschi.

Al prezzo attuale di 2,46 euro, capitalizza 47,7 miliardi, vale a dire 10,9 volte gli utili previsti per quest’anno e 9,9 volte quelli del 2022.  Dall’inizio dell’anno la quotazione è salita del 28%. Su 25 analisti che coprono il titolo, nessuno ha una raccomandazione negativa, 17 consigliano di comprare e otto di tenere in portafoglio. Il target price medio è di 2,79 euro (upside del 13%).

Unicredit è la seconda banca italiana con una quota di mercato dell’11%, ma è anche la banca italiana con la più forte presenza all’estero, soprattutto nell’Europa centro-orientale. In Germania è la quarta banca (HypoVereinsbank) con una quota del 2,5% e in Austria è il primo gruppo bancario del Paese (Bank Austria) con il 18%. E’ la prima banca della Croazia, della Bulgaria e della Bosnia Erzegovina.
Secondo gli analisti, Unicredit ha assoluta necessità di crescere in Italia per aumentare la redditività, ma il tentativo di acquisire le parti migliori di MontePaschi non è andato a buon fine.
Con 17,6 miliardi di euro di ricavi previsti per il 2021, Unicredit dovrebbe generare un utile operativo di 7,9 miliardi (margine del 45%) e un utile netto di 3,4 miliardi.

Al prezzo attuale di 11,46 euro, Unicredit capitalizza 25,5 miliardi, vale a dire 7,5 volte gli utili   attesi nel 2021 e 7,2 volte quelli del 2022. Dall’inizio dell’anno la quotazione è salita del 51%. Su 25 analisti censiti da Market Screener, 16 raccomandano di comprare le azioni, due di vendere e sette sono neutrali. La media dei target price è 13,2 euro (upside del 15%).

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