Recovery Certificate: la via che riporta su il prezzo di Unicredit

Comunicazione di marketing

Spieghiamo qui, come sviluppare una strategia di equity substitution utilizzando un certificato Recovery.
I certificati d’investimento si prestano a questo impiego perché sono già di per sé vere e proprie strategie d’investimento, sono infatti strumenti derivati cartolarizzati in grado, il più delle volte, di fornire dei payoff altrimenti non raggiungibili dall’investitore.

L’equity substitution consiste nell’impiego di certificati per recuperare posizioni in perdita in portafoglio. Situazione purtroppo non così difficile da trovare tra i soggetti italiani, spesso sovraccarichi di titoli del Ftse Mib.

Senza andare troppo indietro nel tempo, basta per esempio guardare dopo più di un anno quante blu chip sono ancora sotto i livelli pre-Covid 19. Eccone alcune: Eni, Saipem, UniCredit, Intesa San-paolo, Bper, e Telecom Italia. La situazione peggiora drasticamente se estendiamo il periodo di tempo di qualche anno, ad esempio alla prima metà del 2018. Ebbene, con i certificati è possibile cercare di recuperare totalmente o parzialmente eventuali posizioni in perdita.

UniCredit: upside sia stand alone che all’interno di un precesso di consolidamento

Innanzitutto, dobbiamo individuare dei titoli su cui siamo positivi ma che abbiamo in perdita nel portafoglio. Facciamo un esempio concreto. Ipotizziamo che l’investitore abbia comprato Unicredit proprio poco prima del tracollo dei mercati di febbraio-marzo 2020. Avrà ora in carico il titolo circa a 14 euro con una perdita potenziale del 25% (ipotizziamo 10,48 euro il prezzo del titolo attuale).

Si parte dal titolo. Siamo positivi su UniCredit e questo sia da un punto di vista fondamentale che tecnico. L’analista di Intermonte con un buy e target price a 13 euro, prevede dunque un upside circa del 24% sui prezzi attuali. La ragione della raccomandazione risiede nel fatto che UniCredit sia stand alone, sia considerando eventuali operazioni di consolidamento possiede ampi spazi di crescita. Infatti, con il periodo Mustier, la banca ha migliorato nettamente i fondamentali ed ora è in grado di recuperare quote di mercato rispetto ai competitor, come dimostrato anche nell’ottima semestrale. Inoltre, un’operazione su Banca Mps, alle giuste condizioni, sarebbe neutrale dal punto di vista del capitale ed accrescitivo dell’EPS, grazie alle sinergie sprigionate. L'accordo dovrebbe aiutare UniCredit a rafforzare il suo posizionamento in Italia per competere con Intesa Sanpaolo e migliorare ulteriormente la redditività. Questo vale ancora di più nel caso di un’operazione anche con Banco BPM, molto forte in Lombardia e Nord Italia, in particolare. Le stime di consensus vedono 14 analisti consigliare il buy, 12 l’hold e 2 sell. Target price a 12 euro, per un upside del 14,5%.

Individuato il titolo dobbiamo individuare il certificato adatto alla nostra strategia. BNP Paribas ha recentemente emesso un Recovery su UniCredit ISIN XS2304447068, di fatto un Top Bonus con emissione sotto la pari a 70 euro e rimborso a 100. Nella tabella le caratteristiche principali:


Una strategia di equity substitution

In cosa consiste la strategia dunque?

Riprendiamo il caso dell’investitore posizionato su UniCredit e ipotizziamo che abbia comprato 100.000 euro di UniCredit a 14 euro a metà febbraio 2020. La strategia consiste nel vendere il titolo al prezzo di 10,48 euro, realizzando così una minusvalenza di 25.142 euro, che, lo ricordiamo, finisce nello zainetto fiscale. A questo punto io dovrò recuperare tale perdita o in toto o parzialmente. Ipotizziamo ovviamente di voler recuperare interamente quanto appena perso. Cosa devo fare? Compro con i residui 75.000 euro circa il certificato Recovery di BNP Paribas. Gli scenari sono sostanzialmente due a scadenza, come esemplificato dal grafico dell’analisi di scenario a scadenza.


Se il certificato quoterà al di sotto della barriera, posta a 11,2 euro, il certificato replicherà la performance di UniCredit con un piccolo premio. Per esempio, nel caso paradossale che UniCredit a scadenza quotasse esattamente sui prezzi di riferimento (10,48 euro), quindi in pari, noi avremmo una perdita del 2,2%. Facciamo notare che il premio, per ragioni puramente matematiche, tende a diminuire al peggiorare della performance. Ipotizzando un -30% del sottostante, il certificato perderebbe il 31,5%, l’1,5% in più. Al contrario, una quotazione a scadenza di UniCredit al di sopra della barriera, implicherebbe un guadagno circa del 50%. Di fatto il certificato ci catapulterebbe direttamente ad un equivalente di 16 euro di UniCredit, dunque un valore decisamente più alto rispetto al target di lungo termine degli analisti.
In questo modo investendo i circa 75.000 euro, avremo un guadagno di 37.428 euro lorde. A cui dovremmo togliere il 26% di tasse. Netto quindi il guadagno sarà di 27.697 euro, comunque superiore alla perdita generata dalla vendita del titolo. Ma è proprio così? No, vediamo perché.

Efficienza fiscale: ottimizzare il portafoglio con i certificati

Non dobbiamo dimenticare che i redditi generati dai certificati sono considerati redditi diversi e, in quanto tale, sono compensabili con eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale e generati negli ultimi quattro anni. Di conseguenza, avendo nello zainetto fiscale 25.142 euro, frutto della vendita in perdita di UniCredit, la tassazione al 26% si applicherà solo alla differenza tra plus e minus, ovvero a 12.286 euro (37.428 euro - 25.142 euro).

Disclaimer

Il Certificate è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.

La presente comunicazione non integra in alcun modo consulenza – nemmeno generica – o ricerca in materia di investimenti, non è stata preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e non è soggetta ad alcun divieto che proibisca le negoziazioni prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti.

Ricordiamo, prima dell’adesione, di leggere attentamente il prospetto di base, ogni eventuale supplemento, la nota di sintesi, le condizioni definitive e il documento contenente le informazioni chiave (KID) e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, ai costi e al trattamento fiscale relativi ai prodotti finanziari ivi menzionati reperibili sul sito dell’emittente: clicca qui.

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